Dimenticare Guelfi e Ghibellini. La tradizione agricola toscana e le sfide del futuro all’insegna della sostenibilità

Le riflessioni di Daniela Mori, presidente del Consiglio di sorveglianza di Unicoop Firenze

Se la Toscana è oggi quello che è, cioè una regione caratterizzata da una buona qualità della vita e riconosciuta nel mondo per la bellezza del paesaggio, non è solo una fortunata evenienza geomorfologica o un caso felice nella complicata evoluzione del nostro pianeta Terra. Il merito è anche della tradizione agricola toscana che ha sapientemente miscelato biodiversità colturale e ridotta presenza di latifondo, temperata dalla presenza della mezzadria che faceva del contadino una sorta di proprietario al 50% del terreno che coltivava. Un modello che ha poi lasciato il posto a tanti piccoli produttori che, secondo una tradizione tutta locale, hanno fatto ciascuno per sé in un’eterna lotta fra guelfi e ghibellini.

L’evoluzione dell’agricoltura negli ultimi sessant’anni ha portato il sistema alimentare in un’altra direzione, verso l’accentramento e la creazione di grandi aziende capaci di competere a livello nazionale e internazionale. Ciononostante, nell’ottica di un mondo più sostenibile per il futuro, il modello toscano può giocare un ruolo importante, preservando il territorio e favorendo la produzione locale vicina al consumatore.

Ma a due condizioni imprescindibili: la prima è che i tanti piccoli produttori facciano rete per poter sfruttare piattaforme di commercializzazione comuni, riconoscendosi, sotto le varie forme che la normativa offre e mantenendo quella orgogliosa indipendenza che è fieramente sopravvissuta nei secoli, in uno o pochi soggetti in grado di garantire qualità e quantità dei prodotti e di far fronte alle richieste di un mercato che risponde alle necessità di consumatori consapevoli e desiderosi di mangiare cibo sano, rispettoso dell’ambiente e sostenibile, perché a filiera corta.

La seconda condizione è fortemente legata al concetto di sostenibilità sociale e trova nell’equo compenso la sua pietra fondante: la giusta remunerazione del lavoro è il presupposto indispensabile per la sostenibilità a tutto tondo. Come cooperativa di consumatori, abbiamo il compito di fornire a soci e clienti cibo di qualità a prezzi vantaggiosi, anche a quei ceti popolari che soffrono economicamente, ma per far questo non possiamo ignorare la fatica e l’impegno dei lavoratori agricoli. Ben vengano controlli e ispezioni perché sparisca dai campi lo sfruttamento e si arrivi a una remunerazione che tenga presente il valore del lavoro di chi il cibo lo produce.

Per Unicoop Firenze il tema della convenienza per soci e clienti è centrale, ma sappiamo anche che non sempre il prezzo più basso è quello più giusto. Quando diciamo che “una buona spesa può cambiare il mondo” intendiamo che ciascuno può fare la sua parte per coltivare un futuro migliore per tutti noi che abitiamo questo pianeta.

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