Dolce, acidula, profumata, con il suo rosso brillante squarcia l’inverno per gusto, salute e vivacità nel piatto: è la melagrana il frutto commestibile del melograno, una pianta originaria della zona compresa tra l’Iran e la catena himalayana (in India nord orientale), oggi largamente diffusa e apprezzata anche in Italia. Bella fuori e dentro, in verità ha una porzione commestibile piuttosto ridotta, costituita solo dalla polpa lucida e rossa dei tanti piccoli semi legnosi. Se da un frutto sembra di poter ricavare poco, in quella polpa è racchiuso il segreto di tante virtù.
Origini antiche
La melagrana ha origini antichissime nel Mediterraneo: fu diffusa prima da Fenici e Greci, poi dagli Arabi. Ed è arrivata sulle coste italiane nel VI secolo a.C. grazie ai Fenici, che abitavano le zone costiere della Tunisia. In passato era il simbolo della fertilità, della fortuna e dell’abbondanza. Protagonista di numerose fiabe e leggende antiche, nei tempi antichi era considerata un frutto esoterico, quasi magico e dotato di poteri sovrannaturali che ha ispirato pittori ed artisti per la sua bellezza e il suo cromatismo. Nell’antica Grecia, ad esempio, la melagrana era presente nei miti di Era e Persefone e le spose romane intrecciavano tra i capelli rami di melograno come simbolo di fertilità. Nella Bibbia la melagrana è tra i sette frutti della Terra promessa e nell’Islam è considerato un frutto del paradiso.
Elisir di giovinezza
Nettare di salute, la melagrana è ricca di sostanze antiossidanti che contrastano l’invecchiamento cellulare. E’ ricchissima di sali minerali e contiene una notevole quantità di vitamina C e di flavonoidi che danno colore al suo succo e la rendono uno dei frutti più ricchi di antiossidanti presenti in natura. Un bicchiere del suo succo ha un contenuto di flavonoidi tre volte superiore a quello del the verde e del vino rosso. I
flavonoidi sono sostanze che aiutano a contrastare i radicali liberi (responsabili dell’invecchiamento e di altre malattie tra cui i tumori) e hanno una funzione protettiva su cuore, arterie e stomaco. Infine, fra le sue virtù, la melagrana contiene solo 63 calorie per 100 grammi di frutto e è adatta in qualunque tipo di dieta.
In cucina
La sua versatilità è conosciuta fin dal Medioevo, quando era utilizzata per ripieni, salse e sughi. Oggi il suo uso spazia, dall’antipasto al primo, al secondo, fino ai dolci e ai succhi: la melagrana si può utilizzare un po’ ovunque per arricchire i vostri piatti.
Si mangia prevalentemente sgranata e cruda, come dessert o come frutta. Un modo pratico per consumarla è spremerla, centrifugarla o estrarne il succo, per gustare il suo sapore concentrato. I semi (arilli) possono essere utilizzati anche come guarnizione per dolci o come ingredienti di diverse ricette.
Qualche idea? Risotto alla melagrana, vellutata di zucca e melagrana, straccetti di pollo o vitello con radicchio e melagrana, pesce in carpaccio con chicchi di melagrana, insalata di scampi, avocado e melagrana, faraona con salsa alla melagrana e poi , ancora, panna cotta con melagrana e frutti rossi, marmellata, liquore, sorbetto e gelatina di melagrana: ce n’è per tutti i gusti e per tutte le tavole.
Non solo in cucina
Un frutto dalla mille virtù che trova impiego anche nel mondo della cosmesi. Gli estratti di melagrana, infatti, hanno azione lenitiva, antiossidante e rigenerante e sono adatti al trattamento delle pelli irritate, mature e danneggiate. La melagrana è un rimedio naturale anti-age utile a prevenire la formazione di rughe e altri segni del tempo, tra cui la perdita di elasticità e tono o la comparsa di macchie scure. La sua azione rigenerante, oltre ad essere sfruttata per la pelle, può essere d’aiuto per il trattamento di capelli secchi e sfibrati che si spezzano o che presentano doppie punte. Non a caso l’estratto di melagrana è presente anche in balsami, maschere o sieri dedicati alla cura dei capelli.
Il trucco per aprirla
Aprirla senza rovinarla e, soprattutto, senza sporcarsi le mani? Ecco il trucco: basta prendere un coltello, ritagliare un quadrato nella parte bassa del frutto e staccarlo. Una volta tolto il quadrato, sempre con il coltello, basta tagliarlo in sei semplici parti, proprio come si fa quando si pulisce un’arancia. In questo modo, la melagrana si apre velocemente senza sporcare. Questa operazione può essere fatta sia con il frutto ancora appeso all’albero che con il frutto nel piatto.
Le parole nel piatto
La parola “melograno” proviene dal latino “malum” (mela) e “granatum” che significa “con i semi”. Anche l’inglese “Pomegranate” e il tedesco “Granatapfel” ricordano lo stesso significato. Ma oggi come si chiama? Melograno o melagrana, quale il nome corretto del frutto? Al dibattito ha dato una risposta il Vocabolario degli Accademici della Crusca, secondo cui la melagrana indica il frutto ed il melograno l’albero. Tuttavia, la quinta edizione del Vocabolario (Firenze, 1863-1923) rimasta incompiuta, ha ammesso il maschile melograno anche per il frutto.