L’educazione finanziaria è anche una questione di genere. In quasi tutti i Paesi le donne sanno meno di finanza rispetto agli uomini, ma il divario è più forte in Italia, dove anche la performance maschile non è incoraggiante rispetto a Paesi europei e non solo. Invece, saper gestire le proprie risorse o quelle della famiglia è un potere. Conoscere come aprire un conto corrente, ottenere una carta di credito o un prestito è un atto di emancipazione. Troppe donne ancora oggi hanno un conto corrente cointestato, ma lasciano il controllo dei flussi di denaro al partner. Solo il 58% delle donne italiane ha un conto corrente intestato personalmente, mentre quasi il 5% non ne ha, neppure cointestato.
Questa condizione mette le donne in una situazione di sudditanza rispetto al partner, che nei casi peggiori può esercitare la cosiddetta violenza economica, la più subdola fra le forme di violenza all’interno della coppia, che consiste in una serie di comportamenti volti a impedire che il familiare sia economicamente indipendente, per poter esercitare un controllo indiretto, ma estremamente incisivo. Poco indagata e conosciuta, la violenza economica è un fenomeno sommerso e diffuso in tutte le tipologie di coppie, indipendentemente dalle fasce di reddito, anche se scarsamente riconosciuto. Persino le vittime che la subiscono faticano a riconoscerla come vera e propria violenza, a causa di comportamenti che ancora risultano culturalmente giustificati.
Abc della finanza
Più in generale nel nostro Paese si evidenzia un forte bisogno di alfabetizzazione finanziaria. Fra le italiane, il divario è più ampio per chi possiede un basso livello di istruzione, per le studentesse e ancora di più per le casalinghe e le pensionate. A livello territoriale, il divario fra donne e uomini è maggiore al Sud. E con le disuguaglianze si comincia presto: secondo l’indagine internazionale Ocse/Pisa di Invalsi, già alle scuole superiori le ragazze hanno un punteggio inferiore ai loro coetanei per l’alfabetizzazione finanziaria (469 contro 484).
Un basso livello di cultura finanziaria limita la possibilità di sfruttare le opportunità offerte dalla digitalizzazione – pensiamo all’home banking o ai nuovi strumenti di pagamento -, ma anche di tutelarsi da eventi economici imprevisti come la perdita del lavoro, grazie ad assicurazioni e risparmio precauzionale. Espone inoltre a diversi rischi, fra i quali diventare vittima di frodi finanziarie.
Banca d’Italia insegna
Negli ultimi tempi hanno preso piede iniziative di alfabetizzazione finanziaria rivolte alle donne per stimolare la loro partecipazione economica attiva. La Banca d’Italia, ad esempio, ha realizzato “Le donne contano” un percorso di educazione finanziaria in quattro moduli on line. Con un linguaggio chiaro e semplice vengono affrontati i temi della pianificazione, degli strumenti di pagamento, dell’home banking, della sicurezza informatica e dell’indebitamento.
La Banca d’Italia ha inoltre stretto collaborazioni con Soroptimist International -, organizzazione mondiale su base volontaria di donne impegnate in attività professionali e manageriali, che promuove l’avanzamento della condizione femminile -, con il Consiglio Nazionale del Notariato e con altre realtà associative e centri antiviolenza, per sensibilizzare e diffondere i temi della finanza personale di base. Inoltre, in occasione del Mese dell’educazione finanziaria, che da quest’anno cade a novembre, numerose sono le iniziative sui territori a livello regionale. A Firenze, il 22 novembre, anche soci e clienti del Centro*Ponte a Greve potranno informarsi sulle iniziative di “Le donne contano” allo stand allestito nella galleria al piano terra.