Trama
Tratto da una storia vera, quella di Margot Wall, il romanzo è collocato durante la Seconda Guerra Mondiale e narra le vicissitudini di quelle donne che, per la paura del Führer Adolf Hitler di essere avvelenato, ne diventano, loro malgrado, le assaggiatrici.
La prima volta che Rosa Sauer, la protagonista, entra nella stanza in cui consumerà i prossimi pasti è affamata. “Da anni avevamo fame e paura“, dice. Con lei ci sono altre nove donne di Gross-Partsch, un villaggio vicino alla Tana del Lupo, il quartier generale di Hitler nascosto nella foresta. È l’autunno del ’43, Rosa è appena arrivata da Berlino per sfuggire ai bombardamenti ed è ospite dei suoceri, mentre Gregor, suo marito, combatte sul fronte russo.
Quando le SS ordinano “Mangiate“, davanti al piatto traboccante è la fame ad avere la meglio. Subito dopo, però, prevale la paura: le assaggiatrici devono restare un’ora sotto osservazione, affinché le guardie si accertino che il cibo da servire al Führer non sia avvelenato.
Nell’ambiente chiuso della mensa forzata, fra le giovani donne s’intrecciano alleanze, amicizie e rivalità sotterranee. Per le altre Rosa è la straniera: le è difficile ottenere benevolenza, anche se la stessa la cercherà, sebbene per carattere non se lo sarebbe mai aspettata. Poi, nella primavera del ’44, in caserma arriva il tenente Ziegler e instaura un clima di terrore. Mentre su tutti incombe il Führer, fra Ziegler e Rosa si crea un legame.
L’autrice riesce a mettere in evidenza nel racconto contraddizioni e paure, ricercando risposta a cosa significa essere e rimanere umani anche in un’esperienza così devastante, reprimendo le paure e lasciando sfogo ai desideri della giovinezza attraverso la fame e un “amore” contraddittorio come quello che lei vivrà, nonostante la consapevolezza che il soggetto del suo sentimento è al tempo stesso il suo carnefice.
La citazione degna di nota
Il mio corpo aveva assorbito il cibo del Führer, il cibo del Führer mi circolava nel sangue. Hitler era salvo. Io avevo di nuovo fame
Le nostre riflessioni
La scrittrice Postorino, che con questo libro ha ricevuto il Premio Letterario Chianti nel 2019, è riuscita a rendere la lettura del libro piacevole, sebbene tratti un argomento particolare e inedito.
Le prime riflessioni sono state proprio sul fatto che delle persone costrette a compiere il servizio di Assaggiatrici del Führer lo facessero in modo diverso: chi sentendosi onorata, chi provando disgusto nel compiere questo compito obbligatorio, dove nessuno poteva sottrarsi. Una lotta continua tra emozioni contrastanti, facendo tutti i giorni i conti con la vita (il cibo) e con la morte (il potenziale veleno), soddisfare la fame quasi insaziabile, per poi lasciare il posto alla paura dell’ora successiva per il pericolo dell’avvelenamento.
Grazie a questa lettura abbiamo avuto modo di conoscere un altro aspetto della crudeltà della guerra. Ogni sfaccettatura del libro offre molti temi di confronto. Abbiamo provato sentimenti contrastanti nel giudizio sulle assaggiatrici: pietà, rabbia, incredulità. Tanti sentimenti diversi su una storia realmente accaduta, che come tante storie sulle guerre ci ha portato a condividere che non bisogna mai dimenticare e che, per giudicare, bisogna conoscere. Anche la “storia d’amore” che nasce dal terrore non può essere giudicata, almeno così crediamo noi lettori.
Lo consigliamo a...
A tutti. Anche “i particolari” sono importanti per capire meglio l’orrore della guerra.
In questo libro la guerra non compare mai, se non con qualche notizia dal fronte, ma è lo spettro sempre presente che incombe su tutto attraverso la presenza/assenza del Führer e dei militari.
Le parole chiave del libro
Fame
paura
gioventù
guerra
violenza
sentimenti