Francesca Martini arriva all’appuntamento che ci siamo dati alla sezione soci di cui è presidente. «Ci si vede al Coppone, tanto son sempre lì». E tutti, nella zona, chiamano “Coppone” il Centro*Empoli, vero e proprio monumento della città toscana, una delle patrie più antiche del movimento cooperativo. Francesca non mette tempo in mezzo e comincia subito a raccontarsi, mentre gli altri soci sistemano i libri del punto Bibliocoop o ne propongono altri, usati, per sostenere i progetti di Fondazione Meyer e Casa Marta.
Un aiuto per la spesa
«Sono cresciuta in una famiglia dove la cooperativa era intrinseca. Il mio babbo, per esempio, faceva parte di una cooperativa di vetrai e quando mi sono sposata, nel ‘73, siccome era nata l’Unicoop Firenze – dalla fusione di Unicoop Empoli con la Toscocoop di Sesto Fiorentino e la Coop Etruria di Bagno a Ripoli -, io e il mio marito si decise di fare anche noi la tessera di socio. Fu una bella emozione, perché ci dava il senso dell’indipendenza. Avere la tessera Coop voleva dire essere una famiglia che ce la poteva fare da sola. Eravamo figli di operai, tutt’e due lavoratori dipendenti, io impiegata e lui elettricista, ed avere anche il librettino di socio ci dava sicurezza. Perché con la Coop avevamo tante agevolazioni nel fare la spesa e si pensò che se ci si faceva a mettere qualcosa da parte, invece che alla banca si sarebbe messo alla cooperativa».
D’altronde, a Empoli, il movimento cooperativo ha una storia lunga e robusta. Negli anni ‘50 la Cooperativa del Popolo, fondata nel ‘44 per la vendita di prodotti alimentari, ha già oltre 9000 soci e, nel 1963, in via Ridolfi viene inaugurata la Supercoop, il primo supermercato realizzato in Toscana e una delle strutture più moderne per l’Italia dell’epoca.
Nozze d’oro per Francesca, socia dal 1973
Francesca sta quindi per festeggiare le sue nozze d’oro con l’Unicoop Firenze, anzi, precisa con un gran sorriso: «Ancora io non ci sono a cinquant’anni, perché a quei tempi, nel ‘73, la tessera di socio la faceva solo il capo famiglia. Ma un paio d’anni dopo la feci anch’io, c’erano delle belle offerte e conveniva averne due in famiglia, e poi glielo dissi al mio marito: “O perché tu ci devi stare solo te nella cooperativa e io no?”. E poi ho cominciato anche a fare attività nella sezione soci, perché la Coop, oltre ad aiutare le famiglie con i negozi di generi alimentari e non solo, è sempre stata un’organizzazione che ha permesso alla gente di socializzare e di emanciparsi culturalmente».
Lola, socia dal 1975
Con Lola Marini della sezione soci di Sesto Fiorentino ci parlo invece per telefono. Voce giovane e squillante, nonostante mi confessi di avere quasi 87 anni, ed è un fiume in piena nel raccontarmi la sua esperienza di vita: «Io ero fiorentina di città, sono arrivata a Sesto nel ‘70 e non avevo la minima idea di cosa fossero la Coop o le Case del Popolo, ma quando vidi quello che facevano all’Unione Operaia di Colonnata mi interessai subito a queste attività.
Sono socia Coop dal ‘75 e in tutti questi anni ho fatto tante iniziative, tanti corsi, tanta solidarietà, tante cene sociali. Il rapporto fra soci Coop è sempre stato una cosa bella, peccato che con la pandemia si sia un po’ interrotto. Io sono stata fra quelle che hanno pensato “La spesa insieme” per gli anziani; poi, siccome ero un’atleta e anche bagnina, accompagnavo le persone al mare durante le gite sociali a Igea Marina; ne ho fatto tante in tutta Italia e poi ho scritto due libri di poesie, con i ricavi delle vendite che sono andati al progetto “Il Cuore si scioglie”. La Coop per me è stata come una scuola e ho imparato tante di quelle cose e tanti di quegli aggettivi che non finirò mai di ringraziarla».