Chi è nato negli anni Duemila ha un’idea dell’estate italiana basata sul recente riscaldamento, e ignora quanto diverse fossero le estati del passato. Nel 2003 esordisce uno dei più potenti anticicloni africani, che porta per la prima volta temperature di 40 gradi sulle città della pianura padana. Tre mesi di caldo, con picco l’11 agosto, provocheranno in Europa 70.000 vittime per colpo di calore, di cui 20.000 in Italia. È uno shock inatteso, e da allora i servizi meteorologici cominceranno a diffondere i bollettini di allerta caldo e le vendite di condizionatori decolleranno.
Ormai da una ventina d’anni quasi tutte le estati manifestano una o più ondate di calore africano anche sulle regioni settentrionali d’Italia e la durata del periodo caldo si è estesa di circa un mese, iniziando a fine maggio e terminando a fine settembre.
Nel Novecento era tutto diverso: il caldo era confinato alle regioni del centro-sud, vere mete delle vacanze italiane, mentre al Nord, sulle Alpi, in riviera ligure e sulle spiagge romagnole ci si accontentava di un paio di settimane con termometro attorno ai trenta gradi tra fine luglio e inizio agosto. In genere con Ferragosto il tempo stabile e caldo era terminato, arrivavano i primi temporali e si respirava la prima aria d’autunno, quella che veniva chiamata “rottura dell’estate”.
Negli anni Settanta ci sono state stagioni estive così umide e piovose da compromettere tanto la vendemmia quanto le vacanze! I residui della neve invernale restavano a lungo nelle vallate alpine e i ghiacciai avanzavano moderatamente, fino al 1987.
Il caso di Ötzi
Con l’estate 1991 si ha un primo assaggio di sapore tropicale, che in Alto Adige porterà alla luce la mummia Ötzi, intrappolata nei ghiacci da oltre cinquemila anni. Dopo di allora le puntate di caldo diverranno via via più frequenti fino all’inedita vampata del 2003.
Il 4 agosto 2017 a Forlì il termometro toccò i 43 gradi, un record senza precedenti per tutta la pianura padana. L’11 agosto 2021 si è registrata la temperatura più elevata nella storia climatica italiana ed europea: i 48,8 gradi di Siracusa, un valore a tutti gli effetti degno dell’India. Nel 2022 siccità e caldo investono il Nord Italia e il Po si trasforma in un rigagnolo.
Cari giovani lettori, sappiate che c’è stato un tempo non molto lontano nel quale gli italiani andavano in spiaggia con un golfino per proteggersi dal vento: bastava una nube e subito si sentiva fresco, il caldo era atteso e desiderato, durava poco e segnava per tutto l’anno i brevi ricordi delle vacanze.
Oggi il caldo è diventato opprimente, nelle nostre città imprigiona in una fornace milioni di persone obbligandole a pagare bollette salate per i condizionatori, con flussi turistici che stanno cambiando: si va al mare o nelle città d’arte sempre più in primavera e in autunno, mentre nei mesi estivi, per fuggire la canicola, si preferiscono la montagna e i Paesi nordici. Con il riscaldamento globale ormai dilagante, l’estate mediterranea del futuro, più che essere invocata come “bella stagione”, rischia di diventare un severo periodo di caldo soffocante, con punte di 45-50 gradi.