Dimenticate Facebook e Twitter. Se avete figli e nipoti adolescenti e volete controllare la loro attività social, dovrete migrare su Instagram, su Snapchat o su quelle app come Tik tok, che esaltano la voglia di protagonismo e di segretezza dei giovanissimi.
Di protagonismo perché con questi social caricare online una foto o un video è estremamente facile anche per bambini che frequentano le scuole elementari e basta un click per far girare nel mondo digitale esibizioni di canto, ballo, recitazione, imitando gli youtuber più famosi.
La segretezza è garantita da strumenti come Snapchat, che cancellano entro 24 ore messaggi, foto e video inviati.
Ci sono poi i giochi in condivisione, i social games: ci si può cimentare in sfide entrando in contatto con avversari dall’altra parte del mondo, senza faccia, né identità. Dietro a un nick name (un soprannome utilizzato come identificativo per il gioco) può nascondersi chiunque.
Rischi reali del mondo virtuale
Quali sono i rischi che si corrono in questo mondo virtuale? Partiamo dalla privacy: i ragazzi spesso non sono consapevoli che le loro esibizioni on line sono potenzialmente viste da una moltitudine di persone che può superare il numero di quelli che guardano la tv o leggono un giornale. Mentre per pubblicare una foto su un mezzo stampa ci vogliono le autorizzazioni di entrambi i genitori e così anche per la televisione, per il web no.
Per i giochi on line si apre anche una questione economica: livello dopo livello, infatti, le sfide diventano sempre più complesse, tanto da sembrare impossibili da risolvere. A questo punto o si abbandona il gioco, oppure si acquistano pacchetti “evolutivi” proposti dal sistema, che permettono di sbloccare superpoteri o armi speciali dietro pagamento di soldi reali. Ecco allora che dai giovani giocatori, in maniera inconsapevole, possono essere spese con un semplice click cifre anche notevoli, attraverso le credenziali delle carte di credito dei genitori inserite sugli smartphone per altri scopi.
Illusi e poco felici
La vita social può essere talmente coinvolgente che bambini e ragazzi rischiano di essere completamente assorbiti in una dimensione lontana dalla vita reale: «Per molti ragazzi l’online diventa un’isola felice dove si ha l’illusione di realizzare un’idea di sé positiva. Bastano un po’ di likes per sentirsi apprezzati, ma è un fenomeno illusorio – spiega Beniamino Gigli, medico e psicoterapeuta, autore del libro Adolescenti nella rete (L’asino d’oro editore) -. Sappiamo invece che per la costruzione di un’identità servono relazioni reali e durature che i social non possono offrire». La rete diventa quindi un rifugio per molti adolescenti, soprattutto quando le situazioni familiari sono problematiche.
«Bambini e ragazzi trascurati e abbandonati a loro stessi corrono rischi maggiori di perdersi nel web perché in qualche modo internet offre una compensazione a delle mancanze – aggiunge Assunta Amendola, coautrice del volume e docente in un liceo -. Ci sono conseguenze anche sulle capacità cognitive che diminuiscono, con deficit dell’attenzione e della memoria. Il multitasking ci dà l’impressione di essere più produttivi, ma quando all’apprendimento non segue la possibilità di sedimentazione delle competenze acquisite, queste in poco tempo svaniscono».
C’era una volta la scoliosi
La dipendenza da smartphone e internet, numerose ricerche scientifiche lo provano, modifica la chimica del cervello degli adolescenti che ne sono vittime. Una Tac mentre interagiamo con questi dispositivi mostra il cervello come una città vista dall’alto di notte: i punti luce sono le aree sollecitate da migliaia di informazioni. E infatti ci sentiamo mentalmente stanchi, in qualche modo consumati, dopo aver usato uno smartphone.
C’è poi quel disturbo che gli inglesi hanno chiamato tech neck, ossia collo tecnologico. Dipende dalla postura che assumiamo guardando lo smartphone: collo curvato di 45 gradi, muscoli sollecitati cinque volte oltre il necessario, avanzamento del bacino, con conseguente appiattimento delle curve cervicale e lombare e accentuazione di quella dorsale. Quando la posizione diventa abituale, lo scheletro si deforma. Allerta per i giovanissimi, il cui apparato scheletrico è ancora da plasmare.
A cosa stare attenti
I ragazzi non hanno voglia di vedere gli amici, smettono di fare sport, il rendimento scolastico peggiora, diminuisce l’appetito. La colpa potrebbe essere della dipendenza da web. In Giappone il disturbo ha preso il nome di sindrome di Hikikomori e sta contagiando anche i Paesi occidentali.