«Credo che in questo momento ci sia bisogno di grande attenzione sulla Palestina, su Gaza, perché quello che sta accadendo ormai da anni è oltre ogni forma di… non so, di comprensione». Focus dunque sulla Palestina per “Middle East Now” – il festival fiorentino di cinema, dal 7 al 12 ottobre in diversi spazi cittadini, che racconta storie e luoghi della vasta area che va dal Marocco all’Afghanistan – perché, prosegue Roberto Ruta, che ne è direttore artistico insieme a Lisa Chiari, «è necessario prendere una posizione e sostenere anche chi crea arte, fa cultura, racconta quello che sta accadendo».
Oltre Gaza
Fra le anteprime, Yalla parkour (7 e 8): protagonista è Gaza prima della guerra vista attraverso un gruppo di ragazzi che pratica il parkour, sport che «mi ha insegnato questa mentalità: magari si cade due, tre o quattro volte prima di raggiungere l’obiettivo. Vale lo stesso per noi palestinesi di Gaza, andiamo avanti, e sorridendo dimostriamo che saremo ancora vivi», ha detto Ahmed Matar, atleta e protagonista del film.
Al festival arriva anche uno dei nomi di punta della scena culinaria contemporanea mediorientale, lo chef Sami Tamimi, che presenterà il suo ultimo libro e proporrà uno speciale workshop di cucina palestinese; e il progetto “PenPalestine” con le sue cartoline disegnate da artisti di tutto il mondo in solidarietà con la popolazione palestinese di Gaza: saranno esposte in una speciale installazione al Cinema La Compagnia, e acquistabili per raccogliere fondi a favore di organizzazioni mediche attive a Gaza.
Tema conduttore della 16ª edizione del festival è “Radical Imagination”: l’obiettivo è offrire, spiega Ruta, «un momento di riflessione sulla potenza delle immagini, creando immaginari e prospettive diverse rispetto alla situazione attuale del Medio Oriente»: una realtà oggettivamente critica cui fa da contraltare la visione di artisti e registi che offrono la possibilità di guardare a un futuro diverso. Circa 40 i film in anteprima, lavori che ci ricordano che «ci sono anche società molto giovani, vibranti, con vite non troppo lontane dalla nostra: nelle storie che ci raccontano i registi, emerge la volontà di cambiamento, di affermazione di libertà», conclude.
Tanti Paesi, storie diverse
Storie come quelle che vengono dall’Iran, con il documentario Cutting through rocks (il 9) che vede come protagonista Sara Shahverdi, donna divorziata e motociclista pronta a sconvolgere le abitudini patriarcali facendosi eleggere sindaca in un remoto villaggio conservatore; o il film Bidad (l’8), protagonista la ventenne Seti che lotta per condividere la sua voce con il mondo in una società in cui alle donne non è permesso cantare in pubblico.
O ancora dall’Afghanistan, con The last ambassador (l’11) in cui Manizha Bakhtari, ambasciatrice afghana a Vienna, lotta contro il regime talebano promuovendo istruzione e diritti per le donne; o dall’Iraq, con The lions of the River Tigris (il 10): girato a Mosul, città con 8000 anni di storia, devastata durante la battaglia per la liberazione dall’Isis, racconta la lotta di tre uomini che si rifiutano di lasciarla cadere nell’oblio.
O ancora dal Libano, con il film Do you love me? (l’11), e la mostra “Beirut, recurring dream” che raccontano di un Paese, e una città, fatti di gioia e bellezza, ma anche di violenza e paura che si ripresentano ciclicamente, fra cicatrici e capacità di adattamento. Tante storie di resilienza, e di lotta, per un futuro alternativo.
Ingresso in convenzione per i soci Unicoop Firenze.
50 Giorni di cinema
Dopo “Middle East Now” il cartellone della rassegna di festival internazionali a cura di Fondazione Sistema Toscana, propone a ottobre a Firenze “FánHuā Chinese Film Festival” (15-19/10) un focus sul miglior cinema cinese che, spaziando tra generi diversi, racconta la contemporaneità di quel grande Paese, e “Festival di Cinema e Donne” (22-26/10), il festival al femminile più longevo d’Italia che da quasi mezzo secolo dà spazio allo sguardo delle donne sul mondo. Chiude “France Odeon” (29/10-2/11) con le eccellenze del cinema transalpino.