Coltivare la vite, magari per produrre uva da tavola di qualche specie diversa da quelle che comunemente si trovano in commercio, può rivelarsi una buona scelta sia per l’aspetto alimentare, sia per quello ornamentale. La coltivazione di questa antichissima pianta di origine asiatica, poi diffusasi nel corso dei millenni in gran parte d’Europa, è abbastanza semplice e con un minimo di impegno i risultati non tarderanno ad arrivare.
Il momento adatto all’impianto delle giovani viti è tra febbraio e marzo, ma la buca – profonda e larga almeno 50 cm – in cui alloggeranno, può essere scavata a inizio autunno per arieggiare al meglio la terra e renderla soffice.
Al momento della messa a dimora, occorrerà mescolare al terreno concime organico nella dose di circa un etto per pianta; dopo il trapianto ci vuole una buona annaffiatura. Durante il primo anno di impianto, nei mesi estivi, bisogna irrigare la nostra vite una volta la settimana.
Tipologie
Le varietà d’uva da tavola di specie che potremmo definire “antiche” sono moltissime, e si possono reperire nei vivai specializzati.
Fra le uve bianche, di cui è possibile procurarsi piantine da adottare, ricordiamo la Luglianega,varietà precoce che matura come suggerisce il nome già in luglio, la Perla di Csaba e la Delizia;anche la Colombana,che vanta una tradizione speciale in Toscana, è piuttosto rinomata, poiché possiede quella che in gergo si definisce la “duplice attitudine”: è adatta sia al consumo sulla tavola sia alla vinificazione, che nel caso specificoè quella destinata al prezioso vinsanto.
Per le uve nere, citiamo la Cardinal e il Moscato d’Amburgo,vitigno molto produttivo che resiste bene alla calura estiva.
Come costruire un pergolato
In occasione del trapianto, sarebbe utile posizionare anche il palo che sosterrà la vite e che diverrà, nel caso decidessimo di realizzare un pergolato, il punto d’inizio dello stesso. Per una pergola di dimensioni adeguate, sono necessarie almeno tre piante distanziate un metro circa fra di loro.
Successivamente, si collocheranno i nuovi pali e si poggeranno i traversi orizzontali che aiuteranno i tralci della vite ad arrampicarsi in modo da formare la copertura necessaria. Occorrono circa tre anni per realizzare una pergola, periodo nel quale le piante crescono abbastanza sia per garantire una buona ombra, sia per produrre qualche chilo di uva ciascuna.
Anche sul terrazzo, purché ampio, è possibile progettare un pergolato; niente buche in questo caso, ma grandi conche o cassette riempite di buon terriccio, ricco di materia organica. Tutto l’occorrente si può reperire in un consorzio o in un centro specializzato, dove potremo ricevere i consigli necessari per una buona riuscita della nostra impresa.
Vigneti di una volta
I vigneti che siamo abituati a vedere sono spesso coltivati con piglio industriale, poiché bisogna ottenere dalle piante la massima resa e soddisfare l’enorme domanda di vino che il mercato richiede.
Il risultato è esteticamente freddo, geometrico, quasi asettico. Pali di acciaio, che sostengono centinaia o migliaia di viti, si estendono in lunghi interminabili filari, tutti uguali, piatti e monotoni. Un tempo i metodi erano diversi, certo molto più impegnativi, in compenso più belli, naturali e maggiormente rispettosi dell’ambiente.
Le vigne cosiddette maritate erano la norma, e ancora oggi da qualche parte può capitare di vedere vecchie viti adagiate sui tronchi degli aceri o dei frassini, gli alberi che più di tutti ben si “sposano” con la pianta di Bacco.
I sostegni alla vite a quel tempo erano proprio gli alberi: la vegetazione si sviluppava contemporaneamente sia sulla vite sia sui rami dell’albero, e i grappoli si disponevano a ombrello su tutta la chioma; in questo modo maturavano a un’altezza di due-tre metri da terra prendendo moltissimo sole e asciugandosi facilmente dalla rugiada o dalle piogge, grazie all’ottimale ventilazione: condizioni ideali per un buon vino.