Inclusione, innovazione, cura, partecipazione. Sono le parole chiave del ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi per l’anno scolastico 2021-2022: «Stiamo lavorando per una scuola che sappia stare al fianco di bambini e ragazzi e, partendo dai più fragili, sia punto di riferimento per tutta la comunità e le famiglie. Non possiamo e non dobbiamo tornare alla normalità pre-pandemica. Dobbiamo costruire una scuola nuova, che tenga conto di ciò che abbiamo scoperto e imparato in questo periodo difficile – spiega Bianchi all’Informatore -. Ogni settembre è per il sistema dell’istruzione un nuovo inizio: quest’anno ha un valore simbolico ancora più forte».
Si riparte dopo una pausa estiva che, almeno ai ragazzi delle scuole che hanno aderito al “Piano Estate”, ha offerto laboratori e attività alternative.
Abbiamo fortemente voluto il “Piano Estate” per dare a bambini e ragazzi la possibilità di recuperare la socialità, di vivere la scuola, anche nei mesi estivi, come luogo di incontro, di scambio e di crescita. Questa sperimentazione può diventare un modello per il futuro: una scuola aperta al territorio, che sappia stare al fianco di studentesse e studenti.
Molte scuole italiane sono ospitate in edifici vecchi, spesso inadatti alle nuove forme di didattica…
Abbiamo già autorizzato una spesa di circa 2,6 miliardi di euro per l’edilizia scolastica: risorse per costruire nuovi asili nido e scuole dell’infanzia, per ristrutturare scuole superiori, per mettere in sicurezza mense scolastiche e palestre, soprattutto nelle aree svantaggiate del Paese. Per il nostro governo è una priorità.
Che ruolo avranno le nuove tecnologie dopo la pandemia?
Durante i mesi più duri dell’emergenza sanitaria, le tecnologie sono state indispensabili: hanno connesso docenti e studenti, permettendo non solo la continuità didattica, ma anche di mantenere legami. Alcune realtà hanno incontrato difficoltà e le fragilità già presenti sono emerse con maggiore evidenza. Grazie a questa esperienza, però, tutti abbiamo dovuto riconoscere l’importanza dell’innovazione didattica e abbiamo compreso il ruolo delle tecnologie, che non possono essere sostitutive rispetto alla presenza, ma che sono strumenti di interazione, di condivisione di buone pratiche, di scambio tra le scuole d’Italia con istituti di altri Paesi.
Italia-Europa: come siamo messi?
Nel mese di giugno abbiamo ospitato a Catania il G20 dell’Istruzione, un’occasione di confronto importante con gli altri Paesi sulle sfide comuni e le priorità da condividere dopo la pandemia. Serve un’alleanza globale per contrastare la povertà educativa e ogni tipo di discriminazione, garantendo pari opportunità. La scuola è lo strumento più potente che abbiamo per garantire uno sviluppo solido ed equo. Ben vengano quindi opportunità di mobilità per i docenti e gli studenti. La conoscenza e la crescita dipendono anche molto dall’incontro con gli altri.
La transizione ecologica è una sfida anche per il mondo della scuola?
Sono sfide epocali e la chiave per vincerle è l’educazione. Il tema della sostenibilità è determinante per lo sviluppo economico e sociale. Il nostro sistema di istruzione ha il dovere di rendere ragazze e ragazzi sempre più consapevoli dell’importanza della tutela dell’ambiente, offrendo competenze e conoscenze per agire da protagonisti. Con la sottosegretaria Barbara Floridia abbiamo presentato a giugno il piano “RiGenerazione Scuola”, per educare le nuove generazioni ad abitare il mondo in modo diverso, con una maggiore attenzione ai temi ecologici, alla sostenibilità dell’economia e degli stili di vita.
La scuola dal punto di vista degli studenti: com’è?
Sono molto contento degli incontri degli ultimi mesi con studentesse e studenti di tutta Italia: sono stato a Palermo, Catania, Firenze, Bergamo e ogni volta è stata una piacevole sorpresa. Ho visto ragazze e ragazzi attivi e protagonisti della vita della propria scuola e della comunità, assetati di futuro e pieni di spirito di iniziativa. Chiedono maggiore spazio di partecipazione e dobbiamo dar loro fiducia. Educare è aiutare a scoprire e potenziare le risorse e i talenti di ciascuno, attraverso i quali si può incidere nel quotidiano, nella società.
La scuola come luogo dell’inclusione: come si fa per non lasciare indietro nessuno?
Il contrasto alla povertà educativa è una priorità condivisa a livello internazionale. Perché non possono esserci ripresa e sviluppo se non vengono riconosciuti i diritti di tutti. Sin dai primissimi anni di vita. Uno dei miei primi atti da ministro è stato destinare 62 milioni di euro per il contrasto alle povertà educative, alla dispersione e per favorire l’inclusione. Anche il “Piano Estate” ha previsto dei fondi ad hoc per i contesti più svantaggiati e, nella distribuzione dei 700 milioni stanziati per asili nido e scuole dell’infanzia, abbiamo voluto assegnare una parte consistente – il 60% dei fondi – ai territori in cui questi servizi fondamentali non sono presenti. Inoltre, nel Pnrr sono previste risorse per ridurre i divari territoriali. Non c’è democrazia se la partecipazione è limitata, se alcuni cittadini rimangono tagliati fuori. La conoscenza resta il più potente strumento di riscatto sociale.