Di padre in figlio l’azienda vitivinicola elbana Le Sughere è passata da realtà amatoriale ad azienda strutturata che produce circa 70mila bottiglie all’anno, ma sempre con la stessa filosofia: un prodotto di qualità che porti sostegno anche all’economia dell’Isola d’Elba.
«Mio padre Virgilio – racconta Aldo Appiani, titolare dell’azienda – ha iniziato l’attività alla fine degli anni ‘70 a livello amatoriale con una produzione di circa 8mila bottiglie all’anno. Negli anni ‘90 sono subentrato io e ho cercato di strutturare meglio l’azienda con l’aiuto di sette dipendenti, per arrivare alla produzione attuale di circa 70mila bottiglie all’anno suddivise tra bianco, rosso e passito e aprendo anche una struttura agrituristica. In tutto 35 ettari sul Monte Fico nel comune di Rio, cuore minerario della parte orientale dell’Isola d’Elba; di questi, 8 sono coltivati a vigneti e disposti su terrazzamenti collinari ricchi di materiale calcareo e di minerali, digradanti verso il mare da un lato e, dall’altro, a ridosso del manto boschivo di sughere, pini e macchia mediterranea che ricopre il Monte Fico. Questa felice posizione naturale caratterizza i profumi e i sapori delle uve e quindi dei vini che raggiungono la massima espressione nei passiti».
Tradizione e tecnologia
La cantina fonde insieme l’antica tradizione dei vigneti autoctoni dell’isola con le moderne tecniche di vinificazione, proponendo prodotti di punta quali, appunto, i vini da dessert, dove il dolce derivante dall’elevato tenore zuccherino si mescola con i profumi dei frutti di bosco. «Il rosso – continua Appiani – è fatto in purezza, solo con uve Sangiovese, ma il punto di forza sono i bianchi, circa 40mila bottiglie prodotte ogni anno».
L’Aleatico, invece, viene prodotto in circa 8mila bottiglie ed è un vino particolare grazie alle caratteristiche del terreno collinare, mineralizzato e vicino al mare. Entrambi, insieme al bianco, sono disponibili nei Coop.fi -. «Tengo molto al legame con il territorio e cerco di realizzare prodotti di qualità che possano aiutare anche l’economia dell’isola, utilizzando solo uve autoctone» aggiunge.
A proposito dei vini dell’isola, se l’Ansonica passito è il più antico vino elbano, importato dai greci, l’Aleatico, dal profumo di rosa e amarena, è il più tipico. Il Procanico, l’Ansonica e il Vermentino mescolati in giusta proporzione danno origine a vini bianchi dal profumo intenso, mentre il buon corpo e il sentore lievemente erbaceo del Sangiovese per il rosso trovano la loro naturale esaltazione nell’affinamento in legno.
A spasso fra le miniere
Per chi arriva in questa parte dell’Elba, oltre alla visita all’azienda, da cui si gode un panorama incantevole, è consigliato un passaggio al Parco minerario di Rio, nato nel 1991: un “parco all’interno di un Parco”, quello dell’Arcipelago Toscano, da esplorare a piedi, in bici o a bordo di un trenino, attraverso un paesaggio surreale, in un giardino di fiori minerali, ripercorrendo le vecchie strade ferrate e le storie di quegli uomini che lo hanno vissuto, che ci hanno lavorato e che lo hanno trasformato.
La prima Doc
Napoleone
Bonaparte fu un sostenitore del vino elbano, perché nel 1809 lo equiparò
a quelli francesi, eliminando le tasse di pedaggio dotandolo di un certificato
di origine, che diventò la prima Doc elbana.