«Giuliana Serafini, settanta anni, alla Manifattura Tabacchi da quando ne aveva diciassette, con la permanente fresca e un po’ di tremore nel ritrovarsi dopo tanti anni in quelle stanze fra quegli stessi compagni con cui aveva lottato e lavorato, ha rievocato i giorni terribili ed eroici del marzo 1944. Lei era entrata fra le prime nella Resistenza: dopo essere stata in prigione per avere difeso delle compagne, aveva incontrato Mario Fabiani e aveva incominciato a portare la stampa clandestina nella grande azienda delle sigaraie». Così la stampa dell’epoca: era il 1979 e il 35° anniversario degli scioperi del 1944. Ed era in poche righe la storia di Giuliana, licenza elementare, presto sposa con Piero Galeotti nel 1933, in Manifattura Tabacchi a ancora adolescente.
Sigaraia e antifascista
Giuliana è antifascista e maestra sigaraia. Stiamo parlando di donne dedite al lavoro, ma con decisione anche alla lotta: il primo sciopero delle sigaraie fiorentine risale al 1874 e nel 1921, quando è proclamato lo sciopero generale, dopo l’uccisione di Spartaco Lavagnini, rispondono in massa. Durante il regime fascista, e poi al passaggio della guerra, lottano clandestinamente. E Giuliana con loro, come gappista, porta il suo contributo alla liberazione di Firenze: diffondendo il materiale clandestino, persino davanti alla porta del direttore della Manifattura, Antonino Pavone, convinto fascista e collaborazionista.
Intorno alla fine del settembre 1943 con Adele Marini raccoglie denaro per i partigiani nascosti sul Monte Morello. Mario Fabiani, il futuro sindaco, la istruisce per i contatti con le cellule clandestine: Giuliana ritira i manifestini da un barbiere in via Ponte alle Mosse con la frase lasciapassare: «Sono la moglie dell’arrotino! Mi dà le forbici da arrotare?». Li nasconde nel giornale “Era Fascista”, entrando in Manifattura con il giornale ben visibile, che passa di mano in mano. Altre volte li nasconde nel corsetto. Fra i tanti episodi che hanno visto protagonista Giuliana Serafini, lo sciopero bianco che coinvolse tutte le operaie della Manifattura, la cui resistenza non venne piegata neppure dagli uomini della Pubblica Sicurezza del famigerato Mario Carità, il comandante dei Servizi Speciali durante la Repubblica Sociale.
Il 29 giugno del 1965 al Teatro Adriano di Roma, dove si svolge la IV Conferenza delle donne comuniste, Serafini è premiata con la Stella d’oro delle Brigate Garibaldi da Luigi Longo, segretario del Pci. Nell’agosto del 1986 si trasferisce col marito Piero nel piccolo paese di Poggio alla Croce nel Comune di Figline Valdarno. Muore l’11 febbraio 1992, Piero la segue nello stesso anno.
La storia in biblioteca
La storia di Giuliana Serafini è parte del progetto “Memorie di Resistenza fiorentina” del Comune di Firenze, con la collaborazione dell’Istituto storico toscano della Resistenza e dell’Età contemporanea e Unicoop Firenze.
Prevede la realizzazione di un sito web e l’allestimento di uno spazio dedicato nelle undici biblioteche comunali della città. A ogni biblioteca è associata una parola guida, che rimanda a storie della Resistenza raccontate attraverso schede biografiche, fotografie, audio e video.
Le storie selezionate sono note o poco ricordate e raccontano le molteplici forme di Resistenza dall’8 settembre 1943 al 1° settembre 1944, giorno della liberazione del territorio fiorentino: da quella armata a quella civile, da quella degli internati militari a quella ebraica, da quella delle vittime senza nome dei bombardamenti e delle esecuzioni sommarie a quella dei torturati nelle “Ville Tristi”.
Alla Biblioteca delle Oblate e alla BiblioteCaNova Isolotto saranno esposti anche documenti originali. Inaugurata lo scorso 13 aprile alla Biblioteca delle Oblate. Tra i presenti anche la figlia della signora Giuliana Serafini, lieta di avere letto la storia della madre sulle pagine dell’Informatore.