Parola chiave: resilienza

Vivere l'emergenza come un momento in cui ripensare un domani diverso. I suggerimenti di Maria Antonietta Gulino, presidente dell'Ordine degli psicologi della Toscana

Ogni cosa a suo tempo. E se oggi è il tempo della responsabilità collettiva e della consapevolezza, arriverà un tempo, dopo la paura, della rinascita. Così insegna la storia, ogni grande crisi porta a un cambiamento. A ricordarcelo e a dare qualche suggerimento pratico su come fare è Maria Antonietta Gulino, presidente dell’Ordine degli psicologi della Toscana che è in prima linea per supportare cittadini e operatori dell’emergenza in questo momento così difficile.

Oggi, il tempo della paura. Domani, che tempo sarà?

Noi psicologi siamo i cavalieri della speranza. Dal tempo della paura dobbiamo passare al tempo del recupero. Mi piace molto citare la famosa strofa di De André: “Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior”. A partire dalle piccole cose del nostro piccolo mondo, trasformiamo questo tempo triste nel tempo della rinascita e del recupero. Dobbiamo ripensare a noi dentro una società che vogliamo gestire diversamente, sia come impegno individuale che comunitario. Ora non lo possiamo fare, ma sono abbastanza convinta che questa esperienza ci ha cambiato e cambierà il domani.

La parola chiave per il futuro?

Il concetto è quello di resilienza, tanto caro a noi psicologi: traiamo dalle situazioni difficili, problematiche, la forza per svilupparci e evolverci. Per stare un po’ meglio domani. Non facciamoci mettere ko e usiamo questo tempo per rimettere al centro le cose importanti: sono quelle le fondamenta del domani. Valorizzare, conservare, rigenerare. Questo possiamo fare ora, pensando al domani.

La malattia, un tabù inaffrontabile?

Certo la malattia porta con sé la paura della morte: la malattia è uno stop, un’idea insopportabile nella nostra società perché ci fa sentire improduttivi. Non produrre e non correre, a volte genera i veri momenti di creatività. Chi sfrutta questo punto, produce le cose migliori proprio quando è “fermo”.

Di questa emergenza, quale cicatrice resterà?

Innanzitutto il fatto che si muove e vive in mezzo a noi, è un nemico insidioso perché ci minaccia attraverso i nostri amici, i nostri cari e gli oggetti della quotidianità. In più, sembra imprendibile, anche nel nome: lo sentiamo chiamare Coronavirus, Covid-19, Covid-2 il che rende lo rende ancora più sfuggente. Ecco, la cicatrice è che il virus ha reso ostile tutto ciò che prima era familiare.

Come curarla? Come colmare la distanza?

Intanto dobbiamo vincere il virus: dobbiamo combatterlo restando a casa, rinunciando a una parte di libertà personale a favore di tutti: già questo è prendersi cura anche degli altri. Colmeremo le distanze ricordandoci la lezione che ci ha dato il virus. Ci ha ricordato che non siamo invincibili e che niente è scontato: un abbraccio, un sorriso, un gesto fatto per gli altri. Dopo un’epidemia che ci ha colto come una popolazione inerme, dopo, non potremo permetterci di sprecare niente.

Ritmi di vita: come ripensarli, domani?

Siamo abituati a una routine molto impegnativa, sempre attivi, reperibili, pronti a portare risultati, a fare di più.Questo virus è stato un grande stop che ci ha mostrato quanto è importante, a volte, sapersi fermare. Vale, oggi, per il nostro Paese e per il mondo, e vale, domani, per ognuno di noi e per tutti. Ricordiamocene, quando, domani, ricominceremo tutti a correre.

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