«Ci hanno rubato gli anni migliori della nostra vita» a parlare è Alessio, dodici anni all’anagrafe, ma molto più maturo della sua età. Questo periodo vissuto con la sgradita compagnia del Covid non ha fatto solo morti e non ha solo messo in ginocchio l’economia di un Paese, ha anche tagliato le gambe all’energia dei più giovani, isolati in casa, privati dei normali contatti amicali e delle attività di svago, dalle competizioni sportive alle serate in compagnia. Il Covid ha lasciato sulla strada molti feriti anche in quella fascia d’età che non è stata colpita direttamente dalla malattia.
Ha dato l’allarme nelle settimane passate Stefano Vicari, responsabile di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza all’ospedale Bambino Gesù di Roma spiegando che sono in aumento i tentati suicidi e gli atti di autolesionismo fra i giovani e i giovanissimi: nel 2020 i ricoveri nell’ospedale romano per problemi psichiatrici hanno superato quota 300, un numero spropositato, se confrontato ai dodici del 2011. Ecco che le parole di Alessio non sembrano più un’esagerazione da preadolescente, ma un grido di aiuto rivolto al mondo degli adulti.
Fra psicologia e biologia
Le richieste urgenti di aiuto sono cresciute ovunque, non solo a Roma, come spiega Stefano Pallanti, fondatore dell’Istituto di Neuroscienze di Firenze e professore alla Stanford University: «La paura del contagio tiene lontani dai pronto soccorso e ho visto molti casi di comportamenti suicidari, ingestione di farmaci o traumi procurati, che sono stati gestiti dalle famiglie, talora con l’aiuto del medico di assistenza primaria da solo, sfuggendo alle statistiche. Ci sarebbe bisogno di programmi di prevenzione e di un uso più largo della telepsichiatria, per intervenire prontamente».
Facile immaginare che la pandemia e le forme di distanziamento abbiano conseguenze sulla salute mentale per gli effetti sociali, meno intuibili per i non esperti quelli di tipo biologico o ambientale: «La riduzione dei contatti sociali agisce a livello del sistema immunitario, incrementando gli stati infiammatori – prosegue Pallanti -; lo si vede ad esempio dall’aumento del fibrinogeno nel sangue. Uno studio recente ha dimostrato che perfino la risposta al vaccino è meno efficace quando si sia sofferto l’isolamento».
Dipendenza da internet e disturbi alimentari
Nel periodo di chiusura, invece che diminuire, le dipendenze sono aumentate. L’uso problematico di internet, ovvero quando interferisce nella vita di tutti i giorni, che già coinvolge circa il 10% della popolazione giovanile, è cresciuto del 50%. «Abbiamo studiato il gioco d’azzardo via internet e l’incremento è drammatico, con il raddoppio dei casi, in particolare tra i maschi, indipendentemente dal reddito. Anzi, pare che il fenomeno coinvolga di più i disoccupati e le famiglie a basso reddito» entra nello specifico Pallanti.
Cresciuti del 50% anche i disturbi della condotta alimentare, soprattutto il binge-eating, le abbuffate da cibo, diffuse prevalentemente fra le ragazze. Il fenomeno era già presente, ma il lockdown e l’isolamento sociale hanno accentuato la tendenza dell’esordio precoce di bulimia e anoressia. Ma non solo. «Sono molto cresciuti i comportamenti autolesivi non suicidari, come il cutting, ma anche la tricotillomania e la dermatillomania, quando cioè il soggetto si fa male intenzionalmente, oppure si strappa peli e capelli, o si procura lesioni cutanee tormentandosi ad esempio i brufoli e passando lunghe ore in bagno davanti allo specchio» aggiunge ancora Pallanti.
Meccanismi di resilienza
Le soluzioni ci sono e le chiediamo ancora una volta al medico: «Alimentare i rapporti sociali rinforza il sistema di difesa immunitario, mantenere una buona routine nell’orario per addormentarsi e una regolare attività fisica evitano la disregolazione dell’asse ipotalamo-ipofisi e tutte le conseguenze correlate».
Bene ha fatto chi nel lockdown ha riscoperto la passione della cucina o ha tirato fuori dagli armadi i giochi da tavolo, diventati occasione di condivisione in famiglia. Inoltre, «è importante ridurre la pressione dei media che nei mesi scorsi hanno fatto del Covid 19 il tema unico dell’intrattenimento – conclude Pallanti -. Dopo aver ascoltato le notizie in tv, si rimane impotenti e l’impotenza genera soltanto frustrazione e paura ».
Campanelli d’allarme
I genitori devono fare attenzione se nei figli notano:
- modifiche della routine quotidiana;
- variazioni sostanziali del consueto orario di addormentamento;
- cambiamenti negli orari e nel tipo di alimentazione;
- mutamenti nella cura dell’aspetto fisico e della pulizia personale;
- presenza di dolori articolari o di inconsuete difficoltà intestinali;
- incremento dell’uso di internet oltre il necessario;
- assenza di attività fisica che è naturale e necessaria durante l’adolescenza.
In questi casi è bene intervenire, chiedendo aiuto agli specialisti.
Approfondimenti. Gli adolescenti in Italia
Sono 4 milioni gli adolescenti in Italia, ragazzi e ragazze fra gli 11 e i 17 anni. Un universo da esplorare che rappresenta il futuro del Paese e che ci fa immaginare l’Italia che sarà. Un Paese, il nostro, caratterizzato da immobilità sociale e povertà educativa.
I dati pubblicati da Openpolis dicono che il 54% degli alunni di terza media proveniente da famiglie svantaggiate non raggiunge la sufficienza nei test Invalsi. Alla vigilia della scelta della scuola superiore, i ragazzi risultano già divisi in categorie: i figli di professionisti, laureati e diplomati scelgono prevalentemente licei e istituti tecnici, i figli di operai e di chi svolge lavori manuali le scuole professionali; infatti nel 2019 solo il 16,6% dei diplomati dei licei era figlio di operai.
Altri dati: due terzi dei figli di chi ha non il diploma, non l’avrà a sua volta. In questo modo le disuguaglianze a livello di istruzione e, spesso di conseguenza anche di reddito, si perpetuano attraverso le generazioni.
Il periodo dell’adolescenza non è quindi critico solo per la crescita e la sfera comportamentale, ma lo è anche per le scelte che si fanno e che condizioneranno il futuro. Il Covid rischia di accentuare la situazione di povertà educativa già presente nel Paese. La difficoltà di accesso alla rete, la carenza di strumenti tecnologici e il distacco fisico fra insegnanti e studenti influiranno sulla formazione dei giovani e sulle loro scelte.