Astice o granchio?

Due crostacei prelibati che possiamo trovare anche nel nostro Mar Mediterraneo. Alcuni consigli per gustarli al meglio

Astice

Provenienza: vive fra 50 e 150 metri di profondità, nel Mediterraneo, Mar Nero, Baltico e nelle zone orientali dell’Oceano Atlantico.

Caratteristiche: di colore marrone o bluastro, diventa arancio con la cottura. Ha due chele: con la più grande attacca le prede, mentre con l’altra, piccola e dentellata, se ne nutre. Ha due paia di antenne e una grande coda a ventaglio.

In cucina: le sue carni compatte si prestano a numerose ricette: per esempio, al cartoccio, con il risotto, in vellutata, in crema di patate. Celeberrime le linguine con l’astice; mentre lo bolliamo con aglio, alloro e sedano, prepariamo il sugo: cuociamo i pomodorini con olio, aglio e prezzemolo tagliuzzato, e poi la testa e le zampe del crostaceo. Aggiungiamo la passata di pomodoro e quindi la polpa dell’astice. Sfumiamo con del brandy, saliamo e lasciamo cuocere ancora. Tolte le teste, ci versiamo le linguine e mescoliamo. Dopo…indovinate un po’…

Un consiglio: il rischio maggiore è cuocerlo troppo o troppo poco. Il tempo medio di cottura è di 5 minuti, ma dipende dal suo peso. Se abbiamo separato le chele dal corpo, vanno cotte qualche minuto in più.

Curiosità: l’astice non è il maschio dell’aragosta, come dice qualcuno, ma una specie a sé stante. Inoltre, ha un gusto più deciso e costa meno.

Granchio

Provenienza: crostaceo comune nel Mediterraneo e negli altri mari del mondo. Esistono anche specie di acqua dolce e di terra.

Caratteristiche: ha corpo raccolto, con il carapace che, breve, largo e coperto di spine, protegge l’addome. Con le chele si difende e si nutre: solitamente la destra è più robusta della sinistra. Si sposta di fianco, percorrendo anche molti chilometri al giorno.

In cucina: infinite le preparazioni che lo vedono protagonista. Per Natale proviamo le tagliatelle con polpa di granchio blu, specie aliena e dannosa per la nostra biodiversità. Cotti i granchi in acqua bollente per 10 minuti, schiacciamo carapace e chele per ottenere la polpa, che versiamo in una padella dove avremo soffritto una cipolla tagliata sottile e, una volta imbiondita, dei pomodorini. Quando la pasta è al dente, la scoliamo e la finiamo di cuocere nella padella con quel goloso intingolo. Del prezzemolo tritato e via…in un rispettoso silenzio.

Un consiglio: il surimi non è polpa di granchio, bensì di pesce, in genere merluzzo. Macinata, colorata artificialmente, addizionata di addensanti e ridotta a bastoncini, ha sapore e valore nutrizionale molto meno importante della carne di granchio.

Curiosità: se in italiano prendere un granchio è uno sbaglio grossolano, in spagnolo pensare all’immortalità del granchio significa sognare a occhi aperti.

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