Nell’era di internet, della tecnologia spinta, della globalizzazione e dell’intelligenza artificiale, in cui quasi tutto è possibile in tempo reale, in un istante ci siamo trovati arresi: faccia a faccia con un virus invisibile, è andata in crisi ogni certezza di uomini moderni, “illusi di poter essere sani in un mondo malato”, come ha detto lo stesso Papa Francesco.
Tra scienza e divulgazione, a fare un punto sul presente anche la voce di Barbara Gallavotti, biologa, giornalista, autrice di Superquark, e ospite fissa in tv per aiutare il grande pubblico a capire la pandemia nei suoi tanti incerti risvolti. A maggio 2019, con la prefazione di Piero Angela, aveva pubblicato il libro Le grandi epidemie che, oggi, suona come una lucida anticipazione del nostro presente, sul quale le abbiamo chiesto il suo punto di vista.
Il suo libro Le grandi epidemie è del 2019. Una profezia o l’arrivo di un virus era prevedibile?
Non era una profezia ma una facile previsione. Nella storia dell’uomo e anche negli ultimi anni la gran parte degli agenti infettivi con cui l’umanità si è misurata hanno avuto un’origine animale. Pensiamo al passato recente con l’HIV, la Sars, Ebola. Anche questo era prevedibile, bisognava solo capire quando e con quale intensità. Nella realtà si sono avverate le previsioni dello scenario peggiore, purtroppo.
Con quali strumenti la scienza può pensare di vincerlo?
Sotto molti aspetti si tratta di una vittoria individuale. Disponiamo già di strumenti per proteggerci contro grandi killer: i vaccini, pochi purtroppo, e gli antibiotici, per le infezioni batteriche. Sta a noi decidere di utilizzare bene questi strumenti: l’antibiotico è un farmaco che salva la vita ma, utilizzato male, rischia di perdere efficacia perché porta forme di resistenza e danneggia sia chi lo assume, che la collettività. E poi, naturalmente, come società, possiamo decidere che importanza dare alla ricerca, che progredisce in base a quanto vi si investe. I campi in cui investire sono molto ampi, perciò è necessario un grosso sforzo.
Le diverse epidemie della storia: ci sono elementi che le accomunano?
I microbi che causano le epidemie sono diversissimi fra loro, ovviamente. Quello che accomuna le epidemie della storia è lo sgomento di essere messi a rischio da qualcosa di invisibile, la paura e il bisogno di cercare certezza. Anche se oggi sappiamo cosa è un microbo, lo sgomento di fronte a una pandemia non è cambiato.
Che lezione ci insegna questa pandemia?
CI ha fatto definitivamente capire che l’umanità è una sola: per quanto divisi da confini e tradizioni, siamo veramente una sola unità. Virus e microbi non fanno distinzioni fra popoli e paesi, quindi le grandi difficoltà si affrontano tutti insieme e si vincono o si perdono tutti insieme.
Domani: come sarà?
Finché non avremo un vaccino o un’ottima cura, dovremo convivere con il virus sul quale, ancora, non si sa molto. L’opzione della cosiddetta protezione di gregge non mi pare, ad oggi, ragionevole. Nel migliore dei mondi possibili, ci ammaleremo meno grazie a delle misure che dobbiamo adottare tutti insieme. Anche per domani, la regola è quella della responsabilità individuale che, per ora, ha funzionato straordinariamente bene. Siamo migliori di come pensavamo e anche di come ci descrivono.
Le grandi epidemie: il libro
“Questo libro nasce dal desiderio di raccontare le malattie contagiose che minacciano la nostra specie, o perché si tratta di antichi nemici che ritornano, o perché in realtà sono sempre restati fra noi, o ancora perché dal “mondo invisibile” possono sempre emergere nuovi, devastanti agenti infettivi. Racconteremo come funzionano i vaccini e gli antibiotici, quali effetti collaterali possono davvero avere e come vengono “inventati” dai ricercatori. Perché, contrariamente agli eserciti, i microbi non firmano armistizi o capitolazioni: con loro la guerra è sempre all’ultimo sangue”.
“Le grandi epidemie – Come difendersi” (Donzelli Editore – maggio 2019) Tutto quello che dovreste sapere sui microbi con prefazione di Piero Angela.