La peste

La Peste

Autore Albert Camus

Casa editrice Bompiani

Pagine 336

La valutazione del Circolo

Che emozione ci ha lasciato il libro?

In collaborazione con Circolo di lettura sezione soci San Giovanni Valdarno

I Circoli di lettura sono una comunità di lettori che si ritrovano, una volta al mese, per scambiarsi opinioni e sensazioni su un libro la cui lettura, individuale, è stata decisa di comune accordo.

Trama

I singolari avvenimenti che danno materia a questa cronaca si sono verificati nel 194… a Orano”. Inizia così La Peste di Albert Camus. Siamo in un momento imprecisato degli anni Quaranta a Orano, città portuale algerina che Camus ci descrive come una città intensamente operosa ma brutta, priva com’è di alberi e giardi, un “luogo neutro” nel quale l’arrivo della primavera viene avvertito solo dall’arrivo al mercato dei fiori provenienti dall’esterno.

La storia ci viene narrata come una cronaca scritta in terza persona da Bernard Rieux, che ne è anche il protagonista principale.

Il giorno dopo aver accompagnato la moglie malata alla stazione, dalla quale raggiungerà una località di villeggiatura per la convalescenza, Rieux, medico di professione, inizia a notare una presenza insolita di ratti, vivi e morti, per le strade della città. È il presagio della terribile e inesorabile epidemia di peste bubbonica che colpirà e travolgerà Orano in poco tempo e della quale Rieux e il suo anziano collega Castet saranno i primi ad accorgersi.

La città si trova in poco tempo travolta dalla piaga e isolata completamente dal resto del mondo a causa del cordone sanitario con le quali le autorità l’hanno circondata per evitare il propagarsi della pestilenza. In questa nuova terribile condizione nella quale Orano si trova sprofondata seguiamo l’intrecciarsi della vicenda di Rieux, vero protagonista del romanzo, con le storie di altri abitanti della città: il cronista Tarrou; l’impiegato comunale e aspirante scrittore Grand; il gesuita Paneloux per il quale la peste è una punizione divina; il giovane giornalista Rambert; Cottard, commerciante, che vede la sua condizione migliorare con l’inasprirsi dell’epidemia e si arricchisce lucrando sui beni di prima necessità.

La citazione degna di nota

In verità, tutto per loro diventava presente; bisogna dirlo, la peste aveva tolto a tutti la facoltà dell’amore e anche dell’amicizia; l’amore, infatti, richiede un po’ di futuro, e per noi non c’erano più che attimi.

 

 

Al principio dei flagelli e quando sono terminati, si fa sempre un po’ di retorica. Nel primo caso l’abitudine non è ancora perduta, e nel secondo è ormai tornata. Soltanto nel momento della sventura ci si abitua alla verità, ossia al silenzio.

Nel mondo ci sono state, in egual numero, pestilenze e guerre; e tuttavia pestilenze e guerre colgono gli uomini sempre impreparati. Il dottor Rieux era impreparato, come lo erano i nostri concittadini, e in tal modo vanno intese le sue esitazioni. In tal modo va inteso anche com’egli sia stato diviso tra l’inquietudine e la speranza. Quando scoppia una guerra, la gente dice: «Non durerà, è cosa troppo stupida». E non vi è dubbio che una guerra sia davvero troppo stupida, ma questo non le impedisce di durare. La stupidaggine insiste sempre, ce se n’accorgerebbe se non si pensasse sempre a sé stessi. I nostri concittadini, al riguardo, erano come tutti quanti, pensavano a sé stessi. In altre parole, erano degli umanisti: non credevano ai flagelli. Il flagello non è commisurato all’uomo, ci si dice quindi che il flagello è irreale, è un brutto sogno che passerà. Ma non passa sempre, e di cattivo sogno in cattivo sogno sono gli uomini che passano, e gli umanisti, in primo luogo, in quanto non hanno preso le loro precauzioni. I nostri concittadini non erano più colpevoli d’altri, dimenticavano di essere modesti, ecco tutto, e pensavano che tutto era ancora possibile per loro, il che supponeva impossibili i flagelli. Continuavano a concludere affari e a preparare viaggi, avevano delle opinioni. Come avrebbero pensato alla peste, che sopprime il futuro, i mutamenti di luogo e le discussioni? Essi si credevano liberi, e nessuno sarà mai libero sino a tanto che ci saranno i flagelli.

Le nostre riflessioni

Siamo stati tutti concordi nel riconoscere il valore letterario di questo libro, un “vero romanzo”, ma la tematica, che condivide impressionanti analogie con il momento storico che stiamo vivendo, ha suscitato emozioni contrastanti. Alcuni di noi hanno trovato la lettura di questo romanzo alla stregua di un’esperienza catartica proprio alla luce della pandemia che stiamo affrontando, immedesimandosi e ritrovando i propri sentimenti in quelli evocati dal libro. Al contrario altri sono rimasti molto angosciati dalla lettura de “La peste“.

Particolarmente apprezzata è stata la scrittura fortemente evocativa, i dialoghi e la prospettiva filosofica ed esistenzialista che traspare dal libro. Orano è descritta in maniera vivida, come se fosse un organismo che partecipa materialmente delle tribolazioni dei suoi abitanti; anche i suoi suoni/rumori diventano i sintomi dell’adesione della città al dramma collettivo in corso.

Nel libro le figure femminili sono quasi totalmente assenti: le donne sono lontane (si veda la moglie di Rieux o la fidanzata di Rambert, fisicamente al di là del cordone sanitario e quindi irraggiungibili), e viste spesso come un rifugio dalle bruttezze del presente, caratteristica che ricorre spesso anche nei romanzi che trattano di guerra. Anche l’amore è un sentimento più pensato che vissuto.

Infine, abbiamo riflettuto sul fatto che La Peste, scritto nel 1947, sia stato sin dalla pubblicazione interpretato come un’allegoria dell’occupazione nazista della Francia. Nel momento storico che viviamo è però la potenza della trama, così vicina al nostro presente, ad affermarsi prepotentemente più di ogni altra metafora veicolata dal libro.

Lo consigliamo a...

La Peste è certamente un capolavoro della letteratura del Novecento. Lo consigliamo a chi non ha il timore di confrontarsi con le proprie paure viste le affinità e le corrispondenze con la nostra condizione attuale (ndr emergenza sanitaria per pandemia Covid – 19).
Un’esperienza di lettura che può però rivelarsi profonda e catartica.

Le parole chiave del libro

Vulnerabilità

solidarietà

comunità

separazione

isolamento

egoismo

speranza

orrore

paura

angoscia