Il nostro articolo Radici a mollo sull’Informatore cartaceo di settembre ha sollecitato la professoressa Iduana Arduini, che insegna Botanica ambientale e applicata all’Università di Pisa, a scriverci per una rettifica. Fra le piante descritte nell’articolo c’è infatti un sorvegliato speciale, citato dal Regolamento europeo 1134 del 2014, recepito in Italia nel 2017: il giacinto d’acqua (nella foto), nome scienti co Pontederia crassipes Mart.
«Una pianta galleggiante originaria dell’America tropicale, diffusa dall’uomo e presente anche in Italia. È una delle specie invasive più pericolose per gli ecosistemi di acqua dolce, per la sua capacità di tra- sformarli in modo permanente. Forma tappeti flottanti che ricoprono l’intera superficie e impediscono la penetrazione della luce e l’ossigenazione negli strati sottostanti, provocando morie di pesci e delle piante sommerse – spiega la professoressa -.
Inoltre, grazie all’elevata traspirazione, arrivano a prosciugare le acque poco profonde. Sebbene originaria di regioni calde può sopravvivere in natura anche nei nostri climi. Per questo l’Unione europea ne ha stabilito il divieto di importazione, commercio, detenzione e rilascio nell’ambiente, insieme ad altre specie aliene invasive rilevanti».
Ci sono delle multe per chi contravviene?
Sono previste ammende fino a 150.000 euro e pene detentive fino a tre anni. Gli Stati dell’Unione sono chiamati ad attuare piani d’azione e sorveglianza e misure di eradicazione per contenere la diffusione. In Italia, la vigilanza è affidata alle Regioni. In generale, tuttavia, i controlli si concentrano sulle specie aliene animali.
Esistono altre piante acquatiche invasive?
Sono quindici, circa un terzo delle specie vegetali invasive presenti nelle liste europee. Le più diffuse in Italia sono Elodea nuttallii, Hydrocotyle ranunculoides, Ludwigia grandiflora e L. peploides e, infine Myriophyllum aquaticum e M. heterophyllum. Sono capaci di rigenerarsi anche da piccoli frammenti. La loro diffusione è, spesso, dovuta allo sversamento negli scarichi delle acque di ripulitura degli acquari o delle vasche di coltivazione, comportamenti altamente rischiosi per l’ambiente. Per tutte queste specie aliene valgono le stesse ammende del giacinto d’acqua.
Quali sono le zone più interessate dall’invasione?
Le specie aliene sono introdotte intenzionalmente o accidentalmente dall’uomo, quindi le aree altamente antropizzate sono più soggette all’arrivo di queste specie. Una volta che sono state introdotte, la loro stabilizzazione è facilitata negli ambienti degradati, per cui una maggior cura del territorio può ridurne la diffusione.
E fra le piante terrestri?
Due terzi delle specie vegetali normate dalla legge europea sono piante terrestri. Fra queste figurano tre specie arboree, Acacia saligna, Acacia mearnsii e Ailanthus altissima, e una erbacea, Cenchrus setaceus, impiantata in molte zone costiere e altamente invasiva per la facilità con cui i semi sono diffusi dal vento. Ma non tutte le specie invasive e dannose per gli ambienti naturali sono normate dalla legge europea. Ad esempio, Carpobrotus edulis, C. acinaciformis e Robinia pseudoacacia non sono presenti nelle liste europee, anche se altamente invasive. In Toscana, ne è comunque vietato l’impianto negli ambienti naturali, per cui sarebbe buona pratica evitarne l’uso. Una maggiore informazione sulle normative esistenti sarebbe utile per i cittadini e gli operatori del settore.
