La pianta del cappero

Pianta tipica del Mediterraneo e resistente al caldo, cresce bene sui muri

Coltivato fin dall’antichità, il cappero, originario del Medio Oriente, è diffuso in gran parte del bacino del Mediterraneo. Il nome scientifico è Capparis spinosa ed è un suffrutice (cioè una pianta con fusti basali legnosi che ogni anno producono germogli erbacei) della famiglia delle Capperidacee.

Estremamente resistente al caldo, al vento e alla siccità, la pianta del cappero vanta una tenacia e una vitalità invidiabili. Le sue profonde e robuste radici s’insinuano nei vecchi muri, negli anfratti rocciosi e in altri ambienti ostili, proliferando senza problemi. A volte è necessario estirparlo, proprio a causa di questa sua eccessiva e robusta invadenza, e riuscire nell’impresa in verità è azione piuttosto complessa.

I fusti del cappero, lunghi circa settanta centimetri, hanno portamento sia ascendente sia strisciante; le foglie alterne, verde scuro e cuoriformi, presentano alla base del picciolo due spine; i suoi fiori, che si coltivano a volte nei giardini rocciosi quale specie ornamentale, sono di una raffinata bellezza: la corolla è bianco rosata e lunghi stami rosa-violacei spiccano al suo centro. Peccato che il profumo sia acre, ma nessuno è perfetto!

Anche in vaso

È possibile coltivare una pianta di cappero anche in vaso – che sia alto almeno mezzo metro -, a patto di metterlo in un luogo esposto a sud. Si adatta a un terreno anche povero, purché ben drenato.

Possiamo fare una talea da un esemplare trovato in natura: in estate, preleviamo un ramo legnoso lungo 7-8 cm, con un diametro di almeno 1 cm, che porti una decina di gemme e poniamolo in un vasetto; in inverno, quando sarà ben radicato, si potrà trapiantare e potare, tagliando drasticamente e avendo cura di lasciare solo 3 cm di vegetazione sopra al colletto.

Pian piano vegeterà e avremo capperi a domicilio in un paio di anni. I capperi che generalmente consumiamo sono in realtà i boccioli dei fiori: la pianta ne produce in gran quantità dalla tarda primavera fino a settembre-ottobre. Si raccolgono manualmente, nelle prime ore del mattino a partire dal secondo anno di vita. In genere, la raccolta avviene ogni sette-dieci giorni, seguendo i ritmi della pianta; da notare che più i boccioli sono piccoli, più il prodotto è pregiato.

Attenzione, appena raccolti i capperi non sono ancora pronti per farne conserva: bisogna far perdere loro il sapore amaro mettendoli una prima volta sotto sale. Dopo qualche giorno, dopo averli ben sciacquati, si procede alla preparazione definitiva. I frutti veri e propri del cappero, contenenti moltissimi semi, sono capsule verdi chiamate cucunci; questi hanno forma sia tonda sia allungata e sono anch’essi commestibili, ma possiedono un aroma meno intenso del cappero tradizionale.

Entrambi si conservano sotto sale o sotto aceto; entrano a far parte di molte ricette, specialmente siciliane, donando l’inconfondibile aroma lievemente piccante che li caratterizza. Possiedono, fra le altre, qualità analgesiche, antitumorali e antibatteriche. Ricchi di vitamine come la A, oltre a quelle del gruppo B, e di alcuni sali minerali tra cui magnesio e ferro, i capperi favoriscono anche la circolazione sanguigna.

Curiosità

  1. Una pianta di cappero, al massimo del rigoglio e della vitalità, può produrre anche nove chilogrammi di capperi in una stagione.
  2. Nelle isole Eolie si usa consumare anche le giovani foglie della pianta di questa specie, leggermente scottate in acqua salata, condite con olio e limone.
  3. Il cappero è coltivato fin dai tempi antichi; utilizzato come pianta curativa, si riteneva fosse afrodisiaco.

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