24 settembre 1716: il Granduca Cosimo III de’ Medici emana il bando che delimita l’area in cui si produce il Chianti. “Sopra la Dichiarazione de Confini delle quattro regioni del Chianti, Pomino, Carmignano e Vald’Arno di Sopra”, questo il titolo del bando che costituisce una sorta di Docg ante litteram ed è il primo esempio di delimitazione di una zona di origine dei vini in Italia. E’ da quel bando e da quel territorio che nasce il vino Chianti, poi chiamato Chianti Classico: “…per il Chianti è restato determinato e sia – recita l’editto – dallo Spedaluzzo fino a Greve; di lì a Panzano, con tutta la Podesteria di Radda, che contiene tre terzi, cioè Radda, Gaiole e Castellina, arrivando fino al confine dello Stato di Siena…”.
Risale invece al 1924 la nascita del Consorzio del Chianti che sceglie da subito il simbolo del Gallo Nero; nel 1932 si aggiunge la dicitura “classico”, per distinguere le produzioni vinicole che rientrano nei confini storici del bando di Cosimo III de’ Medici e, nel 1984 poi, arriva la Docg (Denominazione di Origine Controllata e Garantita). Oggi aderiscono al Consorzio il 96% dei produttori che, con i loro vitigni, coprono oltre 70mila ettari di coltivazioni. La produzione supera i 35 milioni di bottiglie l’anno esportate in oltre 100 paesi esteri dove ogni bottiglia porta a tavola una storia di eccellenza toscana.
Figli del Gallo Nero
Dentro questa lunga storia, nel 1973 nasce l’azienda Rocca delle Macìe: in quell’anno Italo Zingarelli, il produttore cinematografico di “C’eravamo tanto amati” di Ettore Scola, e della fortunata serie di film con Bud Spencer e Terence Hill (“Lo Chiamavano Trinità”), decide di coronare il sogno della sua vita acquistando la tenuta “Le Macìe” – 93 ettari di cui solo due coltivati a vigneto – per dare vita ad un’azienda vitivinicola nel cuore del Chianti Classico.L’amore e la passione per la terra toscana vengono tramandate da Italo ai figli Sergio, Sandra e Fabio. Nel 1985, infatti, Sergio inizia a lavorare con il padre e dal 1989, affiancato dalla moglie Daniela, assume la guida dell’azienda. Da allora, Sergio e la sorella Sandra consolidano l’azienda paterna fino a portarla all’attenzione mondiale, con vini che ottengono numerosi riconoscimenti sia in Italia sia all’estero.
Fior fiore di vino
Castellina in Chianti: è qui che si produce anche il Chianti classico Fior fiore Rocca delle Macie. Ed è proprio il territorio che fa la differenza, come spiega Alfio Auzzi, responsabile agronomico dell’azienda: «Castellina in Chianti è senz’altro un comune molto importante per il Chianti classico in quanto si trova proprio nel cuore del territorio, tra le due province di Siena e Firenze. Il Chianti classico è composto da un vigneto dove è presente una parte di Sangiovese e una parte di Merlot». In questo territorio a fare da principe il Sangiovese: «A questa latitudine e altitudine – continua Auzzi – questo vitigno esprime al massimo la sua raffinatezza: la qualità è garantita da un’attenta raccolta manuale, insieme a un protocollo di viticoltura basato sulla riduzione degli antiparassitari di origine chimica e su concimazioni organiche. Mi piace pensare che il progetto Fior fiore Chianti classico Rocca delle Macie sia un modo per far arrivare sulla tavola di tutti i giorni una viticoltura sostenibile e di altissima qualità».
I segreti in cantina
Dalla vigna in poi, il viaggio continua, come racconta Luca Francioni, enologo Rocca delle Macie: «Quando l’uva arriva in cantina viene diraspata pigiata e inizia la fermentazione che dura una decina, dodici giorni, dopodiché le uve subiscono ancora una macerazione per altri sette otto giorni. Terminata questa, il vino va affinare in legno per otto dieci mesi: questo ci permette di esaltare ancora di più il livello aromatico del Sangiovese e di rendere questo vino irripetibile». Poi, finalmente, arriva il tempo dell’assaggio: «Il Chianti Fior Fiore – spiega Francioni – si presenta alla vista di colore rosso rubino intenso e, all’olfatto, con aromi fruttati, floreali come la viola e i frutti rossi. Al gusto, è un vino importante, con un’acidità persistente ma anche un tannino molto dolce ed elegante».
L’accostamento più facile? Quello con le carni rosse, dalla bistecca alla fiorentina a tutta la brace. Garantito da Gallo nero: “Trecento anni di storia e neanche una penna bianca”.