La storia di Loredana Scalone è caratterizzata dal silenzio. Infatti, è una di quelle donne che non ha fatto in tempo a parlare. E nel silenzio l’ha uccisa il suo ex, Sergio Giana, che non accettava di essere lasciato. E nel silenzio è andato avanti il processo, dimenticato dai media. La sorella Giulia vuole parlare. Ci racconta la storia di questa donna calabrese di 51 anni, descritta da tutti come sorridente e gentile. Chiede che il suo sacrificio non venga dimenticato perché potrebbe essere di aiuto e di stimolo per altre donne che come Loredana vivono in silenzio il dramma che le imprigiona.
Quando è avvenuto l’omicidio di sua sorella?
Per un’amara coincidenza in prossimità del 25 novembre, la giornata dedicata a combattere la violenza contro le donne. Era il 2020, in piena emergenza Covid, quando qualsiasi altro fatto di cronaca passava in secondo piano. Inoltre, in quei giorni morì anche Diego Armando Maradona e così la morte di mia sorella fu come oscurata.
Eppure fu un femminicidio molto cruento…
Giana la colpì con 28 coltellate, la sbatté per terra più volte, la strangolò e poi l’abbandonò coprendola con un tappeto vicino alla discoteca La scogliera di Pietragrande, a Montauro (CZ). Un posto sul mare, bellissimo, ma diventato per noi familiari tremendo. Non possiamo immaginare quanto abbia sofferto Loredana.
Un ultimo tragico appuntamento, come spesso accade.
Lui era andato a prenderla davanti alla casa dove lavorava come collaboratrice domestica. Lo videro in molti e fu anche ripreso dalle telecamere della discoteca, mentre entrava con Loredana. Non aveva altra alternativa che confessare, non fu un raptus, lui aveva premeditato tutto. Anche se la difesa ha poi puntato sull’infermità mentale.
In famiglia conoscevate Giana?
Loredana viveva a Stalettì, in provincia di Catanzaro, noi in altre località della Calabria, due sorelle addirittura a Firenze. Si era accompagnata a quest’uomo più giovane di lei. Ma noi fratelli non lo conoscevamo bene, l’avevamo visto qualche volta, però niente ci aveva fatto presagire quello che è successo poi.
Loredana si era lamentata di maltrattamenti o violenze?
No, non ci ha mai raccontato di essere stata picchiata né minacciata né ha mai parlato di stalking. Ma forse qualcosa era successo, perché dopo averlo lasciato aveva cambiato il numero di telefono e i profili di Facebook e Instagram.
Cosa si sente di dire a chi leggerà questa intervista?
Vorrei dire alle donne che si trovano in difficoltà a causa di un uomo violento di non avere paura e di raccontare tutto, a un’amica, a un familiare, a uno psicologo, ai Carabinieri, e non tenersi dentro la sofferenza che stanno vivendo. Solo così potranno essere aiutate. Noi con mia sorella non ci siamo riusciti, purtroppo. E poi vorremmo una giustizia più veloce e la certezza della pena, perché non accada mai più.
Il 26 ottobre l’assassino di Loredana Scalone è stato condannato a 25 anni di reclusione. La sorella Giulia con tutta la famiglia sperava che venisse accolta la richiesta avanzata dal pubblico ministero, cioè l’ergastolo. Pochi – e principalmente locali – i media che hanno dato la notizia. Ma la violenza non può passare sotto silenzio perché non si ripeta più.
L’impegno di Coop
Rompere il silenzio, rifiutare la violenza, trovare le “parole per dirlo”, è proprio l’invito che Coop rivolge a tutte le donne, con una nuova tappa della campagna “Close the gap” contro la disuguaglianza di genere.
L’iniziativa “Il silenzio parla” prenderà il via da metà novembre, con due azioni: i frollini che “parlano” e una borsa per la spesa dedicata a combattere la violenza sulle donne. I biscotti Coop non cambiano, ma la confezione sì: diventa bianca, con un Qr code da inquadrare con il cellulare.
In questo modo è possibile approdare alla pagina web dove Coop, con la collaborazione di Differenza Donna, mette a disposizione alcune storie vere di violenza di genere interpretate da attrici. Porta la firma dell’illustratrice e designer italiana Elisa Puglielli, invece, la nuova borsa Coop distribuita a novembre per dire basta al silenzio e sostenere le donne vittime di violenza. Parte del ricavato dei biscotti andrà ai Centri antiviolenza in Toscana, mentre la vendita delle borse aiuterà Differenza Donna che gestisce il numero antiviolenza e stalking.
Con un invito: se anche voi vivete o siete a conoscenza di vicende simili, chiamate il 1522. Una voce amica vi aiuterà.
La violenza sulle donne è spesso invisibile: diamole voce.