Sul fianco di una collina c’è un giardino.
Non un giardino all’inglese, alla francese o all’italiana. E nemmeno uno spazio chiuso e abbandonato, ma un giardino pieno di sentieri in lieve pendenza, di siepi discrete e di calma.
Un giardino su cui il sole arriva delicato e tutti possono andare a venire, quando e come vogliono. Questo curato angolo verde si trova immerso nella campagna tra Poggibonsi e Certaldo, Tavarnelle Val di Pesa e San Gimignano. Si chiama Giardino SottoVico e sorge a Vico d’Elsa, là dove prima c’era una discarica abusiva di 6.000 mq.
Il verde per tutti
Il Giardino SottoVico è a metà tra un orto botanico e uno spazio didattico e terapeutico.
“Volevamo creare un contesto naturale e favorevole al benessere delle persone” spiega Luigi Lisi, responsabile dell’area sociale “un luogo protetto dove ci si può permettere di lasciare le persone, anche quelle più bisognose, di acquisire la libertà e di metterli a proprio agio.”.
Un giardino inclusivo dove tutti possono passare qualche ora, anche una persona disabile o un bambino. Uno spazio che abbassa le difese create dalle patologie o dai contesti sociali, per portare serenità e calma. Cercando di incoraggiare gli effetti riabilitativi o curativi di ognuno.
Come Natura vuole
L’associazione e il suo giardino sono nati per molte coincidenze e volontà. Luigi ha un figlio autistico nato ad inizi degli anni ’80, quando anche solo trovare un neuropsichiatria davvero competente nell’autismo era molto difficile. Luigi e sua moglie Daniela ebbero la fortuna di trovare personale medico molto qualificato, che portò Daniela a specializzarsi come educatrice.
La svolta arriva nel 2004 quando partecipano ad un progetto ad Imperia.
“Era un’iniziativa di diversi giorni per figli, educatori e genitori.” spiega Luigi “tra le iniziative c’era un percorso di riabilitazione immerso nella natura. I partecipanti erano molti e c’erano anche casi molto difficili. Ma dopo due giorni sembravano sedati.”
“Mi arrabbiai con gli organizzatori” continua Luigi “pensavo gli avessero dato dei farmaci o qualcosa del genere. Ma nei giorni seguenti ebbi modo di seguire tutto il percorso ed era straordinario. Come interviene la natura, lo dobbiamo ancora imparare.”
Mentre Luigi tornava verso casa da Imperia, lungo l’autostrada vide molte serre. Pensò al suo amico che voleva esporre una grande collezione di piante grasse ma non aveva dove farlo.
“Da questa idea incrociata per sbaglio ho pensato che non poteva essere solo un’esposizione di piante, ma doveva essere qualcosa di più importante.”
“Da lì è nata la saldatura tra le nostre due anime: quella naturalista e botanica e quella sociale. Questo connubio è fondamentale.” spiega Andrea Giolitti, presidente dell’associazione Giardino SottoVico “Lo scopo è quello di costruire un ambiente favorevole dove tutti possono rimanere tutto il tempo che vogliono.”
Un giardino, tante persone
Il Giardino SottoVico è gratuito e aperto a tutti: dai turisti alle scuole fino alle persone disabili. Le attività da fare sono molte. Ci sono i laboratorio di didattici: natura ambientale, lavorazione della creta, lavorazione piante spontanee, piante officinali e via dicendo.
“Si è formato un gruppo erboristico dove sono arrivati a farsi da soli le tinture, gli olii, i fiori di bach.” racconta Andrea. Poi ancora ci sono laboratori sui profumi, disegno delle piante e molto altro.
Il giardino è anche un centro di formazione della musicarterapia nella globalità del linguaggio della professoressa Stefania Guerra Lisi. Questa metodologia cerca di tradurre i linguaggi non verbali: dai disegni alla gestualità fino alle stereotipie. Serve sopratutto ai terapeuti per capire i bisogni di chi non è in grado di comunicare, come le persone disabili.
Qualche tempo fa il figlio di Luigi si toccava con un dito il fianco destro. Questo andò avanti per un certo periodo finché, per degli esami occasionali, saltò fuori che aveva dei diversi calcoli alla colecisti.
Infine ci sono percorsi di recupero personalizzati seguiti da Daniela. Le persone arrivano qui tramite la famiglia o i servizi sociali.
“La regolarità è fondamentale” spiega Luigi “qui c’è un percorso di osservazione. Prima c’è un presentazione alle famiglie e agli addetti ai lavori, sulla base condivisa tra osservatore e i servizi sociali. Poi viene fatto un progetto che viene messo in pratica con verifiche durante tutta l’esecuzione.”
Seimila metri quadrati di verde
Dentro il giardino ci sono due grandi serre dedicate alle famose piante succulente, volgarmente chiamate piante grasse: oltre 200 metri quadrati per cactus alti ben 4 metri, immensi cuscini della suocera e, insieme a tante altre piante piccole e grandi. Più di 500 esemplari di piante divise per settori: Sudamerica, Centro America e Africa.
“Abbiamo studiato tutto insieme ai Carabinieri Forestali, per non far rischiare niente all’ambiente locale con le nostre piante rare ed esotiche” chiarisce Luigi.
