Puntuale ad autunno arriva l’annuale Rapporto Coop, che indaga su consumi e stili di vita, e l’Italia si scopre un Paese vulnerabile, con una classe media sempre più in difficoltà, una parte che rimane indietro (24 milioni che nel 2022 hanno sperimentato almeno un disagio) e una netta crescita dell’area della povertà vera e propria (+6 milioni nell’ultimo anno). Il 57% degli italiani è in difficoltà a pagare l’affitto e un italiano su tre, entro Natale, potrebbe non coprire più le spese delle utenze. Anche perché, complessivamente, è di 2300 euro la perdita media del potere d’acquisto delle famiglie italiane stimata per l’anno in corso.
Torna il clima da austerity sia per le grandi spese (non si comprano le auto, né gli elettrodomestici o i mobili, si rimanda a data da destinarsi l’acquisto della nuova casa e le prossime vacanze), sia per le piccole rinunce al superfluo di tutti i giorni, come bar e ristoranti, abbigliamento e intrattenimento fuori casa.
«Gli italiani – spiega Albino Russo, direttore generale di Ancc Coop – applicano una sorta di strategia delle 3R: ridurre gli sprechi, ridimensionare il superfluo e rimandare le spese non strettamente necessarie. Del resto si è capito purtroppo che l’inflazione non è una fiammata ma un incendio che ci metteremo un po’ a spegnere».
Perfino lavorare non basta più, visto che il lavoro è sempre più povero; nel rapporto fra costo della vita e stipendi medi, l’Italia è il fanalino di coda tra le economie europee.
Cibo, bene primario
Che strategia adotteranno gli italiani per affrontare questo scenario? «Intorno al 60% del campione affronta il futuro con consapevolezza e un punto fermo: il cibo come bene primario- afferma Maura Latini, amministratrice delegata Coop Italia -. Forse un’eredità della pandemia, su cui noi di Coop siamo d’accordo: il cibo non sarà mai una merce».
Dal Rapporto emerge che sono 24 milioni e mezzo gli italiani che, nonostante l’aumento dei prezzi, non sono disposti a scendere a compromessi nelle scelte alimentari: nei prossimi mesi prevedono di diminuire la quantità, ma non la qualità del loro cibo. Ritorna anche la voglia di cucinare sperimentata in lockdown; si passa più tempo nella preparazione dei pasti, ci si impegna a sperimentare nuovi piatti.
Nella ricerca si fa infatti riferimento alla tenuta dei consumi alimentari dell’era post Covid: i volumi di vendita hanno tenuto (+7,8% nel primo semestre 2022 rispetto al 2019), complici la lunga estate italiana, il ritorno del turismo straniero e la capacità della distribuzione moderna di imporsi sugli altri canali di vendita.
Il cibo a cui non si intende rinunciare vede nell’italianità e nella sostenibilità gli elementi imprescindibili. Così compaiono meno sulle tavole i prodotti etnici, le varie tipologie di “senza” (senza glutine eccetera) e i cibi pronti. Anche il bio pare subire una battuta d’arresto: la quota di italiani che segue questo stile alimentare è diminuita del 38%. Le stesse marche leader sembrano sacrificabili: rispetto al 2019 hanno registrato una contrazione della quota di mercato passando dal 14,9% al 13,1% del 2022, mentre la marca del distributore continua la sua avanzata, con una quota di mercato che quest’anno sfiora il 30% (+2,0 rispetto al 2019).
Marchio Coop? Sì, grazie
«Aver puntato sul prodotto a marchio, con la revisione di tutta la nostra offerta – spiega Marco Pedroni, presidente di Coop Italia -, è stata una scelta giusta e anche i primi dati di vendita ci confortano molto. Una strategia utile per dare risposte di qualità e di sostenibilità e per continuare a offrire prodotti buoni e accessibili. Perché le cooperative di consumatori hanno per loro natura il dovere di essere un presidio di garanzia di qualità a prezzi convenienti per tutti gli italiani, qualunque sia la loro condizione sociale».
Conferma Maura Latini: «I primi dati non solo ci danno ragione, ma riconfermano la straordinaria forza del nostro prodotto; nel segmento della colazione, il primo a essere stato rinnovato, abbiamo registrato nei primi due mesi di lancio (giugno/luglio) un incremento della quota di mercato del prodotto a marchio (a quantità) dell’8,3%, passando quindi dal 23,6% al 31,9%. Il potenziale di risparmio per le famiglie è considerevole».
Amore e ambiente
Di fronte al caos del mondo, ci confortiamo con un buon piatto caldo e ci accoccoliamo nella dimensione personale, su cui dirigere tutte le attenzioni: la salute, il benessere, gli affetti, l’amore. Guardando avanti, gli italiani vogliono fare ciò che davvero amano (lo afferma il 54% del campione), seguito dai propositi di mangiare meglio e mettersi a dieta (47%), rivendicare i propri diritti (44%), accettare anche le proprie imperfezioni (40%), curare l’aspetto esteriore (39%), stare con gli amici (38%).
Ma anche nella nostra comfort zone, stiamo in allerta. Il Rapporto Coop disegna un’Italia consapevole dei problemi che dovremo affrontare. Gli italiani, infatti, non minimizzano le tensioni economiche e sociali, ma pongono al primo posto delle loro preoccupazioni l’emergenza generata dalla crisi climatica. Il 38% ritiene che il prossimo accadimento epocale sarà dovuto proprio al cambiamento climatico, il 56% pensa che questa emergenza debba avere la massima priorità a livello nazionale e internazionale ed è ancora la preoccupazione ambientale ad avere il maggiore impatto sul loro stato d’animo: lo afferma il 39%, ben 11 punti percentuali in più rispetto ai timori generati dalla guerra in Ucraina.
Quindi la larga maggioranza del campione continua a mostrare comportamenti ecologicamente corretti e fa del non spreco la propria religione. «Nonostante la situazione densa di incognite e di pericoli, i temi ambientali non sono andati nel cassetto – dichiara Pedroni – e anzi sono ancora di più una priorità. E questo dà ragione alla strategia di aver puntato sulla sostenibilità ambientale dei prodotti a marchio Coop».