«L’Italia era già un malato grave che dopo il Covid rischia di aggravarsi in modo preoccupante»: Stefano Casini Benvenuti, storico direttore dell’Irpet- (Istituto regionale per la programmazione economica), non usa mezzi termini nel delineare la situazione economica post Covid del nostro Paese. Se l’Italia, perdendo l’8-9% del Pil sta male, per la Toscana la situazione è anche peggiore perché il calo del Pil tocca l’11%. Una perdita che corrisponde al lavoro di circa 160.000 lavoratori, su 1 milione e 600.000 occupati pre-Covid: alcuni il lavoro lo hanno effettivamente già perso, per altri (quelli in Cassa integrazione) è al momento solo congelato.
Però, come un bravo medico che non perde la speranza, anche l’economista prescrive la medicina che potrebbe far stare un po’ meglio la nostra regione e tutti coloro che ci vivono: «I soldi del Recovery Fund – precisa Casini Benvenuti – rappresentano una grande opportunità per fermare un declino economico in corso da venticinque anni, l’importante è che siano utilizzati dove servono e con una prospettiva lunga nel tempo e ad ampio raggio». Dei circa 200 miliardi di euro destinati all’Italia, si può ipotizzare che circa 12 potranno essere investiti in Toscana, ma tutto dipenderà dalle scelte del governo e dalla capacità progettuale che si sarà in grado di esprimere.
Ma come saranno gli italiani del dopo Covid?
In questo difficile anno siamo stati costretti a mettere da parte consuetudini e abitudini: sono cresciuti enormemente gli acquisti on line, con lo smart working si è ridotta la frequentazione di bar e tavole calde, sono diminuiti gli spostamenti in auto e con i mezzi pubblici, mentre sono aumentati quelli in bicicletta. Tutta la cosiddetta industria del leisure, del tempo libero cioè, che comprende palestre, centri benessere, ma anche ristoranti, locali per l’aperitivo e il dopocena, si è fermata, così come il turismo, che dopo l’estate ha toccato quota zero. Non siamo più usciti per andare al cinema o a teatro e neppure a congressi e fiere; si sono compressi gli acquisti di articoli di abbigliamento, creando grandi difficoltà alle tante imprese della moda toscane. L’economia in questi settori ne ha evidentemente risentito. Non tutti però hanno sofferto: chi lavora nell’online, nell’alta tecnologia e nei prodotti per l’igiene ha registrato picchi di vendite. Anche l’agro-alimentare ha tenuto, i supermercati e i piccoli negozi di vicinato possono dirsi soddisfatti, peggio è andata per chi lavorava nella filiera della ristorazione.
«La prima domanda che dobbiamo porci è quali di questi comportamenti, indotti dalle diverse misure di prevenzione, proseguiranno anche nel dopo Covid, e quali invece in breve tempo saranno dimenticati, per tornare alle vecchie abitudini. Se uniremo queste valutazioni all’analisi dei problemi strutturali del nostro Paese e della Toscana in particolare, potremo trovare delle soluzioni, sfruttando la possibilità di ampliare, grazie al Recovery Fund, gli investimenti pubblici, che potrebbero passare da 2,5 a 4 (forse 5) miliardi l’anno» spiega Casini Benvenuti.
Non un semplice gioco del “se fosse”, ma un’appropriata percezione del contesto può aiutare gli amministratori a decidere le linee di intervento, a partire dalla suddivisione della regione in tre macroaree, ciascuna con specificità e problematiche simili al proprio interno, che richiedono modalità diverse di intervento.
1. Area centrale
Comprende la zona di pianura lungo l’Arno e l’area metropolitana Firenze-Prato-Pistoia, caratterizzata da una presenza imprenditoriale forte, diffusa e varia, andando dal terziario al turismo, dalla moda al farmaceutico. Qui, una volta terminato il periodo delle restrizioni, le attività produttive potranno ripartire in modalità pre-Covid, riproponendo però anche le stesse problematiche.
Criticità: l’alta densità abitativa e di attività produttive comporta un’elevata movimentazione di persone e merci e per queste caratteristiche è alto il rischio di saturazione dal punto di vista del traffico e dell’inquinamento.
Prospettive: gli investimenti dovrebbero essere indirizzati a favorire, modificandola e rendendola più agevole, la mobilità pubblica e su rotaia, sia all’interno dell’area cittadina, sia fra città e città. Benefici potrebbero arrivare da un proseguimento anche parziale dello smart working e da una conseguente riduzione degli spostamenti.
2. Costa nord
Interessa tutta l’area che va dalla provincia di Massa e Carrara fino a Piombino.
Criticità: area produttiva debole, perché caratterizzata da insediamenti dell’industria pesante, spesso partecipazioni statali, che hanno vissuto già significativi ridimensionamenti negli anni passati e che mostrano poche prospettive di crescita. Occupano grandi spazi e offrono bassi livelli di occupazione. Anche il turismo di queste aree non ha molti margini di espansione, almeno dal punto di vista quantitativo.
Prospettive: gli investimenti dovrebbero essere indirizzati a qualificare i punti di forza, come la logistica e le infrastrutture portuali, attraverso interventi ecocompatibili, modernizzando e portando a compimento le infrastrutture di collegamento, a partire dall’autostrada Tirrenica e dall’alta velocità ferroviaria.
3. Toscana interna
Quest’area presenta due situazioni assai diversificate per caratteristiche e prospettive: la zona appenninica e quella interna a sud della regione.
Criticità: entrambe le zone sono caratterizzate da una scarsa densità abitativa, ai limiti dello spopolamento, particolarmente evidente nell’area appenninica. L’invecchiamento degli abitanti e la marginalità economico-produttiva creano disequilibri sociali. La zona appenninica presenta inoltre problematiche legate alla fragilità idrogeologica del territorio, resa più critica dai cambiamenti climatici. L’economia del sud della regione è caratterizzata invece da un’agricoltura poco organizzata.
Prospettive: Nell’area appenninica si può prevedere una serie di interventi dedicati alla manutenzione del territorio, all’implementazione dei servizi sanitari attraverso la telemedicina, a un potenziamento delle infrastrutture tecnologiche. Lo smart working potrebbe anche offrire occasioni di ripopolamento di zone attualmente semi-abbandonate.
Nell’area sud l’utilizzo delle nuove tecnologie per migliorare le pratiche agricole potrebbe permettere una crescita nei volumi e nella qualità, oltre a diminuire l’impatto sull’ecologia del territorio. In questa zona ci sono margini interessanti di crescita per il turismo, attraverso la promozione e la riqualificazione dei piccoli centri dell’entroterra, non lontani dal mare e in grado di integrare il tradizionale turismo balneare con altre modalità di uso del tempo libero.