Ormai è diventata un po’ toscana anche lei, a forza di frequentare l’Elba per la registrazione della serie I delitti del BarLume, dove Lucia Mascino interpreta la commissaria, severa e ironica, Vittoria Fusco.
«In Toscana sono diventata di casa. L’Elba ormai è un pezzo della mia geografia, un luogo dove ogni anfratto è unico: le gallerie, le cave, le miniere, i paesi, il mare» racconta. A ottobre l’abbiamo rivista su Tv8 nei nuovi episodi, mentre a settembre l’avevamo incontrata nel luogo simbolo della lingua italiana, l’Accademia della Crusca a Firenze, dove ha confermato il suo legame con la nostra regione con la “lettura musicale” di tre novelle dal Decameron di Giovanni Boccaccio, in occasione del Premio Giovanni Nencioni.
Dal Trecento a oggi, cosa le piace di Boccaccio?
La sua leggerezza, che nasconde una grande profondità. Nel proemio scrive che «è importante consolar gli afflitti», e immagina sette ragazze e tre ragazzi che nel periodo della peste si isolano e passano il tempo raccontando queste novelle. Per me è proprio un’opera meravigliosa, che la scuola purtroppo non riesce a far apprezzare agli studenti nella maniera che meriterebbe.
Torniamo al BarLume e al suo personaggio…
Come commissaria sono quella che maltratta tutti: Vittoria è un po’ il boss, è decisa, determinata, non ha peli sulla lingua e questo è stato molto divertente da mettere in scena. Questa serie è un caso unico in Italia perché mescola tanti generi: il comico, il serio, il demenziale a volte. Ricordo con un piacere immenso che uno degli attori del film Una pallottola spuntata, incontrando in Toscana Daniele Marmi, che interpreta uno dei miei due sottoposti, gli ha detto di essere un grandissimo fan della serie e ci ha mandato anche un video dove dice: «Lucia, ti voglio bene, sono un tuo fan». La versione originale del film uscì nel 1988 e io lo guardavo da bambina, è incredibile quello che è successo.
Come è lavorare con Filippo Timi?
Il rapporto con Filippo è quasi impossibile da riassumere. Posso dire che è un fratello d’anima, nel senso che non ricordo più la mia vita prima di conoscere Filippo. Direi che ci siamo subito “uniti” come due calamite. Sono tantissimi anni che lavoriamo insieme in teatro, quasi 27! Poi ci è capitato di fare anche I delitti del BarLume, con grande sorpresa perché ognuno è stato chiamato indipendentemente dall’altro.
Dove si sente più a suo agio: al teatro o al cinema?
È come rispondere alla domanda: «Vuoi più bene a mamma o a papà?». Non si può scegliere, perché il teatro ti permette di usare il corpo, di essere in relazione osmotica con il pubblico. Il cinema è tutto un altro mondo, è un altro linguaggio, che richiede una preparazione completamente differente e che trasmette sensazioni diverse. Su uno schermo è probabile che tu legga i pensieri che passano dentro quell’attore, quel personaggio, cosa che a teatro ovviamente non è possibile. Devo dire che poterli fare tutti e due è un grande lusso, un lusso che non è concesso a tutti
