Certificati due volte
Non uno, ma due gli enti certificatori cui si rivolge Coop per garantire i propri prodotti a marchio. Sono Csqa e Bureau Veritas, quest’ultima realtà internazionale nata a Parigi nel 1908.
La scelta di un doppio ente di certificazione è stata fatta oltre dieci anni fa e deriva dalla volontà di avere maggiori garanzie e terzietà di giudizio, attraverso un sistema piramidale di controlli. Al primo gradino troviamo quelli degli stessi fornitori sulle proprie produzioni, al secondo quelli di Coop ai fornitori, in particolare visite ispettive e controlli analitici per verificare che vengano seguiti i capitolati e i disciplinari, che sono parti integranti dei contratti. Sul gradino più alto della piramide le analisi e le verifiche sul campo di Csqa e Bureau Veritas, che fanno “la prova del nove” con visite a campione su quanto già controllato da Coop e dai fornitori.
L’obiettivo di questo sistema è attestare la corretta attuazione delle procedure e il rispetto di quanto definito nei capitolati e nei disciplinari. L’esito è la certificazione o la non certificazione sul prodotto, vale a dire la garanzia che quel prodotto abbia tutte le caratteristiche richieste, perché Coop non si limita a rispettare gli obblighi di legge, ma chiede standard di qualità e sicurezza aggiuntivi.
Nel 2018 sui circa 550 fornitori a marchio Coop, sono state fatte oltre 1200 ispezioni e complessivamente circa 6 milioni di verifiche specifiche ed analisi, comprese quelle condotte dal laboratorio Coop Italia.
I requisiti richiesti
I requisiti richiesti per i prodotti a marchio sono variati negli anni, adeguandosi alle novità emerse dalle ricerche scientifiche in fatto di sicurezza alimentare e salute umana, e rispondendo alle nuove istanze in termini di benessere animale ed etica. Così è avvenuto per l’antibiotico resistenza, problematica esplosa negli ultimi anni: la campagna Alleviamo la salute ha bandito una gestione irresponsabile ed un uso non razionale degli antibiotici. In questo caso specifico le verifiche analitiche vengono condotte sul prodotto finito, ma anche sulla filiera, a partire dall’allevamento e dai mangimi.
Se emergono delle non conformità non gravi, Coop richiede immediatamente azioni correttive documentate e a seguire vengono operate scelte per evitare che la stessa problematica si ripresenti; infine ulteriori analisi verificano l’efficacia delle di queste scelte. Nei casi gravi invece il fornitore o il prodotto vengono sospesi.
Nel dettaglio, Csqa segue per Coop l’etichettatura volontaria delle carni bovine, sia nelle prime, sia nelle seconde lavorazioni, attraverso il controllo di: razza degli animali, assenza di ogm nell’alimentazione, rispetto dei requisiti di benessere animale, assenza di antibiotici dove prevista. Csqa certifica inoltre l’alimentazione non ogm di avicoli, suini e altre categorie di animali.
Entrambi gli enti fanno accertamenti, verifiche ispettive sui fornitori e controlli di secondo livello sulla gestione delle filiere dei prodotti a marchio Coop: dall’ortofrutta fresca alla frutta secca, dai salumi al pesce.
Nel settore della responsabilità sociale Bureau Veritas accerta che i fornitori rispettino i requisiti etici di Coop Italia certificata SA8000 dal 1998.
“I controlli riguardano ogni fase della produzione” spiega Mariachiara Ferraresi, vicedirettore Csqa “per il no ogm, ad esempio, si parte dai mangimifici per arrivare ai punti vendita, passando dagli allevamenti e dalle strutture di trasformazione primaria e secondaria, con il contributo di professionisti con diverse competenze, come veterinari e agronomi, tutti con esperienza decennale nel loro settore”.
«La forza di una certificazione esterna attesta la volontà di un’organizzazione di farsi testare e di rispettare regole aggiuntive “autoimposte” con l’unico obiettivo di garantire il consumatore» conclude Gianni Baldini, manager di settore di Bureau Veritas.