Dacia Maraini, scrittrice
Rompere il silenzio sulla violenza
Gli uomini saggi no, ma gli uomini deboli, impauriti, sono terrorizzati dalla libertà delle donne. Il capovolgimento di ruoli, il fatto che le donne vogliano una loro libertà, crea allarme e fa scattare anche reazioni violente.
La vera violenza è quella psicologica che distrugge una persona. Quella fisica si rimedia, a meno che non sia mortale. Ma le umiliazioni, no, quelle sono ferite interne molto peggiori delle ferite sulla carne. A una donna che subisce violenza dico che prima di tutto deve parlarne. Perché molte non parlano: quel silenzio aiuta i predatori che creano una specie di complicità sotterranea per imporre il silenzio. Quindi prima di tutto, parlarne. Essere donna oggi è… difficile. Citando: “Donne si diventa”, con la consapevolezza di sé e, aggiungo, un po’ più di solidarietà con le altre donne. Ecco: solidarietà.
Sandra Milo, attrice
Un percorso da costruire insieme
La donna ha fatto grandi progressi: oggi vedo una generazione di giovani donne combattive, guerriere ma anche molto infelici perché vivono un rapporto duro, di contrapposizione con l’uomo che, a sua volta, prova disagio. Alle giovani donne dico: siate compagne del vostro compagno, lottate insieme, cercate di convincerlo a abbandonare il principio di supremazia.
Possibile che non riusciamo a convincerlo a lottare insieme e alla pari? Ci si può arrivare, riconoscendo le sue qualità di uomo, diverse dalle nostre, senza negare le nostre qualità specifiche che sono straordinarie, anzi eccezionali. Guardarsi in faccia per riconoscersi come diversi. E perdonare, l’uomo e noi stesse, prima che quella diversità si trasformi in una lotta, una guerra. Fra esseri umani sono queste le regole dell’amore con il quale la diversità può diventare unità.
Elena Stancanelli, giornalista
Un diritto da conquistare
Se avessi dovuto scegliere, oggi, se essere maschio o femmina in questo periodo storico, avrei di nuovo scelto di essere una donna perché mi sembra più semplice. In questo momento storico mi pare che, rispetto alle donne, gli uomini siano in una condizione di maggiore confusione sul proprio ruolo. Per le donne io ne faccio di equità: stiamo andando nella direzione di una parità economica.
Può sembrare riduttivo parlare di trattamento economico ma, ci tengo particolarmente, perché credo che senza quella parità, saremo sempre un passo indietro. Detto questo, non credo affatto che l’Italia sia un Paese maschilista: si tratta di proseguire su un percorso già avviato per arrivare a pesare allo stesso modo sui due piatti della bilancia.