Siamo a cavallo!

Nelle campagne di Montaione il primo centro italiano riconosciuto per il recupero degli animali “smessi”

«Ho iniziato a prendere coscienza degli abusi che subiscono i cavalli venti anni fa, quando ho cominciato a prendere lezioni di equitazione in un piccolo maneggio a conduzione familiare» racconta Sonny Richichi, presidente di Italian horse protection.

«Poi ho incontrato Koral, un cavallo difficile da gestire, e ho deciso di prendermi cura di lui e di tenerlo con me. Gli esperti mi dicevano che dovevo “sottometterlo” e di “non dargli spazio”. Era il metodo di addestramento classico, che però non ha portato alcun risultato, fino a quando ho deciso di seguire il mio istinto. Ho iniziato a costruire una relazione con lui cercando di osservarlo e capirlo. Nel giro di poco diventò sempre meno diffidente. Mi sono reso conto che, sebbene in buona fede, si fanno spesso errori gravi con questi animali, perché si conoscono poco».

Un mondo difficile

L’ambiente dei cavalli è tanto vasto quanto sconosciuto: va dalle corse clandestine alle gare ippiche, all’equitazione, ai palii, ai circhi, alla sperimentazione, al pellame, alla carne, ai maneggi, alle carrozze. Purtroppo gli equini sono una specie poco tutelata, perché la normativa è scarsa e confusa e anche le associazioni animaliste raramente se ne occupano.

«Dopo 14 anni di lavoro in banca, ho deciso di cambiare vita – prosegue Sonny – e nel 2007 mi sono trasferito in Toscana, a Montaione, per lavorare presso un’azienda vinicola dove i proprietari avevano anche alcuni cavalli tenuti liberi. Purtroppo, per ragioni familiari, l’azienda ha dovuto fare scelte diverse, così ho deciso di occuparmi io degli animali e di costituire nel 2009 un’associazione, Italian horse protection, che si occupasse di tutela degli equini in modo professionale. È stato un processo lungo e difficile con poche risorse disponibili, ma realizzato con passione e con serietà. Negli anni abbiamo imparato a conoscere l’etologia e la psicologia e abbiamo raggiunto ottime conoscenze veterinarie».

L’associazione, grazie alla sua reputazione, dialoga con il Ministero della salute, con le istituzioni e varie università italiane e straniere. «È vero, siamo interlocutori credibili – sottolinea il presidente -; purtroppo però non riceviamo nessuna sovvenzione, pur avendone diritto, e le spese sono tantissime. Gestire il centro richiede grandi sforzi economici e persone competenti, gli animali devono essere seguiti tutti i giorni, alimentati e curati. Promuoviamo attività divulgative e didattiche, per favorire un cambiamento culturale. Ihp infatti nasce con lo scopo di sovvertire il luogo comune secondo il quale il cavallo è qualcosa da usare».

Volontari da tutto il mondo

Attualmente il centro ospita 64 cavalli, ma negli anni ne sono transitati centinaia che avevano le storie più disparate: dalle corse clandestine agli allevamenti in fallimento, a quelli tenuti in condizioni inaccettabili da privati. Molti sono cavalli anziani, che vengono “smaltiti” dai centri ippici quando non sono più performanti mentre, nelle condizioni idonee, possono raggiungere tranquillamente i 40 anni di età.

«Il centro è meta di volontari da tutto il mondo, che sono sorpresi quando vedono gli animali vivere liberi in branco rilassati, socievoli e tranquilli. Confesso che qualche volta mi sembra di essermi infilato in un’impresa titanica e mi chiedo chi me lo ha fatto fare – ci confida Sonny -. Poi penso alle vite che siamo riusciti a salvare e questo mi ricarica. Recentemente una pony, sequestrata per maltrattamento mentre era in attesa di essere trasferita, ha partorito Grifo, un puledrino che ha manifestato subito una grave infezione agli occhi. Nonostante le cure tempestive, non è stato possibile salvargli la vista. L’idea di gestire un cavallo cieco terrorizzava chiunque e l’unica soluzione sembrava essere l’eutanasia. Abbiamo accolto entrambi. Le prime settimane il piccolo aveva bisogno di essere guidato e aiutato anche da noi, adesso, invece, si muove in perfetta autonomia e armonia insieme alla sua mamma. Vederli insieme è bellissimo e un grande insegnamento. Il “mio” Koral, che era un cavallo considerato difficile, oggi ha 27 anni, sta benissimo e vive al centro insieme agli altri».

Un rifugio sicuro

La Italian horse protection è un’associazione onlus per la tutela dei cavalli e gestisce il primo centro di recupero in Italia per cavalli maltrattati e sottoposti a sequestro, riconosciuto dal Ministero della salute. Svolge anche attività di denuncia, investigazione, tutela.
Qui i cavalli vivono in totale libertà e beneficiano di programmi di recupero sia fisico che psicologico. L’associazione gestisce anche il primo centro di accoglienza per cavalli sieropositivi all’anemia infettiva equina. Italian horse protection non riceve nessun contributo pubblico né rimborsi, ma si sostiene grazie alle donazioni e al volontariato.

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