Cinque domande sul diospero

Ricco di antiossidanti e vitamina A, piaceva anche a Giuseppe Verdi

Da dove viene?

Il diòspiro o diòspero (dal greco diòs e pyròs, grano del dio), caco o kaki (dal giapponese), è un albero da frutto originario dell’Asia orientale, conosciuto in Cina da più di 2000 anni, da cui poi si è diffuso nei Paesi vicini come Corea e Giappone, dove è chiamato Albero della Pace poiché alcuni esemplari di questa pianta sopravvissero alla bomba atomica di Nagasaki. In America e in Europa il frutto è arrivato a metà Ottocento: è del 1888 una lettera in cui Giuseppe Verdi ringrazia chi gli ha fatto dono di questa – al tempo esotica – delizia.

Dove in Italia?

In Italia le prime coltivazioni si sono diffuse all’inizio del ‘900 nel sud Italia e da lì, poi, in tutta la penisola. Oggi le più estese sono in Sicilia, Emilia-Romagna e Campania. Le varietà principali sono il Loto di Romagna, la Vaniglia della Campania, il Fuyu, la Kawabata, la Suruga, il Cioccolatino e il Caco mela, noto anche come Sharon fruit che, contenendo poco tannino, può essere mangiato appena colto, duro e croccante, mentre per il classico diospero occorre attendere che sia morbido al tatto e con una colorazione arancione molto accesa.

Perché fa bene?

Ricco di minerali e fibre, ha proprietà depurative per il fegato e per i reni, e lassative, se consumato ben maturo. Grazie all’alto contenuto di antiossidanti e vitamine (A e C), protegge la vista, mantiene in salute la pelle, rafforza le difese immunitarie ed è un alleato contro i primi mali di stagione. Molto zuccherino (65-70 calorie per 100 g), fornisce energia per contrastare la stanchezza o prima di fare sport, ma va consumato con misura da chi soffre di diabete, insulino-resistenza o segue diete ipocaloriche.

Come consumarlo?

Molto dolce e saporito, è ottimo gustato tal quale, ma perfetto anche per preparare frullati, marmellate o un raffinato budino aromatizzato alla vaniglia. Abbinato al salato, si sposa bene con la ricotta, un morbido caprino o, in salsa, per accompagnare un tagliere di pecorino e parmigiano. La varietà dura del caco mela può fare le veci del melone, per una variante autunnale di “prosciutto (o bresaola) e cachi”. Si può anche essiccare, ma in tal caso si deve usare il frutto acerbo, che deve essere sbucciato, denocciolato e tagliato a spicchi.

Perché valorizzarlo?

Coltivata nelle regioni calde del mondo, fra cui Cina, Corea, Giappone, Brasile, Turchia e Italia, è considerata una specie sub-tropicale, ma ne esistono varietà che si sono adattate a climi diversi e che riescono a tollerare temperature di vari gradi sotto lo zero, fino a -15°C. Proprio per questa resistenza e adattabilità a condizioni climatiche estreme, le oltre quattrocento varietà di cachi oggi note sembrano rappresentare un tipo di frutta la cui coltivazione è destinata a crescere in un’Italia sempre più semi-tropicalizzata.

Iscriviti alla Newsletter

Le notizie della tua Cooperativa, una volta alla settimana. Guarda un esempio

Errore: Modulo di contatto non trovato.

Potrebbe interessarti