La prima cosa che ti fa capire subito che sei in Africa è il caldo torrido e l’umidità altissima che invadono l’aereo quando si apre il portellone. È qualcosa che ti colpisce anche fisicamente: capisci subito che sei davvero in un altro continente. L’aria che mastichi ha proprio un altro sapore. E dopo invece c’è la gente: tantissime persone, dappertutto. E tantissimi bambini, in ogni angolo. Infine, il disagio e la profonda povertà che permea ogni cosa. Questo è il Benin, ex colonia francese nell’Africa occidentale.
La Fondazione Il Cuore si scioglie, insieme al Movimento Shalom, è arrivata qui per realizzare un panificio a Lokossa, città situata nella parte occidentale del Paese. Questo panificio aiuterà lo sviluppo della comunità locale attraverso il lavoro e l’autonomia degli abitanti. Inoltre, garantirà l’autosufficienza di un orfanotrofio che accoglie quasi 40 bambini.
Quello in Benin arriva dopo i tre panifici aperti in Burkina Faso sempre con il Movimento Shalom: il primo nel 2003 a Loumbila, nel 2013 a Fada N’gourma e infine nel 2016 a Koupela. Con i proventi della vendita del pane sostengono l’attività di un orfanotrofio, di un centro per i bambini di strada e di una scuola materna.
“Questa formula, comprovata nel tempo, è un esempio concreto di cooperazione internazionale che il Movimento Shalom, insieme alla Fondazione Il Cuore si scioglie e a Unicoop Firenze, porta avanti da tanti anni” spiega don Andrea Cristiani, fondatore del Movimento Shalom “Insieme alle opere sociali più urgenti che ci vengono richieste nel Paese, sviluppiamo anche una sorgente finanziaria per sostenere l’opera”.
Ma c’è anche un secondo obiettivo: “Trasferire competenze, conoscenze e valorizzazione delle attitudini personali”. Infatti, finanziare un panificio è già tanto, ma bisogna aiutarlo a camminare con le proprie gambe. Quindi formare dei fornai e panificatori direttamente sul posto. A questo hanno pensato i volontari dipendenti di Unicoop Firenze.
“La Fondazione Il Cuore si scioglie ha donato i macchinari, il forno, l’impastatrice e tutto ciò che occorre per avviare e far funzionare un panificio” spiega Francesco Guasti, consigliere della Fondazione e direttore del punto vendita Coop.fi di Novoli. È uno dei volontari volati in Benin per far partire il panificio e formare Eugène, David e Jean François, i tre futuri fornai di Lokossa.
“I giovani arrivati per fare formazione hanno fornito a questa comunità un grande aiuto, lavorando senza un minuto di pausa e con grande volontà. Sono uno dei frutti più straordinari di Unicoop Firenze, che anche in questo caso dimostra di avere al suo interno delle persone straordinarie” spiega don Andrea.
Tutto questo impegno serve prima di tutto a supportare l’attività della casa famiglia, nata per volontà di una coppia di Rieti che ha perduto i suoi due figli. La struttura ospita 40 bambini orfani, fornendogli vestiti, cibo, istruzione e un luogo sicuro. Nessuna di queste cose è banale in quella parte di mondo.
Infatti, non è stato semplice nemmeno far iniziare l’attività del panificio: i macchinari sono italiani e tutti i normali problemi che possono sorgere dopo trasporti così lunghi sono da affrontare in loco, quasi da soli. Non c’è assistenza tecnica che possa arrivare dall’Italia, quindi le uniche risorse sono quelle locali.
“Il forno non partiva” ricorda Francesco “dopo varie prove abbiamo capito che il bruciatore non funzionava, spesso succede. In questo caso abbiamo davvero avuto un colpo di fortuna: un tecnico della capitale, distante circa tre ore di viaggio, aveva esattamente il pezzo che ci serviva. Quindi siamo riusciti ad avere il ricambio in poche ore invece di settimane, come sarebbe accaduto se avessimo dovuto aspettare una spedizione dall’Italia”.
Partita l’attività di formazione, non sono mancati bei momenti, come la distribuzione gratuita del “pane di prova” fuori dal forno o la pizza per i bambini della casa famiglia. Racconta Francesco: “La domenica abbiamo preparato tante palline di pasta, una per ogni bambino, che poi ha steso la pizza, messo il pomodoro e infornato. Poi abbiamo mangiato tutti insieme. Un’esperienza indimenticabile”.
Gesti semplici che uniscono, come l’invito agli eventi della comunità ricevuto dai volontari.
“Una domenica, mentre camminavamo per la strada, abbiamo trovato una chiesa aperta: ci hanno accolto e chiesto di partecipare. Queste persone che gioiscono, cantano e ballano con tanta animazione sono bellissime”. Ma quello che colpisce è anche la grande dignità. “Ci sono persone che non hanno niente, neanche un lavoro, ma quando si tratta di partecipare alle cerimonie domenicali escono di casa con gli abiti della festa, coloratissimi e impeccabili. Magari non mangiano da un giorno, ma la cerimonia, dove cantare e ballare tutti insieme, è fondamentale”.
Al panificio mancano solo gli ultimi dettagli per partire ufficialmente e nel frattempo è possibile aiutare questi progetti acquistando nei supermercati Coop.fi il pane Shalom, una treccia piena di sesamo e sapori africani, il cui ricavato finanzia proprio il progetto dei panifici in Africa.
“Oggi non si può più ragionare dei problemi con una dimensione locale, occorre aprirsi a soluzioni globali” spiega don Andrea “dietro questo pane c’è la filosofia della globalizzazione della solidarietà che Shalom e la Fondazione Il Cuore si scioglie portano avanti da anni, sperimentando un modello di sviluppo sostenibile che può dare un futuro a chi vive in queste terre”.