Pianta di origine antichissima, il melograno è ormai diffuso e coltivato in gran parte del mondo per le sue doti ornamentali e per la salubrità dei suoi frutti, ricchissimi di vitamine, sali minerali, acidi organici e zuccheri.
È una pianta rustica con un bel tronco contorto, foglie verdi o rossastre, secondo la stagione; produce infiorescenze bellissime di forma tubolare in genere color rosso arancio, ma in alcune varietà anche bianche o rosate, che compaiono in estate.
Appartiene al genere Punica e il suo nome scientifico è Punica granatum; ne esistono molte varietà fra cui una specie nana, coltivabile anche in vaso, che dona frutti più piccoli, molto decorativi, ma non edibili poiché aspri e astringenti. Anche i frutti di alcune varietà coltivate per la bellezza dei fiori, spesso molto grandi o doppi, sono talmente aspri da renderli non commestibili.
Un melograno si adatta a qualsiasi tipo di terreno, purché fertile, ben drenato e in posizione soleggiata; la messa a dimora si può effettuare in autunno o a fine inverno e con buone cure inizierà a fruttificare dopo tre-quattro anni dall’impianto: se tutto va bene, vivrà per una trentina di stagioni. Sono necessarie irrigazioni solo nei periodi siccitosi e una buona concimazione con stallatico alla fine dell’inverno. Per la potatura s’interviene in genere dal quarto anno di età, nel periodo freddo, eliminando i polloni cresciuti alla base e i rami secondari, facendo in modo che l’aria circoli all’interno della pianta.
Cogli l’attimo
Bisogna avere l’accortezza di attendere che i frutti siano di un bel color giallo-rosso prima di coglierli: questo è il segnale che sono ben maturi ed è necessario prestare attenzione anche all’uso di buone forbici tagliando il peduncolo proprio vicino al frutto, che matura in autunno.
Sempre nel periodo di maturazione si consiglia di diradare le irrigazioni per scongiurare spaccature nella buccia. I frutti del melograno sono in realtà bacche globose, dette balauste, e hanno una buccia piuttosto coriacea; la loro polpa è suddivisa in loculi contenente i semi dolci e succosi, ricchi di agenti anti-ossidanti che agiscono beneficamente sul nostro organismo.
La melagrana si può facilmente spremere come fosse un agrume e un consumo regolare di questo frutto è un vero toccasana per la stagione fredda e umida.
Sacra e afrodisiaca
Presente da millenni nelle leggende e nei riti dell’antichità, il melograno è quasi sempre associato alla fecondità, all’abbondanza, alla sensualità e all’unità, simboleggiata, questa, dai tanti chicchi racchiusi in un solo frutto. Considerata pianta sacra e afrodisiaca dai Fenici, nell’antico Egitto il melograno era invece legato ai riti funebri. Anche la mitologia greca ci tramanda il melograno come “cibo dei morti”, innanzitutto per il mito di Persefone, che fu condannata a divenire custode dell’Oltretomba per averne mangiato alcuni grani.
Nel linguaggio dei fiori prevale invece il significato positivo dell’amore, per il colore acceso delle sue originalissime infiorescenze. Ancora oggi nell’est europeo la tradizione vuole che il novello sposo trasferisca un melograno dal giardino del suocero nel proprio, quale augurio di prole numerosa.