
Trama
Redenta è nata a Castrocaro il giorno del delitto Matteotti. È così che comincia davvero il fascismo, e anche la vicenda di Redenta e della sua famiglia. Sebbene Bruno, l’adorato amico d’infanzia che le aveva promesso di sposarla scompaia senza motivo, lei non smette di aspettarlo. Quando il gerarca Vetro la sceglie come sposa, nemmeno il suo sadismo riesce a spegnere in lei la speranza. La vita di Redenta incrocia quella di Iris, partigiana nella banda del leggendario comandante Diaz. Quale segreto nasconde Iris?

La citazione degna di nota
Se avessi dovuto salvare un solo momento di tutta la mia vita, avrei salvato questo. Non il battesimo, né il sorriso di mia madre dopo la prigione, e nemmeno l’abbraccio di Bruno: questo. Che era anche il giorno della mia morte, perché Iddio delle volte s’ingegna a far andare le cose a rovescio di come ce le aspettiamo. Ed è così che ci mostra l‘infinità del suo operato.

Le nostre riflessioni
Questo è uno di quei romanzi che scatena tante emozioni e inevitabilmente pareri discordanti, tanto da accendere in tutto il gruppo, come pochi libri hanno fatto, una viva discussione.
Innanzitutto l’ambientazione storica e culturale non fa solo da sfondo alle vicende, ma ne è parte integrante. I fatti storici realmente accaduti – dall’omicidio di Matteotti alla Liberazione – sono sicuramente, oltre che frutto di tante ricerche approfondite, un disegno perfetto non solo per l’intreccio, ma un espediente per delineare i personaggi.
Vetro è molte molte cose, ma è soprattutto tagliente, abbastanza fragile da frantumarsi e ferire mortalmente. Lui incarna alla perfezione l’idea del male che sì, può far parte dell’umano in modo innato, ma che il fascimo ha fomentato e giustificato fornendo ideali e strumenti per tirarlo fuori. Centrale in questo libro è, infatti, la violenza, raccontata in tanti, troppi modi. Le scene violente, per quanto reali e verosimili nel contesto storico e sociale, sono state spesso raccontate con troppo accanimento.
Questo è stato un tema centrale durante l’incontro: quando il racconto della violenza, seppur totalmente in linea con gli eventi davvero accaduti, diventa troppo? Per alcune lettrici è un elemento necessario per raccontare la crudeltà del periodo storico e il percorso dei singoli personaggi, per altre risulta poco piacevole da leggere, per certi aspetti eccessivo. Una riflessione comune è stata quella di aver percepito anche un certo compiacimento nel racconto di alcune scene particolarmente violente. Secondo alcune lettrici questa enfatizzazione non è altro che una strategia per inquadrare la storia in un preciso spazio del mercato editoriale, mostrandosi così una storia artefatta con personaggi stereotipati.
Anche per la protagonista, Redenta, è possibile interpretare il nome con ciò che più la rappresenta: redenzione, forza, bontà ma soprattutto tanta umanità. Sia lei, sia la determinata Iris, sono due figure che rappresentano la forza della resistenza dell’essere umano. La sua è una di quelle figure che lasciano un’impronta nel lettore.
Lo stile della scrittura è stato un altro motivo di discordia. Se una parte del gruppo ha percepito pesantezza nella lettura, l’altra parte ha trovato piacevole e scorrevole; coerente anche l’incisività delle parole nel dialetto romagnolo, usato con sapienza solo con alcuni punti di vista.
A metter d’accordo il gruppo è senza dubbio la rappresentazione della violenza come linguaggio, purtroppo, dell’essere umano.

Le parole chiave del libro
violenza
guerra
fascismo