Burocrazia, burocrazia, burocrazia e il sogno dell’autoproduzione di energia rischia di restare tale. Nonostante il tentativo di semplificazione a livello nazionale, gli ostacoli permangono, fra vincoli paesaggistici (ministeriali) e norme dei regolamenti edilizi (comunali). Le lentezze delle procedure inducono molti a rinunciare e creano diffidenza. Perfino il premio Nobel per la fisica Giorgio Parisi ha raccontato le difficoltà per installare i pannelli solari nel suo appartamento romano. «Ma questo non è un buon motivo per abbandonare il modello dell’autoproduzione di energia – commenta Fausto Ferruzza, della Segreteria Nazionale di Legambiente e presidente del Comitato Regionale Toscano -. Ove i pannelli riescono a essere installati dimostrano poi di funzionare a meraviglia».
Cosa si può fare per ridurre la selva di vincoli e permessi?
La semplificazione deve avvenire a tutti i livelli: comunale, regionale, nazionale. Anche noi, come Legambiente, in collaborazione con Enel X, la scorsa primavera abbiamo tentato di regalare dei pannelli da installare sui balconi a Firenze, ma non abbiamo potuto farlo per la presenza di alcuni vincoli insormontabili. Da questo punto di vista, il Comune gigliato pare aver finalmente imboccato la strada giusta, e infatti sta aggiornando il proprio regolamento urbanistico ed edilizio».
I critici del fotovoltaico affermano che così si avvantaggia la Cina che è il maggiore produttore mondiale di pannelli…
Rispondo che questa fotografia registra un ritardo che può e deve essere colmato. Scegliere i settori nei quali investire le nostre migliori intelligenze, dovrebbe portare a diversificare anche il panorama delle nostre produzioni industriali. Non solo automobili, mi verrebbe da dire, ma in futuro sempre più prodotti della filiera delle rinnovabili. Alla mancanza di alcune materie prime necessarie per pannelli e batterie – come silicio e litio – si può ovviare con il recupero e il riciclo, di cui siamo maestri in Europa. Inoltre, si dovrebbero stringere accordi strategici di lungo periodo coi Paesi che ne sono ricchi, esattamente come si sta facendo oggi per l’emergenza gas.
Le rinnovabili restano la strada principale per l’indipendenza energetica?
L’obiettivo di decarbonizzazione completa della nostra economia al 2050 (e di abbattimento del 55% delle emissioni nette al 2030) è raggiungibile se superiamo gli intoppi pratici e le resistenze ideologiche, ed è doveroso non solo per le possibilità di risparmio che le rinnovabili offrono, ma anche per una questione etica: contribuire tutti alla salvaguardia del pianeta. Senza dimenticare che ogni kWh prodotto da queste fonti è un contributo concreto a “costruire” la pace nel mondo. Va infatti sempre ricordato che la maggior parte delle guerre in corso sono legate alle fonti fossili di energia (carbone, petrolio, gas), come sta anche dimostrando in modo lugubre la guerra in Ucraina.