«Mens sana in corpore sano»,lo dicevano già i latini, e visti i risultati delle ricerche scientifiche sembra proprio che avessero ragione. Grazie allo studio dell’Università di Pisa intitolato Train the brain (in italiano, “allena il cervello”), «è ormai scientificamente provato che il movimento, soprattutto nella sua versione più fisiologica come camminare, nuotare o andare in bicicletta, ha benefici enormi sul nostro sistema nervoso centrale – spiega Margherita Maffei, Dirigente di ricerca all’Istituto di Fisiologia Clinica del Cnr a Pisa – e a tutt’oggi rappresenta la terapia migliore per rallentare o per convivere con malattie degenerative come l’Alzheimer. Se per questa patologia, quindi, l’attività fisica rappresenta un trattamento efficace, non meno importante è la sua funzione nelle persone sane e giovani. Non per niente i colossi tecnologici della Silicon Valley garantiscono ai loro dipendenti spazi di movimento e di gioco, avendo riscontrato che questo migliora la loro prestazione lavorativa».
Oltre all’allenamento muscolare, che cosa è utile fare?
I cruciverba e altri giochi simili, oppure il sudoku, ma anche giochi da tavolo, di strategia o di memoria, sono un ottimo modo per tenere in forma i nostri neuroni divertendosi. Oppure ci sono esercizi di memoria, di logica, di calcolo, che ci possiamo abituare a svolgere fin da piccoli, abilità da affinare più si va avanti con gli anni, che possono essere estremamente utili anche nella vita quotidiana. Ma il cervello è implicato in tutto e lo utilizziamo sempre, anche in attività semplici come salire le scale o fare giardinaggio.
Le nuove tecnologie possono aiutare o sono di ostacolo nell’allenare la mente?
Ultimamente il bisogno di tenere a mente ciò che ci è utile è venuto un po’ a mancare con la diffusione degli smartphone, memoria mobile, leggera, esterna e relativamente economica che ci portiamo sempre dietro e a cui possiamo chiedere praticamente quasi tutto, dai numeri di telefono alla data di incoronazione di Carlo Magno o al compleanno di un amico. È certo molto comodo, ma quella parte del cervello che serviva a immagazzinare le informazioni e a processarle viene usata sempre meno. Un esempio sono i conti eseguiti a mente, da tempo un esercizio caduto in disuso, che i nostri nonni eseguivano senza problemi. Purtroppo non è raro incontrare persone, compresi studenti universitari, con gravi problemi a calcolare semplici percentuali. Fin troppo scontato è poi parlare dell’intelligenza spaziale, la capacità di orientarsi nei luoghi, una condizione cruciale per sopravvivere nella preistoria, ma ancora molto importante fino a pochi anni fa, prima che tutti delegassimo Google Maps a svolgere questo compito. E anche in questo caso grandi aree del cervello non si allenano più.
Ai non più giovanissimi cosa consiglia?
Il consiglio, valido per tutti, è quello di non far mancare mai stimoli al cervello, che è strutturato proprio per assimilarne sempre di nuovi. Leggere quello che ci piace, l’ascolto della musica, così come la visione di un film o di un’opera d’arte, sono mezzi formidabili per entrare in contatto con le intelligenze altrui e stimolare la nostra. Mantenere forme di socialità e curiosità verso gli altri esseri umani, godere del contatto con la natura o viaggiare, sono altrettanto importanti. “Sono troppo vecchio” è una frase che diciamo a volte a sproposito, negandoci un’esperienza, un’emozione o la bellezza dell’ignoto.