Donne guerriere

Il 29 settembre, alTeatro Politeama di Poggibonsi, alle 21.30, lo spettacolo di musica e parole delle artiste Ginevra Di Marco e Gaia Nanni. Nell'articolo l'intervista alle due protagoniste

Doveva andare in scena lo scorso 22 aprile, ma è stato rimandato causa Covid 19. Finalmente, il 29 settembre, alle 21, al teatro Politeama di Poggibonsi, piazza Rosselli 6, Donne guerriere, spettacolo di musica e parole con le artiste Ginevra Di Marco e Gaia Nanni: dialoghi, monologhi e canzoni inedite della tradizione popolare.

Con loro Francesco Magnelli, al piano e magnellophoni, e Andrea Salvadori, chitarre e loop. Regia Gianfranco Pedullà. Le due artiste cantano e raccontano Caterina Bueno, Mercedes Sosa, Rosa Balistreri e altre donne che hanno segnato la loro epoca attraverso la ricerca, il canto, l’impegno sociale, con vite travagliate, osteggiate, difficili, ma che con forza d’animo e grande talento sono diventate “miti” della cultura popolare.

Lo spettacolo si sviluppa in un rimando fra le loro vicende e il mondo di oggi, raccontando storie moderne di donne coraggiose messe a confronto con le vite di queste grandi artiste. Non mancano storie di giovani (come l’operaia Luciana, licenziata proprio quando attende un figlio), fino ad arrivare a frammenti, in qualche modo, autobiografici delle stesse artiste, anche loro “donne guerriere”, cariche di ironia, vitalità, intensità. Riduzioni per i soci Unicoop Firenze. 

Info: prevendita Teatro Politeama; online www.politeama.eu,biglietteria@politeama.info, 0577985697 

L’intervista

(realizzata ad aprile 2022)

Gaia Nanni

“Donne Guerriere”: quale è il valore di questo spettacolo?
Ricordarci che non siamo sole, questo è il valore che percorre tutto lo spettacolo. È un’occasione per parlare delle donne che ci hanno preceduto. Donne guerriere che con le loro scelte e la loro stessa vita sono divenute pagine autentiche della nostra storia da Rita Levi Montalcini a Nilde Jotti, passando dalle canzoni di Caterina Bueno. Un grande storia che ci riguarda tutte fatta di canzoni tramandate di bocca in bocca, generazione dopo generazione. È uno spettacolo dove si sorride, ci si emoziona e si riflette. Uno spettacolo dove si sta bene, dentro e fuori dal palco.

Gaia Nanni si sente una donna guerriera? Più sul palco o nella vita privata?
Nella vita privata noi donne siamo tutte guerriere, ognuna persa nelle piccole grandi battaglie di ogni giorno. Sono Guerriera ed Acrobata come ogni mamma quando cerco di dare risposte alle domande complicate dei figli. In questo momento storico siamo chiamate a rispondere a interrogativi ancora più difficili, non abbiamo neanche fatto in tempo a spiegargli una pandemia che tra gli inciampi dell’uscita di scuola li sentiamo parlare di bombe. “E quanto è vicino questo posto? E che succede? Quando uno scappa dalla propria terra porta via anche i quadri”? Mi hanno chiesto questo giusto ieri. Ho risposto che non c’è tempo per i quadri, si porta via ciò che conta di più. Tipo Mamma? Tipo i bambini.

Tra le donne guerriere raccontate nello spettacolo quale sente più vicina a lei?
Io ho il lusso di essere un’attrice caratterista e rivendico il diritto di mettere in scena tutte le donne dimenticate. Anche quei profili femminili più impensati, e questo è un lusso che il teatro sembra ancora riservare ai suoi interpreti. Dimenticare noi stessi per interpretare qualcosa o qualcuno lontano da noi anni luce. Quindi, per assurdo, sento più vicine a me le donne che di fatto sono più lontane come la Badante Ludmilla, che lascia il suo paese per inventare un nuovo destino per i suoi figli, o Rosa Balistreri che compie lo stesso salto dalla Sicilia a Firenze, per salvare lei e sua figlia. 

Come è nato il sodalizio artistico con Ginevra Di Marco? Avevate già lavorato insieme?
Ci siamo annusate, seguite e ammirate passo passo, e da lontano. Mi ricordo un pomeriggio sul tappeto di casa mia a progettare sogni e rivoluzioni, da lì sono stata ospite in alcuni dei suoi meravigliosi concerti e poi insieme in questo spettacolo. Il primo visionario a credere in questa coppia è stato Francesco Magnelli. Confido in tanti tappeti e tante rivoluzioni da fare insieme!

Due anni di pandemia. Teatri chiusi. Il ritorno a teatro dopo molti mesi di chiusura. Quale emozione ha provato la prima volta che è tornata ad esibirsi davanti ad un pubblico?
È stato un ritorno alla vita, un’emozione indicibile che investe tutti e non si circoscrive al semplice rapporto pubblico – interprete. In quella prima volta c’è stato il poter riguardare negli occhi i propri collaboratori e potersi dire sottovoce “ci siamo ragazzi, riparte tutto”. C’è il direttore di scena che dopo tanto tempo bussa al camerino per dirmi a bassa voce: sono tutti in sala, quando volete si parte, e lo fa col cuore pieno di chi ha messo a sedere tutti, di chi ha pensato a tutti. Ci sono i tecnici con le mani perse in tutte le cose che servono, senza le quali noi attori saremmo burattini muti, c’è chi ha scelto un cappotto più colorato del solito, chi silenzierà il telefono, chi dirà alla sua amica seduta di fianco “via Rina, te lo finisco di raccontare dopo perché inizia”. E poi, solo alla fine, ci sarò io. Solo in fondo in fondo a tutta questa meraviglia che ritorna a vivere, ci sono io che evito la prima cosa onesta da fare: Piangere sul muso di tutti.

