I nuovi bisogni scaturiti dalla crisi derivante dalla pandemia sono molti e diversificati, con numeri che coinvolgono una fascia di cittadini toscani più ampia che in passato. Le conseguenze sociali ed economiche dell’emergenza sanitaria hanno prodotto un’amplificazione dei disagi esistenti e hanno allargato il numero di persone in difficoltà. Questo è il risultato di un modello economico e produttivo che nel tempo ha determinato un’esplosione delle disuguaglianze e moltiplicato le situazioni di marginalità sociale ed economica.
Partiamo dal mondo del lavoro, che presenta un numero potenzialmente molto alto di persone che rischiano il posto, problema che è stato congelato a livello nazionale con il blocco dei licenziamenti, ma che in futuro potrebbe diventare esplosivo. Ci sono, poi, i nuovi rischi legati alla povertà educativa: l’impatto della prolungata didattica a distanza non deve essere trascurato, soprattutto perché l’accesso e la gestione delle lezioni on line non è uguale per tutti. Ha provocato carenze formative, ma anche isolamento sociale e assenza di relazioni.
C’è la questione del disagio abitativo, dell’emergenza legata agli sfratti, anche questi bloccati temporaneamente dalle disposizioni del Governo, ma che in prospettiva assumeranno una dimensione preoccupante. Per questo la Regione Toscana ha incrementato le risorse destinate ai contributi per l’affitto. Anche qui, alle criticità pre-Covid si aggiungono quelle di molte persone e nuclei familiari che non riescono a pagare il canone d’affitto a seguito della riduzione o della perdita del reddito. Così come riscontriamo maggiori difficoltà anche nel fare la spesa, su cui ci siamo attivati, in collaborazione con i Comuni e con la grande rete del volontariato toscano, prevedendo contributi destinati alla spesa alimentare e all’accesso ai generi di prima necessità.
Oltre ai contributi per l’affitto e per la spesa, un altro ambito verso cui abbiamo orientato il nostro intervento in campo sociale è quello del rafforzamento dell’assistenza domiciliare, anche in questo caso a fronte di bisogni resi ancora più stringenti dall’emergenza, in particolare per le persone anziane e per i soggetti più fragili.
Chiudo, ricordando che i mesi del lockdown hanno segnato una crescita degli episodi di violenza domestica e un preoccupante calo delle denunce. Non sempre, quindi, la casa è un luogo sicuro dove restare e anche questo deve imporci una riflessione.