Sono noti i benefici degli alimenti biologici e sempre più persone fanno questa scelta. Proviamo però per un momento a metterci dalla parte dell’agricoltore, dell’allevatore, dell’apicoltore che vuole “fare bio”. L’elenco dei problemi è lungo. La transizione verso metodi biologici può comportare costi significativi per la formazione, le certificazioni e l’adeguamento delle attrezzature. Così come ottenere la certificazione biologica, trovare metodi alternativi per controllare insetti e malattie, per non parlare delle rese degli ortaggi o dei cereali biologici che possono essere inferiori rispetto a quelle convenzionali.
Inoltre l’agricoltura biologica richiede competenze specifiche, deve trovare mercati adeguati, competere con i prodotti convenzionali. Infine – fattore importantissimo – le pratiche biologiche possono rendere le coltivazioni più vulnerabili a eventi climatici estremi, come siccità o alluvioni. Ora, se è già diventato difficile parlare di come rendere redditizia un’azienda agricola tradizionale, capiamo bene che nel caso di chi vuole produrre biologicamente lo diventa ancora di più.
Piccolo è bello
Ci viene in soccorso una storia, un’esperienza, un metodo che racconta dell’orticoltura bio-intensiva su piccola scala, ovvero del come rendere redditizia una piccola azienda biologica. La storia nasce negli anni ‘70 negli Stati Uniti, per poi diffondersi a macchia di leopardo un po’ in tutti i continenti, Europa e Italia compresi. Il pioniere fu John Jeavons, agronomo, fondatore del “Bountiful Gardens”, famoso per il suo libro How to grow more vegetables, cioè come coltivare più ortaggi, in cui espose le sue tecniche per massimizzare la produzione di cibo in spazi ridotti. Più di recente è famoso il caso di Jean-Martin Fortier, che ha codificato un vero e proprio metodo, sempre più popolare in Canada e in Europa. Come Jeavons, anche Fortier è una sorta di agricoltore, agronomo e scrittore: dal Coltivare bio con successo al più recente Orticoltura bio-intensiva su piccola scala, questi alcuni dei suoi testi.
Naturalmente per “intensiva” non si intende lo sfruttamento a cui l’agricoltura industriale ci ha abituati. In pratica si tratta di massimizzare la produzione di ortaggi e piante commestibili in spazi ridotti, utilizzando pratiche biologiche e sostenibili.
Le piante vengono coltivate più vicine tra loro rispetto ai metodi tradizionali, ottimizzando l’uso dello spazio e aumentando la resa per metro quadrato. Indispensabile la rotazione regolare delle diverse specie vegetali per migliorare la salute del suolo e prevenire malattie e parassiti. Così come la produzione e l’uso di compost e altre pratiche di fertilizzazione organica. L’orticoltura bio-intensiva utilizza poi metodi di irrigazione a basso consumo, come l’urrigazione a goccia, per ottimizzare l’uso dell’acqua. Così come tende a ridurre al minimo l’uso di attrezzature meccaniche, favorendo tecniche manuali e pratiche a basso impatto ambientale. Infine si integrano fiori e piante utili per attrarre insetti impollinatori e predatori naturali di parassiti.
Insieme è meglio
Nell’orticoltura bio-intensiva, e nell’agricoltura biologica in generale, esistono diverse strategie per associare le coltivazioni. Queste tecniche aiutano a massimizzare la produzione, migliorare la salute delle piante e ridurre l’insorgenza di malattie e parassiti.
Come ad esempio coltivare fagioli e mais: i fagioli possono arrampicarsi sul mais, mentre le radici del mais forniscono un supporto. Oppure carote e cipolle, coltivate insieme perché le loro sostanze volatili aromatiche respingono parassiti reciproci. Così come può essere utile coltivare piante a crescita veloce fra piante a crescita lenta per massimizzare l’uso dello spazio. Ad esempio, si possono piantare ravanelli tra le piantine di cavolo e il basilico serve a tenere lontani alcuni insetti dalle piante di pomodoro.
Questo approccio è particolarmente adatto per piccoli orti, giardini domestici e progetti cooperativi, sociali e comunitari, e permette di produrre cibo in modo sostenibile, anche in contesti urbani o in spazi limitati. Un viatico per il futuro, che potrebbe vedere una straordinaria moltiplicazione di piccole esperienze del genere, anche in città. Una speranza per rendere vantaggiose (anche economicamente) la sostenibilità e la transizione ecologica.