Lei ha collaborato al podcast Leggerezze per il nostro Blog Gutenberg dedicato ai libri, leggendo e consigliando molti libri su vari temi. Ma qual è il libro della vita di Gaia Nanni?
Il mio libro della vita è Les Ritals di Francois Cavanna, me lo fece conoscere Piero Colombi, mio secondo babbo, e professore di francese del liceo. È una delle poche testimonianze letterarie “vissute” della difficile integrazione degli emigrati italiani sul suolo francese nel periodo fra la prima e la seconda guerra mondiale, un racconto che passa attraverso gli occhi di un bambino italiano immigrato e che ci ricorda che un tempo anche noi siamo partiti con niente tra le mani per ribaltare la vita dei nostri figli e con coraggio abbiamo deciso e provato un destino diverso. 

Ginevra Di Marco

Come è nata l’idea di dedicarsi alla musica popolare?
La musica popolare ha sempre fatto parte della mia vita sia a livello privato, mio padre era un cantore di canzoni toscane, imbracciava la chitarra e cantava. Ma anche all’interno dei CSI in cui ho militato per più di 10 anni la musica popolare è sempre esistita. La musica popolare fa parte di ognuno di noi, e ci aiuta a leggere il passato per capire meglio il presente. È l’espressione della comunità, delle lotte civili, ci racconta la nostra storia.

Come sceglie le canzoni da interpretare? Immagino dietro ci dia grande ricerca. Quali le fonti?
Molto spesso è stato il risultato di scambi con persone che frequentano la musica popolare o altri musicisti. Poi la scelta è un equilibrio tra vari elementi, un testo che in quel momento ha senso cantare, la bellezza della melodia, dell’armonia, un innamoramento. Alla fine è una scelta emotiva, se la canzone mi travolge, allora riesco a trovare la chiave per restituire qualcosa di quella canzone.

Torniamo a Donne guerriere. Come è nato il sodalizio artistico con Gaia Nanni?

Con Gaia Nanni ci siamo viste in occasione di una serata settembrina a Forte Belvedere, in cui salutavamo l’estate con un concerto. C’è stata subito una bella armonia, ed è nata l’idea di continuare la nostra collaborazione e provare a costruire uno spettacolo insieme. L’occasione è stata Donne Guerriere, uno spettacolo nato da un’idea di Francesco Magnelli. Parla di donne, di ieri e di oggi, ci sono anche riflessioni sulla nostra vita, le nostre scelte. Abbiamo scritto canzoni nuove, c’è molta musica.

Tra le tante donne raccontate e cantate in quale si rappresenta di più?
Tra le donne del passato Rosa Balistreri e Caterina Bueno, due tra le massime esponenti della canzone popolare del nostro Paese, diverse nelle loro storie. Caterina nata in una famiglia agiata e che, forse mancante dell’affetto della sua famiglia, cerca alla guida della sua ‘500 di trovare radici forti, imprimendo sul suo registratore le espressioni di un modo che forse senza di lei sarebbe andato perduto. Rosa dalla Sicilia più povera che porta nel canto la voce della disperazione della sua esistenza. Entrambe hanno fatto del canto la leva per salvarsi. Per loro il canto era un atto politico.

Ginevra Di Marco di sente una donna guerriera?
Certamente. Le donne guerriere sono tutte quelle donne che, senza distinzione di ceto, cultura, età, si sono create il loro destino e hanno creduto nel loro sogno, lo hanno inseguito, hanno detto no alla diseguaglianza di genere. Sono le donne che lottano ogni giorni per tenere insieme famiglia e lavoro.

Come ha vissuto questi due anni di pandemia?
Tornare sul palco è stato meraviglioso, sebbene con la mascherina che in parte nascondeva le emozioni. Per noi il rapporto dal vivo con il pubblico è molto importante, anche se devo dire sono stata fortunata perché sono riuscita in questi due anni a fare comunque concerti, sebbene con tutte le protezioni e chiusure del caso. Ho vissuto il lockdown come un’occasione di approfondimento sulle cose, sebbene sia stato un periodo indubbiamente difficile.

Quando non canta Ginevra Di Marco cosa fa?
La mamma di tre figli e la figlia. E’ l’altra parte della mia vita, voluta e desiderata e quindi sono felice di portarla avanti, cercando di costruirmi una realtà possibile, cercando di restare indipendente, anche nella produzione dei miei dischi.

Se dovesse fare un invito al pubblico per lo spettacolo. Venite perché...
E’ un’occasione di scoprire tante figure di donne poco conosciute. E’ uno spettacolo profondo e divertente allo stesso tempo, con un linguaggio semplice e diretto, che può essere compreso da tutti, adulti e bambini, e poi c’è tanta bella musica, e ci siamo noi.

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