In mezzo a tanti dubbi e domande, una certezza: dopo l’emergenza Coronavirus, distanziamento sociale e minore affollamento sono le nuove regole del vivere comune. Vale anche in ambito sanitario, dove può giocare un ruolo cruciale la telemedicina: l’insieme delle tecniche mediche e informatiche che permettono di seguire un paziente a distanza, cercando al tempo stesso di ridurre l’afflusso in ambulatori e ospedali. A che punto siamo in Italia?
Non è fantascienza ma realtà, diffusa ancora a macchia di leopardo ma già possibile, come spiega Giannantonio Pellicanò, coordinatore del comitato scientifico dell’Associazione nazionale di Telemedicina e informatica-medica, neurochirurgo dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Careggi.
Che servizi offre oggi la telemedicina?
I servizi già praticabili sono principalmente la televisita, o teleconsulto, e il telemonitoraggio. Nella televisita paziente e medico dialogano attraverso un collegamento video in tempo reale e il medico fornisce una consulenza a distanza. Si va da un parere medico alla richiesta di ricette o certificati, fino alla lettura di esami diagnostici.
Nel telemonitoraggio, invece, il paziente utilizza degli strumenti per misurare parametri come ritmo cardiaco, pressione, glicemia o saturazione di ossigeno. Il medico visualizza i valori e, in tempo reale, valuta eventuali campanelli d’allarme. È molto utile nel caso di pazienti anziani o con patologie croniche da monitorare quotidianamente.
Altre applicazioni?
La teledidattica a distanza per studenti e medici e la teleassistenza, con servizi a distanza forniti alle persone più fragili, anziane o disabili che necessitano di un intervento assistenziale continuativo o anche d’urgenza. Infine, è un sistema che permette ai medici di scambiarsi informazioni e coordinarsi a distanza per gestire pazienti critici o non immediatamente raggiungibili, in caso di medicina di urgenza e di emergenza.
Quali gli impieghi rispetto al Coronavirus?
In emergenza la telemedicina è salvavita, in particolare per la teleassistenza e la televisita in video-chiamata, che permettono al paziente di restare a casa e avere, anche più volte al giorno, un consulto medico e una verifica di sintomi improvvisi e gravi legati al virus. È un duplice servizio: al singolo paziente e alla comunità, che deve essere preservata dal contagio. La teleassistenza è utile anche nel post ricovero, per seguire il paziente ancora malato, ma rientrato al suo domicilio.
Quali le previsioni di utilizzo per il prossimo futuro?
Da alcune statistiche recenti, siamo intorno al 60-70% di possibilità fra cittadini effettivamente raggiungibili e medici in grado di utilizzare questo strumento fin da ora. Molte piattaforme sono già disponibili, gli strumenti non sono costosi, specialmente se usati su larga scala, e oggi anche i medici stanno spingendo in questa direzione: i tempi sono maturi per un cambio di paradigma dell’assistenza sanitaria.
La tecnologia non spaventa più?
Con soddisfazione vediamo un numero sempre crescente di anziani che utilizzano con abilità telefoni cellulari e computer. La nostra esperienza ci dice che in poco tempo i pazienti debitamente formati sono in grado di utilizzare gli strumenti con efficacia. Rimane da investire su ottime reti diffuse e su scala nazionale per servizi che sono e devono restare pubblici, di tutti e per tutti.
Cinque buoni motivi per adottare la telemedicina?
Perché è indispensabile, indifferibile, affidabile, economica e, in casi come l’emergenza Coronavirus, un salvavita.