Luogo dei piaceri ma anche dei dolori, territorio di battaglie – individuali o collettive, identitarie o di genere o politiche -, da manipolare per costruire un’altra identità o da curare quando è malato. Il corpo come soggetto della fotografia e strumento di indagine su noi stessi è il protagonista della 14ª edizione di “Cortona on the move”, il festival internazionale di fotografia in programma in vari luoghi della città in provincia di Arezzo dall’11 luglio al 3 novembre. “Body of evidence” è dunque il titolo scelto per questa edizione: un “corpo del reato” da guardare e indagare nelle sue molteplici sfumature e declinazioni, raccontato attraverso 4 collettive e 18 mostre individuali dei fotografi, provenienti da tutto il mondo, selezionati per questa edizione del festival.
Il corpo al centro
Cuore della manifestazione sono le giornate inaugurali (11-14 luglio), quando a Cortona si ritroveranno i più grandi esperti del mondo della fotografia fra eventi, presentazioni, talk e workshop. «Anche per questa edizione – spiega la direttrice Veronica Nicolardi – il festival si conferma come catalizzatore culturale, offrendo una riflessione sul mondo contemporaneo attraverso gli occhi dei fotografi e dei curatori che ospita. Con un impegno verso l’inclusione, il festival si apre a un pubblico sempre più vasto, come con la nuova mostra interamente pensata per i bambini»: si intitola “Giro giro corpo. Fotolibri per bambini e adulti bambini”, e trasforma l’esperienza della lettura per i bambini in un viaggio emozionante e interattivo attraverso il linguaggio della fotografia.
Tra i progetti esposti per la prima volta in Italia ci sono “Sexual fantasies”, dedicato alle fantasie sessuali femminili in Medio Oriente, con cui Myriam Boulos mette in discussione le modalità convenzionali, coloniali e patriarcali con cui sono rappresentate le donne e i loro corpi; “The last safe abortion” di Carmen Winant, un’artista che utilizza fotografie d’archivio e d’autore allo scopo di analizzare le reti di assistenza femminista, si concentra su un periodo di quasi 50 anni nei quali l’aborto è stato legale negli Stati Uniti (1973-2022) e celebra la difesa dei diritti e la creazione di legami all’interno della comunità di operatori che praticano l’interruzione volontaria di gravidanza; e Philip Montgomery – pluripremiato fotografo americano di origine messicana, una delle voci fotografiche più autorevoli dell’America contemporanea – che porta a Cortona “American mirror”, in cui racconta gli Stati Uniti in un’epoca di profondi cambiamenti.
Travestimenti e rinascita
Fra le mostre individuali c’è anche l’originale “They don’t look like me”, indagine che il fotografo fiorentino Niccolò Rastrelli ha condotto sul fenomeno dei cosplayer (termine che nasce dall’abbreviazione di costume e play ossia “gioco del costume” e l’espressione indica sia l’azione del travestirsi, sia la presenza del costume), viaggiando fra Italia e Kenya: per questa edizione del festival, il progetto si arricchisce di un’ulteriore tappa in Giappone, il Paese in cui il fenomeno gode di maggiore popolarità.
La rinnovata collaborazione fra Medici Senza Frontiere e il festival dà vita, per la prima volta, a una produzione originale della giovane artista egiziana Rehab Eldalil, che ha realizzato un progetto all’interno dell’ospedale di chirurgia ricostruttiva di Msf ad Amman, in Giordania: “From the ashes, I rose من الرماد نهضت (Dalle ceneri sono rinato)” mette al centro della storia i pazienti dell’ospedale, celebrando la loro forza e resilienza.
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