Una famiglia su cinque, secondo l’Osservatorio sociale regionale toscano, è costretta a tirare la cinghia sul comfort termico in casa. Povertà energetica, la chiamano: per risparmiare sulle bollette, d’inverno il riscaldamento è al minimo, d’estate il condizionatore (sempre che ci sia) resta spento. Ma come consumare meno e meglio? Non basta controllare il termostato, avvertono gli esperti dell’Enea, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile.
Singolo o no?
Nel Centro Italia, stando all’ultimo rapporto Istat sulle dotazioni energetiche, circa l’80% delle abitazioni ha il riscaldamento autonomo, una scelta che dà una sensazione di controllo sui consumi. Tuttavia, se guardiamo ad ambiente e portafoglio, non è una soluzione vincente. Lo spiega Nicolandrea Calabrese, responsabile del Laboratorio Enea sull’Efficienza energetica negli edifici e sviluppo urbano: un impianto grande e prestante è più efficiente anche sotto il profilo della manutenzione.
«Il vantaggio energetico – dice – risulta superiore rispetto alla somma degli eventuali impianti autonomi. Quando si installa una caldaia in un singolo appartamento, spesso si sceglie una potenza sovradimensionata per far fronte a diverse esigenze. Nel riscaldamento condominiale centralizzato questi sovradimensionamenti si compensano poiché il calcolo della potenza si basa sull’intero edificio».
Pompa di calore: conviene?
Il 40% delle famiglie italiane ormai si è dotata di una pompa di calore, riporta l’Istat. A livello generale i “condizionatori” in grado di produrre fresco o caldo garantiscono spese contenute e offrono il massimo rendimento, generando più energia termica rispetto all’elettricità assorbita. Per di più possono essere alimentati con pannelli solari.
I benefici economici effettivi, legati alla sostituzione della caldaia tradizionale, dipendono però da molti fattori, nota Calabrese, dalla materia prima (gas, gpl o altro) agli anni di vita dell’impianto fino all’isolamento termico dello stabile. E duplicare le soluzioni di climatizzazione può essere controproducente. «Accoppiare un sistema centralizzato con, ad esempio, uno autonomo a pompa di calore, ma anche con una stufa, un caminetto o un qualunque calorifero elettrico, significa fare una scelta poco efficiente – aggiunge -: basti pensare solo ai costi di manutenzione che si moltiplicano».
Cosa scegliere?
Prima di decidere, serve quindi una diagnosi dell’efficienza dell’abitazione, da affidare a un professionista della gestione dell’energia o ad aziende certificate, il punto di partenza per capire quali interventi rendono davvero.
L’Enea indica i principali: migliorare l’isolamento di pareti e finestre, oltre a installare cronotermostati, sensori di presenza, regolatori elettronici controllabili a distanza e sonde che misurano la temperatura esterna per consentire all’impianto di autoregolarsi.
È essenziale, inoltre, la manutenzione periodica. Certo, significa spendere oggi, ma vuol dire anche risparmiare sul lungo periodo, con un calo dei consumi che può arrivare al 40%.
Cosa fare ogni giorno?
Infine, ci sono le buone pratiche. Abbassare la temperatura domestica di un grado può ridurre la quantità di combustibile usata fino al 10%, e già 19 gradi assicurano un buon comfort. Può risultare vantaggioso anche chiudere le valvole dei caloriferi e le porte delle stanze inutilizzate.
Attenzione poi alla dispersione: tenere persiane, tapparelle e tende serrate durante la notte aiuta a schermare le finestre, mentre di giorno è bene non spalancarle troppo a lungo, perché per arieggiare bastano 5-6 minuti (meglio se più volte dalla mattina alla sera).
E ancora vanno evitati gli oggetti sopra o davanti ai termosifoni, come mobili e tessuti. Via libera invece ai materiali riflettenti fra il muro e i radiatori: perfino un semplice foglio di stagnola aiuta a limitare la dissipazione del calore verso l’esterno.
