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La libraia di Auschwitz

La libraia di Auschwitz

Autore Dita Kraus

Casa editrice Newton Compton Editori, 2021

La valutazione del Circolo

Che emozione ci ha lasciato il libro?

In collaborazione con Circolo di lettura sezione soci Pistoia

I Circoli di lettura sono una comunità di lettori che si ritrovano, una volta al mese, per scambiarsi opinioni e sensazioni su un libro la cui lettura, individuale, è stata decisa di comune accordo.

Trama

A soli tredici anni Dita viene deportata ad Auschwitz insieme alla madre e rinchiusa nel settore denominato Campo per famiglie (tenuto in piedi dalle SS per dimostrare al resto del mondo che quello non fosse un campo di sterminio): quello che conteneva il Blocco 31, supervisionato dal famigerato “Angelo della morte”, il dottor Mengele.

Qui Dita accetta di prendersi cura di alcuni libri contrabbandati dai prigionieri. Si tratta di un incarico pericoloso, perché gli aguzzini delle SS non esiterebbero a punirla duramente, una volta scoperta. Dita descrive con parole di una straordinaria forza e senza mezzi termini le condizioni dei campi di concentramento, i soprusi, la paura e le prevaricazioni a cui erano sottoposti tutti i giorni gli internati. Racconta di come decise di diventare la custode di pochi preziosissimi libri: uno straordinario simbolo di speranza, nel momento più buio dell’umanità.

Bellissime e commoventi, infine, le pagine sulla liberazione dei campi e del suo incontro casuale con Otto B Kraus, divenuto suo marito dopo la guerra. Parte della storia di Dita è stata raccontata in forma romanzata nel bestseller internazionale “La biblioteca più piccola del mondo”, di Antonio Iturbe, ma finalmente possiamo conoscerla per intero, dalla sua vera voce. La vera storia di Dita Kraus, la giovanissima bibliotecaria di Auschwitz, diventata un simbolo della ribellione, finalmente raccontata da lei stessa.

La citazione degna di nota

Non devo più mettere in pausa nulla: ora sono tornata al passo con la mia vita

Le nostre riflessioni

Il libro è il racconto biografico di una vita intera, una bella testimonianza sul vissuto di una famiglia ebrea, nemmeno religiosa, con uno spaccato interessante sulla parte che riguarda la vita prima del campo di concentramento.

Le descrizioni che l’autrice mette su carta sono particolareggiate, soprattutto quelle del periodo di permanenza nel campo. La maggioranza concorda con la suddivisione in almeno in tre parti: il momento dell’infanzia, il momento della deportazione e della vita nei campi di concentramento e il momento della liberazione e del ritorno alla vita, con la descrizione attenta della vita in Israele.

Tutte le situazioni sono descritte benissimo, la lettura è scorrevole ed è come leggere un diario.

Un aspetto che emerge in maniera preponderante è la vita messa in pausa, l’attesa, l’anestesia emotiva. Basti pensare che in Italia nella traduzione, il titolo del libro è stato cambiato da Una vita in pausa a La libraia di Auschwitz.

Il filo conduttore può essere riconosciuto nella crescita personale della donna: all’interno del campo la dimensione della persona è annientata, la protagonista è sopraffatta da un senso di impotenza, raggiungendo la disperazione più totale. L’unico modo per sopportare un dolore, la nostalgia di casa, il senso di solitudine era la l’amicizia che si era creata tra le donne protagoniste. Il libro è piaciuto a tutti. È stato rilevato che gli ebrei avevano paura di essere identificati e quindi non reagivano, si facevano portare via tutto e davanti alla paura non sapevano come muoversi. È un libro che parla di resilienza, amicizia, dolore.

Da sottolineare “i libri parlanti”, cioè quegli educatori del Kinderblock che ricordavano bene un libro e si spostavano tra un gruppo e un altro di bambini e raccontavano la storia a puntate. Un’altra caratteristica che tutti abbiamo sottolineato è il distacco dalle emozioni. L’autrice descrive le cose che accadono come se fosse una spettatrice e non una attrice: il dolore ha creato una sorta di muro nei confronti delle emozioni. La maggioranza ha concordato che il libro non ha il titolo giusto, perchè in effetti di libri e di biblioteca se ne parla in pochissime pagine, e il riassunto di tutto si trova nell’ultima frase del libro.

Lo consigliamo a...

A chi vuole esplorare la Memoria con uno sguardo diverso, a chi non vuole smettere di conoscere. A tutti, per non dimenticare.

Le parole chiave del libro

Memoria

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dolore

diario