Come si organizzano “feste sostenibili”? Come possiamo agire perché il nostro festeggiare e il periodo delle festività, tradizionalmente connotato da spensieratezza ed eccessi, non siano dannosi per l’ambiente che ci circonda? Lo abbiamo chiesto a Stefano Ciafani, presidente nazionale Legambiente.
Le festività di oggi non sono più quelle opulente degli anni ’80-’90. La crisi economica ci ha riportato ad una maggiore sobrietà, come possiamo fare per passare delle feste sostenibili, senza nuocere troppo all’ambiente?
La crisi economica ha riportato, speriamo non in maniera effimera, il principio di sobrietà per le festività degli italiani, ma resta ancora qualche contraddizione. Penso ad esempio a quando per il cenone di Natale o Capodanno in famiglia si cucina per 100 persone anche se a tavola siamo in 10 o si pensa che si debba mangiare per una settimana e non quanto gli altri 364 giorni dell’anno.
Sarebbe più opportuno concentrarsi sulla qualità degli alimenti, anziché sulla quantità, che spesso genera sprechi alimentari, quindi di tutte le risorse che sono state necessarie per produrre quel cibo.
Per essere sostenibili, evitiamo quindi consumi eccessivi e sprechi inutili. E poi rispolveriamo le stoviglie della nonna o quelle del matrimonio, ma non cediamo, se possibile, alla tentazione dell’usa e getta.
Negli ultimi tempi è aumentata anche in Italia la cognizione dell’importanza della lotta alla plastica, che poi ritroviamo come inquinamento nell’ambiente e nel mare, come testimoniano diverse iniziative, fra cui quelle promosse da Legambiente e Unicoop Firenze, come Arcipelago Pulito. Non mandiamo in vacanza questa consapevolezza proprio nei giorni delle feste, continuiamo ad usare ceramica e metalli, anche se siamo più numerosi.
Quali abitudini potremmo cambiare per vivere in pace con l’ambiente?
La prima buona abitudine che suggerisco si può adottare a cavallo fra la fine dell’anno vecchio e l’inizio del nuovo: si tratta di mettere da parte i botti per fare spazio ad altri tipi di festeggiamenti. Preferisco fare rumore con il tappo di una buona bottiglia di spumante piuttosto che sparare botti e fuochi di artificio che ogni anno causano incidenti e immettono diossina nell’aria in quantità in percentuale molto alta rispetto a quella che viene immessa in tutto l’anno. Un’altra buona pratica che metteremo per forza in campo dal 2019 riguarda sempre la lotta alla plastica.
Per legge dal primo gennaio non si potranno più commercializzare cotton fioc in plastica non biodegradabile (Coop Italia lo fa già da alcuni anni, ndr) e questo dà ulteriore impulso alla nostra azione per evitare di utilizzare plastiche che poi inevitabilmente rischiano di venire disperse nell’ambiente, dopo che le istituzioni sono intervenute sui sacchetti da asporto per le merci e quelli per l’ortofrutta, oggi rigorosamente ed esclusivamente biodegradabili. Poi possiamo impegnarci a mettere da parte l’utilizzo di altri materiali, come appunto le stoviglie usa e getta, ricavandone anche un risparmio a livello di portafoglio, oltre che per l’ecosistema.
Altro suggerimento: proviamo a prendere l’abitudine di leggere le etichette e le provenienze dei prodotti e di consumare ciò che ha avuto bisogno di meno risorse per arrivare sulla nostra tavola. Mi riferisco alla scelta di prodotti di stagione e del territorio, che rappresentano un modo sostenibile di stare a tavola. E ricordiamoci di stare attenti alle quantità e alle scadenze per evitare sprechi.
Le più importanti ricerche disegnano scenari cupi per il pianeta. C’è ancora speranza? Quale è l’orizzonte che si prospetta?
La soluzione c’è, il fatto è che non possiamo aspettare a cambiare. Non abbiamo il tempo di una generazione per rivedere i nostri comportamenti. Alcune tematiche come i cambiamenti climatici, la gestione dei rifiuti e l’inquinamento atmosferico richiedono una inversione di rotta urgente.
Non sempre il singolo individuo è in grado di agire su tutte le dinamiche: posso evitare di utilizzare la plastica, ma le modalità della raccolta dei rifiuti, per fare un esempio, dipendono dalle amministrazioni. Stessa cosa sulla mobilità: posso evitare di prendere l’auto, ma ho bisogno di mezzi pubblici.
C’è però un altro modo in cui i singoli possono agire e cambiare la china discendente verso cui si avvia il pianeta Terra, oltre a modificare i propri stili di vita. Si tratta di unirsi e mobilitarsi: nella storia del nostro Paese abbiamo diversi esempi, anche recenti, di come i cittadini hanno potuto portare all’attenzione delle istituzioni dei temi ambientali e sono riusciti ad avere delle risposte.
Penso a Taranto o alla Campania, la prima per Ilva, la seconda per la raccolta differenziata, che nel 2017 ha raggiunto ottimi risultati. Per questo dico che i cittadini decidono due volte, la prima in relazione ai propri stili di vita, la seconda condizionando le scelte di chi governa, e il futuro del pianeta può ancora essere in buone mani.