Probabilmente è morto nel tentativo di salvare il suo cane travolto da un’ondata dovuta a un’alluvione, molto probabilmente si trattava di un marinaio con gambe corte e forti, braccia lunghe e allenate dalla fatica ai remi e cassa toracica ampia.
Gli scheletri, rinvenuti sul fondale sotto la nave B, sono ora ricostruiti in una sala del Museo delle Navi Antiche di Pisa: quasi 5000 metri quadri di superficie espositiva definitivamente aperti al pubblico, dopo un percorso di ricerca e restauro durato vent’anni, il 16 giugno, giornata importante per i pisani che festeggiano il patrono San Ranieri con la Luminara in Arno.
Quando si dice il caso
Nel 1998, alla periferia di Pisa che va verso il mare, le Ferrovie dello Stato stavano facendo degli scavi a fianco della stazione di Pisa San Rossore per la realizzazione di un centro di controllo sulla linea Roma-Genova. Durante i lavori emersero reperti in legno la cui importanza apparve subito evidente agli archeologi.
A sei metri di profondità c’era un’incredibile serie di relitti navali con i loro carichi di prodotti commerciali e le testimonianze della vita a bordo. Non solo la quantità dei reperti, ma anche lo stato di conservazione era eccezionale.
Sepolto da diversi strati di argilla, il legno si era mantenuto integro: la mancanza di ossigeno aveva impedito a funghi e batteri di intaccare cellulosa e lignina. Per questo si è parlato di una sorta di Pompei del mare e, come nella città campana, i ritrovamenti hanno aiutato gli storici a ricostruire con particolare accuratezza uno spaccato di vita lontana nei secoli.
La vita sulle navi
La flotta del museo è composta da trenta navi romane e dal loro carico di merci e oggetti personali dei marinai. Si tratta di scafi da guerra e da commercio, da mare e da fiume. Risalgono a un periodo assai ampio che va dal III secolo a.C. al VII d.C, per un totale di circa 8000 reperti. Oltre alle imbarcazioni, testimonianze di vario genere che ci aiutano a comprendere come fosse la vita dei marinai che su quelle navi trascorrevano la loro esistenza: calzature in legno, frammenti di indumenti in cuoio, una cassetta di legno con monete e medicamenti.
Nelle sale del museo troviamo esposti anche gli oggetti utili per la vita di bordo: fornelli, vasellame, piatti, attrezzi, lucerne, ma anche resti vegetali (come semi), utili per capire i commerci e l’alimentazione in mare. E ancora tutto quello che serviva per pregare gli dei sperando di scongiurare tempeste e naufragi: oggetti votivi, piccole statuine, scarabei e amuleti portafortuna.
Pisa e il mare
Immaginiamo il territorio in epoca romana, appena alle spalle di una foce ramificata e in continuo cambiamento, delimitato a nord dall’Auser, come era chiamato a quei tempi il Serchio, e dall’Arno a sud. Non esisteva un porto vero e proprio, ma più genericamente un’area portuale, con alla fonda piroghe, navi da mare e da fiume. Non era un territorio di facile gestione, le alluvioni dei due fiumi erano frequenti e spesso disastrose. Le navi che vediamo restaurate oggi nel museo probabilmente sono state vittime di una di queste inondazioni.
Il museo ricostruisce il rapporto della città con l’acqua e il mare: quali erano le attività che si svolgevano in quella che poi sarebbe diventata una potente Repubblica marinara? Pisa, a metà della costa tirrenica, rappresentava un approdo importante per il commercio marittimo, prima etrusco e poi romano.
E a questo fatto la città doveva la sua fortuna: ricca di officine ceramiche, e di attività tipiche di una località fra mare e terra, come la pesca, l’agricoltura e la lavorazione del legname.
Da mare e da fiume
Le navi romane sfruttavano per muoversi sia la forza del vento che quella delle braccia dei marinai. Oltre ai remi sono state ritrovate parti delle vele quadrate che venivano governate da un complesso sistema di funi e corde. Nel museo anche installazioni multimediali che aiutano a conoscere meglio le tecniche di navigazione antica.
Fra le navi ritrovate, la prima è lunga 18 metri, un’altra è a forma di piroga ed era una veloce imbarcazione fluviale, altre ancora erano dei traghetti a fondo piatto manovrati a riva da un argano o da cavalli.
La nave Alkedo è stata ricostruita a grandezza naturale e decorata, grazie alle tracce di colore superstite, in bianco con rifiniture rosse, così com’era prima di finire sotto strati di sabbia e argilla. A prua, nero, il simbolo dell’occhio, protezione dalle avversità.
Senza barriere
«Siamo orgogliosi della chiusura di un percorso che in vent’anni ha coinvolto più di 300 persone dalle professionalità più disparate: archeologi, architetti, storici dell’arte, restauratori – spiega Andrea Camilli, responsabile del progetto per la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Pisa e Livorno – L’esposizione è costruita con un tipo di linguaggio che avvicina il pubblico all’archeologia, rimuovendo il più possibile le barriere visibili che separano l’utente dall’oggetto, rendendolo apparentemente a portata di mano del visitatore».
Visite guidate gratuite riservate ai soci
Sabato 6, 13, 20 e 27 luglio 2019 ci saranno delle visite guidate gratuite per i soci Unicoop Firenze con l’acquisto del biglietto di ingresso ridotto di euro 8. Durata della visita due ore. Prenotazione obbligatoria e soggetta a disponibilità di posti.
Info e prenotazioni
Il Museo delle Navi Antiche è a Pisa in Lungarno Ranieri Simonelli 16.
Per prenotare la visita guidata gratuita chiamare o scrivere a 05047029 o prenotazioni@navidipisa.it