Seguendo i dolci sentieri contornati da piante aromatiche e alberi da frutto, si arriva prima ad un gazebo, costruito per i momenti didattici o convegni, poi ad un corridoio di piante rampicanti. Proprio lì c’è una panchina decorata, messa davanti ad una finestra aperta tra le piante che da su una suggestiva vista di San Gimignano con le sue torri medievali.
Uscendo dal corridoio verde si arriva ad uno stagno molto evocativo “La biologa Barbara Guazzini è andata a cercare tutte le piante nei loro luoghi naturali e le ha messe a dimora qui. Adesso sono arrivati i tritoni e molti altri animali senza che noi si muovesse un dito” racconta soddisfatto Andrea.
Scendendo la curva del sentiero c’è la nuova casa degli insetti: una piccola struttura in legno, fatta di anfratti e diversi tipi di spazi, per invogliare tanti e differenti tipi di insetti ad abitarla. Questa è pensata per i bambini che vengono a visitare il giardino.
Infine c’è un palco davanti ad uno spazio verde e poco più in là l’orto. Qui si trovano pomodori, insalate e molto altro. Anche questo ha uno scopo didattico più che di vendita.
Eppure sfiora le campagne
Fino a pochi anni fa, tutto il giardino era una discarica.
Nel 2008 il terreno viene concesso dal comune di Barberino Val d’Elsa all’associazione che lo bonifica completamente. Quella zona era diventata la discarica del paese durante anni ‘50.
Ma la bonifica non è stato il lavoro più grande: l’elemento più pericoloso era il dissesto delle acque. Infatti le acque di superficie facevano scivolare in continuazione il terreno verso la valle, rendendo pericolosa tutta quella parte di collina. I volontari si sono messi a lavorare in maniera indefessa: hanno intercettato le acque, le hanno regimate e convogliate in una cisterna.
“Abbiamo trasformato un pericolo in una risorsa” dice fiero Andrea perché le stesse acque che prima minacciavano la collina, adesso alimentano le piante del giardino e il suo stagno. A questo si aggiunge che tutto il giardino è stato creato da zero dai volontari: come forza lavoro ed hanno avuto l’aiuto economico di diversi enti pubblici e privati. Hanno dovuto chiamare una ditta esterna solo costruire la grande serra.
Il bosco nascosto
Accanto all’area dell’attuale giardino c’è un pezzo di bosco completamente selvaggio che è stato recentemente donato all’associazione.
È il Bosco delle emozioni, cioè il progetto promosso dalla campagna di crowdfunding su Eppela, sostenuta dalla Fondazione Il Cuore si scioglie.
L’idea dei volontari è di farne un luogo sicuro ed inviolabile. Un posto dove stare immersi da soli nel bosco in solitudine e sicurezza. Anche in piccoli gruppi.
Il Bosco sarà sicuro e senza pericoli, in quanto tutto controllato, ma chiederà di vincere le resistenze individuali. Come le paure ataviche: il buio, i rumori notturni e la solitudine. Ma anche cose più semplici come la condivisione di piccoli spazi.
L’obiettivo del progetto, che unisce cura dell’ambiente e solidarietà, è quello di realizzare un percorso sensoriale immerso nella natura, finalizzato all’inserimento terapeutico e lavorativo di persone con disabilità.
“Lì si proveranno delle emozioni che saranno proprie dei visitatori e non stimolate o indirizzate da altri” spiega Luigi. Infatti i luoghi del Bosco saranno costruiti per lasciare un’esperienza più genuina possibile.
In alto troverà posto la casa sull’albero, che offrirà lo spazio per riposare e ammirare il panorama fino a San Gimignano. Ma anche per dormire la notte tra i rumori del bosco.
Vedere il corso del sole e della luna, sentire i diversi profumi dal giorno alla notte. Guarda le stelle, ascoltare gli animali e il piacere di sentire la pioggia intorno. Tutto quello che è immersione sicura nel mondo naturale sarà possibile per tutti, dentro il Bosco delle Emozioni. Infine ci sarà un ponte sospeso da percorrere per uscire dalla piccola macchia.
Non da soli
I fondi raccolti con la campagna di crowdfunding stanno servendo a costruire l’intero bosco da zero. E infatti l’associazione è supportata dalle sezione soci Unicoop Firenze di Poggibonsi, Certaldo e Tavarnelle, che hanno collaborato all’organizzazione di eventi come la cena sociale del 12 giugno 2018 e iniziative culturali.
“Abbiamo costruito un rapporto di collaborazione con l’Azienda Ospedaliera Universitaria Senese e ci stanno aiutando nel percorso che abbiamo imboccato. Difatti questo progetto corre in parallelo ad un filone di ricerca sui linguaggi non verbali. L’intento sarà quello di monitorare l’esito dei soggiorni nel bosco delle emozioni.”
Anche le ricompense verranno direttamente dal cuore del giardino: saranno visite guidate dai volontari e le piantine grasse cresciute nelle serre.
Perché il giardino si può raccontare e descrivere, ma non si può conoscerlo senza andarci dal vivo.
Ha collaborato all’articolo Francesco Ricceri