Lia Malinov e Lucia Bosetti

Le azzurre del Volley: il volto bello dell’Italia e della vita dedicata allo sport

Sono due colonne, e non solo sotto l’aspetto fisico, della nazionale azzurra di volley, arrivata alla finale dei mondiali in Giappone lo scorso ottobre. Nel campionato italiano di Serie A1 stanno spingendo, insieme alle loro compagne, la Savino Del Bene Scandicci ai vertici della classifica. Lia Malinov e Lucia Bosetti sono le donne che abbiamo scelto di raccontare nel mese della festa della donna. Giovani, motivate, indipendenti, sono il volto bello dell’Italia di oggi.

Delle giocatrici azzurre di volley, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha detto: «Vi ringrazio per l’esempio che offrite, vorrei che l’Italia fosse come voi». Una nazionale che si fa forte delle tante origini delle sue giocatrici – come Lia, i cui genitori sono bulgari – e per questo supera gli stereotipi e anche gli avversari!

Ofelia (detta Lia) Malinov

Luogo e data di nascita: Bergamo 29/2/96
Ruolo: palleggiatrice
Altezza: 184 cm

La tua prima volta con la pallavolo?

Avrò avuto pochi giorni, i miei genitori hanno sempre lavorato nell’ambito della pallavolo ed ero piccolissima quando mi hanno portato in una palestra. Poi, intorno agli 8/9 anni, ho chiesto a mio padre di allenarmi perché vedevo mia mamma che era bravissima e volevo essere come lei. A 50 anni gioca ancora.

Che studi hai fatto?

Ho fatto il liceo scientifico e mi piacevano le materie scientifiche. Però una volta diplomata ho cambiato direzione e mi sono iscritta a Scienze giuridiche, ora sono al terzo anno all’Università Bicocca di Milano. Vorrei fare l’avvocato, ma non si sa mai.

Dove vivi?

Vivo a Scandicci, in un appartamento che si trova nello stesso edificio dove abita Lucia.

Ti senti mai sola? Ti mancano i tuoi familiari?

Ogni tanto sento la mancanza della mamma, ma siamo sempre in trasferta per le gare e il tempo passa. Non abbiamo molto tempo per sentire la solitudine.

Fai la spesa da sola? Cosa ti prepari?

Faccio tutto da sola, a me piace la pasta e in cucina mi diverto a sperimentare. Come atlete abbiamo un dietologo che ci indirizza, ma in generale ci organizziamo personalmente, ognuna come meglio crede.

Cosa significa per te giocare in nazionale?

È un onore grandissimo, un privilegio, e bisogna guadagnarselo. In Giappone è stata un’emozione indescrivibile, a ripensarci mi vengono i brividi. Credevamo davvero che avremmo potuto vincere, volevamo stupire. E poi quando siamo tornate in Italia, ci siamo rese conto di quanto le persone ci volessero bene.

Credi che uomini e donne abbiano raggiunto la parità? Hai mai subito discriminazioni?

Credo che il mondo dello sport sia superiore a problemi di discriminazione e la nostra nazionale è un esempio.

Come ti vedi fra dieci anni?

Spero di raggiungere altri successi, di divertirmi e di giocare ancora.

C’è una donna che rappresenta un modello per te?

Mi piace molto Michelle Hunziker perché è sempre allegra e positiva, affronta i problemi a testa alta: sì, è un bell’esempio.

Lucia Bosetti

Luogo e data di nascita: Tradate 9/07/1989
Ruolo: schiacciatrice
Altezza: 1,75

La tua prima volta con la pallavolo?

Ho cominciato a 5/6 anni, i miei genitori erano nell’ambiente della pallavolo (il padre, Giuseppe Bosetti, ha allenato anche la nazionale italiana femminile e la madre, Franca Bardelli, può vantare 93 presenze con la nazionale, ndr) e io ho sempre desiderato di fare la giocatrice. Anche se ero più bassa di altre compagne di squadra riuscivo a saltare molto in alto. Una dote che mi sono portata sempre dietro e che mi ha permesso di arrivare fino alla nazionale.

Che studi hai fatto?

Sono diplomata al liceo scientifico, poi dopo un periodo di pausa ho ripreso gli studi e mi sono iscritta all’università, a Scienze motorie.

Dove vivi?

Vivo a Scandicci, nell’appartamento sopra Lia.

Ti senti mai sola? Ti mancano i tuoi familiari?

Ho cominciato a vivere da sola quando avevo 17 anni e sono andata a giocare a Sassuolo, ci sono abituata. Questo è uno sport totalizzante, ci sono le trasferte, gli allenamenti, è difficile trovare tempo per sentirsi sole. Anche se sono sposata e vivo lontana da mio marito, che è team manager di una squadra di volley maschile.

Fai la spesa da sola? Cosa ti prepari?

Mangio affettati, formaggi, la pasta. Diciamo che la cucina non è il mio forte, ma mi piace molto il risotto.

Cosa significa per te giocare in nazionale?

Quando indossi la maglia della nazionale e vedi che la gente fa il tifo per te, ti rendi conto dell’importanza del tuo ruolo e ti senti responsabilizzata ma anche molto gratificata.

Credi che uomini e donne abbiano raggiunto la parità? Hai mai subito discriminazioni?

Credo che ancora non si sia raggiunta una completa eguaglianza fra donne e uomini, ad esempio sul piano salariale. Non mi riferisco all’ambito sportivo, ma in tutti gli altri campi per una donna è più difficile affermarsi, c’è una maggiore discriminazione, e una donna deve fare il doppio della fatica.

Come ti vedi fra dieci anni?

Non ho ancora pensato a me quando smetterò di giocare a questi livelli; certamente vorrei crearmi una famiglia, avere una casa, però non penso che abbandonerò mai il mondo dello sport. Non farò sicuramente l’allenatrice, in quel ruolo non mi ci vedo, ma vorrei trovare il modo di continuare a lavorare in questo ambiente.

C’è una donna che rappresenta un modello per te?

Mia mamma, perché è stata una giocatrice di volley ad altissimi livelli con una carriera sportiva di successo. Quando ha avuto un problema di salute è andata avanti con forza, senza abbattersi. Per me è davvero un modello di vita.

 

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