Trama
Palos, Spagna, agosto 1492. Nuno ha sedici anni ed è un granchio. O almeno questo è il soprannome che gli ha dato sua madre, morta da pochi mesi. Pur vivendo sul mare, Nuno non ha mai desiderato solcarlo, preferendo guardarlo dalla terraferma – proprio come un granchio. Finché, per una serie di circostanze tanto sfortunate quanto casuali, deve imbarcarsi su una nave di cui ignora la destinazione. Non è una nave qualsiasi e nemmeno un viaggio qualsiasi: si tratta della Santa María, a bordo della quale Cristoforo Colombo “scoprirà” – per caso e per sbaglio – il Nuovo Mondo.
Le nostre riflessioni
Oro puro parte da un momento storico epocale, che tutti conosciamo: nel 1492 Cristoforo Colombo si appresta a tentare ciò che mai è stato fatto, solcare l’oceano per raggiungere le Indie e il giovane Nuno “Granchio” per caso s’imbarca come mozzo sulla Santa Maria fino a diventare lo scrivano del visionario esploratore (la casualità della vita è uno dei temi forti del libro).
Il romanzo è diviso in tre parti e, nonostante la mole, la lettura d si rivela subito piacevole e scorrevole. Dalla penna di Genovesi ci si fa condurre, si entra letteralmente in una vicenda che nota dai manuali di storia e che qui invece appare sotto un’altra essenza. L’epocale Scoperta dell’America viene raccontata attraverso gli occhi e le parole di un mozzo improvvisato. Nuno ha modo di avvicinare Cristoforo Colombo durante il lungo viaggio perché è uno dei pochi a sapere leggere e scrivere e Colombo ha bisogno di uno scrivano in quanto ha un problema a una mano. Questo è l’espediente letterario usato dall’autore per spiegare la presenza a bordo di un “mozzo inesperto” del quale non si hanno altre notizie.
“Mando te perché sei un incapace”, gli dice Colombo, ma non si riferisce alla sua inabilità, bensì all’incapacità di prendere e razziare: Nuno, diversamente dagli altri, è un animo puro non affascinato dall’oro.
Oro puro fa riferimento alla purezza di sentimenti, infatti il mozzo si innamora di una indigena. Al di là della storia d’amore che occupa uno spazio non indifferente nel libro – a tratti persino troppo – la storia è affascinante. Genovesi ha impiegato quindici anni per documentarsi e scrivere il romanzo. È una lettura davvero piacevole nel perfetto stile dell’autore, che non indulge mai nella caricatura, a partire dalla semplicità del mozzo. Di fatto è un romanzo di formazione ma anche uno spaccato di una storia notissima, della fame di ricchezze e delle spoliazioni dei conquistadores. Ed è anche un inconsueto ritratto di Colombo, un uomo visionario votato a un’unica idea, pronto a sfidare la sorte e le leggi della natura in nome della religione. Forse ci appare quasi più come un teologo che un esploratore e ci pone di fronte a un interrogativo: qual è il modo giusto di approcciarsi a un nuovo mondo?
Molto apprezzata la capacità di Genovesi di far immedesimare il lettore in un “Granchio” così attaccato alla terra eppure costretto a imbarcarsi contro la sua volontà. D’altra parte l’autore è un uomo di mare, sa di cosa parla, e riesce a rendere benissimo le enormi difficoltà di una navigazione verso l’ignoto, in acque mai solcate. Le descrizioni sulla navigazione sono accurate, come accurate sono la resa della vita assai difficoltosa dei marinai, l’odore maino delle alghe, i colori, i rumori. In effetti è un romanzo che profuma di mare, che insiste sull’importanza della conoscenza e sul fatto che siamo tutti quanti in cammino con l’unica certezza di essere in balia di forze che ci sovrastano: in ogni istante possono travolgerci, oppure gentilmente condurci verso esiti sorprendenti.
Lo consigliamo a...
A chi vuole leggere la Grande Storia da angolature diverse e inaspettate.
Le parole chiave del libro
Scoperta dell’America
Cristoforo Colombo
Oro
romanzo storico