Se nei Paesi del Nord Europa – come la Norvegia- il rapporto con la natura è insieme esistenziale, misterico e di confronto individuale, per i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo accade esattamente il contrario. Il confronto diventa un esercizio legato all’umanesimo, al plasmare, modellare, attribuire senso. E naturalmente ricevere vita. In questo il paradigma è rappresentato proprio dalla Toscana, regione che è in proporzione la più verde d’Italia. Buona notizia? Solo in parte. Certo, la straordinaria varietà del miliardo e mezzo di alberi censiti è una ricchezza inestimabile. Ma in realtà è anche parte di un braccio di ferro millenario.
Oggi noi siamo impegnati a non far avanzare il bosco, a non perdere territorio, a ristabilire presidi di sviluppo, in questo caso, rurale. È in questa direzione che vanno gli ultimi stanziamenti della Regione Toscana. E per andare in questa direzione è necessario lavorare sul ricambio generazionale. Per farlo servono fondi che permettano alle giovani generazioni di sviluppare progetti economicamente sostenibili per avviare nuove aziende o ridare vita ad aziende morenti, spesso proprio per mancanza di nuove braccia e teste.
Un bando per gli under 40
Stiamo parlando di un bando per accedere a contributi a fondo perduto fino a 65mila euro, inserito all’interno del Complemento di sviluppo rurale (Csr) 23-27. Destinato in questo caso in particolare agli acquisti di macchinari, diventati sempre più sofisticati e per questo anche molto costosi. Il bando riguarda gli under 40 e va proprio nella dichiarazione che indicavano prima: non perdere territorio, controllarlo, viverlo, modellarlo, renderlo produttivo e tenerlo in equilibrio.
«Senza un approccio concreto e deciso in questa direzione – ci racconta l’assessora all’Agricoltura della Regione Stefania Saccardi -, semplicemente la Toscana smetterebbe di essere la Toscana. Pensiamo alla Val d’Orcia, al Chianti. Perché hanno un valore immenso? Proprio perché sono territori fortemente presidiati». Si tratta dunque di parare i tanti colpi che arrivano al comparto agricolo, crisi climatica non certo da ultima. Anche perché oggi, mentre tutti cercano di incrementare la produzione, aumentano parallelamente i fenomeno di abbandono dei terreni. Spesso si tratta di attività che hanno scarsa remunerazione e per questo si rivelano poco appetibili: tanta fatica, incertezza, spese e pochi margini di guadagno.
«Nello stesso tempo però – dice Stefania Saccardi – non si tratta più dell’agricoltura di una volta». Oggi abbiamo una tecnologizzazione molto avanzata, e si parla di agricoltura di precisione. Una agricoltura 4.0 fatta di automazione, stalle dove le mucche vanno a mungersi praticamente da sole quando lo ritengono necessario, mentre è possibile controllare da remoto, anche dallo smartphone, tutto il processo.
Risorse per il futuro
«Se c’è dunque bisogno di un cambio culturale per attirare i giovani, la chiave riguarda soprattutto la quantità di risorse pubbliche che siamo capaci di investire nel settore – dice Saccardi -. Pensiamo al miliardo di euro messo sull’agricoltura toscana in cinque anni, ai 20 milioni l’anno per le zone montane svantaggiate, ai 20 milioni destinati a interventi per il benessere animale, ai 70 milioni di investimenti sul biologico». Mentre infatti l’Europa ci chiede di raggiungere il 25% di produzioni biologiche entro il 2030, in Toscana (primi in Italia) siamo già al 37%. «Il pubblico deve esserci per chi vuole fare innovazione nel settore dell’agricoltura – conclude Stefania Saccardi -. Per allevamenti estensivi e non intensivi, per lo stato brado e non semi-brado, per la priorità alle misure agro-climatiche ambientali. I fondi pubblici devono avere questa finalità, dire in che direzione si vuole andare».