Se non vivi vicino a un fiume, non ti porta via. Se non stai vicino a un vulcano, l’eruzione non ti spazza via. Se costruisci bene, il terremoto non ti uccide. Sono questi, i rischi naturali, le cose che ci spaventano di più. Sono paure ingiustificate e, soprattutto, basterebbe comportarsi bene per essere garantiti quasi al cento per cento. Invece il cambiamento climatico, la fine delle risorse, l’impoverimento della vita, ecco, queste tematiche non ci fanno tanta paura, ma sono quelle più pericolose, perché è molto più difficile fare qualcosa.
Il cambiamento climatico, la questione oggi più urgente, ci imporrebbe di azzerare da domattina tutte le emissioni: un’opera ciclopica, ad oggi poco pensabile, ma che prima o poi andrà fatta. L’altra urgenza, quella dello spreco di risorse, mette in questione tutto il nostro sistema di vita. Siamo un mondo che brucia in fretta, consuma e butta: dovremmo diventare invece una società che risparmia, non brucia più niente e ripara. Questo è più complicato e ci spaventa, perché significa cambiare il nostro modello di vita e comporta un grande sforzo, individuale e collettivo.
Richiede un salto culturale, un cambio di prospettiva. La risposta non è unica e assoluta e non si trova in una formula magica o in tecnologie super avanzate ma non sempre utili. La risposta è nelle mani di tutti noi, istituzioni, scienza e cittadini che tendiamo a dipingerci meglio di quel che siamo. Se facessimo un sondaggio tutti diremmo: «Sì, io faccio la differenziata, non uso l’auto!» ma, semplicemente, non è vero. Occorre cambiare e iniziare a fare queste cose, ogni giorno, ritornando a integrarsi e a vivere in sintonia con la natura e l’ambiente, cosa che noi non facciamo.
Siamo già in ritardo, siamo sempre in ritardo, di fronte a una questione ambientale ormai indifferibile: «Il clima è la casa comune», lo ha detto papa Francesco e, con lui, anche il presidente della Repubblica Mattarella e tante altre personalità. Lo ha gridato per mesi tutta quella “Generazione Greta”, anche se ora il Coronavirus l’ha zittita, ma la questione non è sparita, anzi è ancora più attuale e le voci di quei giovani che hanno colmato il vuoto che non abbiamo riempito noi, scienziati e divulgatori, risuonano ancora.
Tutto è da fare e le parole d’ordine sono ridurre, azzerare, risparmiare, spegnere. Anche gli “stand-by”, quelle piccole luci rosse o verdi dei nostri elettrodomestici; piccole ma anche quelle importanti.
Studiare, conoscere come funzionano le cose, spiegare serve: perché se sappiamo, possiamo fare e, forse, siamo in grado di trovare un rimedio.
Torniamo ad occuparci di ambiente!