Dicembre è il mese della magia, il mese delle feste in famiglia, il mese di Babbo Natale. In tutto il mondo, nonostante le differenze di ogni Paese, personaggi fantastici portano i doni ai bambini che credono in loro: come affrontare il momento in cui i nostri piccoli iniziano a farci domande “scomode” sulla reale esistenza di questa figura? La parola alla psicologa Marianna Scollo Abeti, del servizio di Psicologia ospedaliera dell’Aou Meyer Irccs.
Quanto è importante da piccoli credere a Babbo Natale?
I fattori che spingono il bambino a credere a Babbo Natale sono molteplici, fra cui i racconti dei genitori, le testimonianze di parenti, amici ed insegnanti, i regali sotto l’albero al mattino, il latte e i biscotti lasciati nella tazza per lui.
Da un punto di vista psicologico Piaget fu tra i primi studiosi a definire il “pensiero magico”: tipico dei bambini tra i 2 e i 6 anni, è il periodo in cui domina una sopravvalutazione dei processi psichici rispetto alla realtà. Il pensiero magico nel bambino ha la funzione di proteggerlo dalla paura che manifesta per le cose e le esperienze nuove.
Parallelamente, sviluppa meccanismi in grado di comprendere che gli stati mentali propri e altrui possono discostarsi dalla realtà ponendo le basi per lo sviluppo del pensiero logico-formale.
Possiamo fare un esempio?
Al contrario di quanto si pensava fino a non molto tempo fa, perfino i bambini molto piccoli sono ben capaci di distinguere tra immaginazione e realtà. Quando i bambini “fanno finta di”, esercitano una capacità fondamentale da un punto di vista evolutivo, quella di figurarsi modi alternativi in cui la realtà potrebbe essere.
Cercare di capire come si possa in una sola notte consegnare i regali in tutto il mondo o come faccia Babbo Natale a scendere con il suo pancione dal camino, è un utile esercizio per allenare le capacità di ragionamento. Sarebbe lo stesso tipo di immaginazione richiesta per trovare la soluzione di un problema scientifico.
Quando arrivano di solito i primi dubbi sulla sua esistenza?
Fino a cinque anni, di solito, i bambini credono incondizionatamente a Babbo Natale. A sette sono in molti a dubitare, a nove cominciano a non crederci più. E al contrario di quanto potremmo pensare, la rivelazione non arriva quasi mai in modo improvviso. Anche quel che sembra un “drammatico incidente” di solito è solo la conferma di un sospetto precedente. Nella maggior parte dei casi i bambini se ne rendono conto da soli e, laddove sembra che vivano un piccolo dramma, questo sarà comunque di breve durata.
Come affrontare questi dubbi?
Per cominciare: dobbiamo considerare come molto importante il processo di messa in discussione; inoltre, lo sviluppo di dubbi e domande e della scoperta della realtà è una fase evolutiva funzionale per una crescita equilibrata. Che sia perché viene riconosciuto il travestimento, per i dubbi instillati da fratelli o amici più grandi o perché ci sono troppe incoerenze, per ogni bambino a un certo punto viene il momento di fare i conti con la realtà. Insomma, quando il bambino comincia a nutrire molti dubbi, è meglio smettere di mentire.
Ma senza dire brutalmente la verità, si possono porre a lui stesso le domande: «Tu che ne pensi? Secondo te?». Se risolve l’enigma, sarà per lui un traguardo di scoperta. E a chi contesta il mito di Babbo Natale e la delusione che ne consegue, possiamo dire che ogni genitore è libero di decidere se alimentare le credenze dei propri figli. Ricordiamo anche che le persone hanno la possibilità di credere in modo così puro al mondo della fantasia una sola volta nella vita e che le frontiere del paese delle meraviglie prima o poi si chiudono. Lasciamo allora che i nostri bambini vivano questa magica, straordinaria esperienza!