In Europa, l’etichetta di pesci e altri animali che vivono in acqua, comprese le alghe – merceologicamente considerate prodotto ittico – è definita dal Regolamento 1379/2013 che stabilisce le norme di informazione dirette ai consumatori e le diciture specifiche per i prodotti ittici, sia di acqua salata che dolce, trasformati e non trasformati, ma non per le preparazioni, come ad esempio spiedini, insalate di mare, prodotti panati.
Le informazioni obbligatorie sono la denominazione commerciale e scientifica della specie, lo stato fisico (fresco, surgelato, congelato), il metodo di produzione (cattura o allevamento) compresa la specifica degli attrezzi di cattura. Per i pescati d’acqua dolce deve essere indicato lo Stato di provenienza mentre per quelli d’acqua salata va specificata la zona Fao (acronimo di Food and Agricoltural Organization, l’organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione). Per congelati e surgelati bisogna specificare anche la percentuale di glassatura di ghiaccio.
Zone di mare
Tra le informazioni obbligatorie, due spiccano per l’importanza sulla qualità nutritiva del prodotto – se è frutto di allevamento o di pescato e la zona di provenienza, denominata zona Fao – e devono essere indicate in ogni tipo di vendita, nel pesce in scatola, nel surgelato e di pescheria.
L’Organizzazione per l’Alimentazione e l’Agricoltura ha diviso il mondo in zone assegnando a ciascuna un numero, che rappresenta porzioni di oceano, mare o acque dolci da cui proviene il pescato, d’allevamento o di cattura, sia che si tratti di pesci nostrani sia che provengano da Stati dell’Unione Europea o da Paesi extracomunitari. Questi numeri sono uno dei requisiti fondamentali per garantire la tracciabilità dei prodotti ittici; sulla base del numero indicato sulla confezione deve essere sempre possibile risalire al luogo di provenienza di ogni tipo di pescato.
Questa indicazione è obbligatoria dal 2002, ma poiché risultava difficile capire con immediatezza la zona indicata, dal 2014 è prevista, oltre al numero Fao, l’indicazione della zona per esteso, almeno per gli allevati o pescati in mare. Inoltre, per quanto riguarda le zone 27 (Atlantico nord-orientale) e 37 (Mediterraneo e Mar Nero) deve essere indicata, sempre per esteso, la sottozona e un’ulteriore definizione dell’area di cattura in termini comprensibili, anche in forma di cartina geografica o pittogramma.
Nonostante questo miglioramento, non si può dire che sia semplice la scelta del pesce sulla base della zona Fao, perché in realtà si tratta di macroaree, e per capire la qualità delle acque bisognerebbe essere parecchio ferrati in geografia e nelle caratteristiche ambientali dei territori. Tranquillizza che la Fao imponga ai Paesi produttori i controlli costanti delle acque, ma è innegabile che alcune zone riportano alla memoria gravi episodi di contaminazione, come lo tsunami che investì le coste del Giappone (Fao 61) provocando un incidente alla centrale nucleare di Fukushima.
Mediterraneo a zone
La zona Fao delle coste italiane è la 37, che indica la macroarea compresa tra il Mediterraneo e il Mar Nero, ed è a sua volta suddivisa in quattro sottozone. La sottozona 37.1 comprende il Mediterraneo occidentale, dalle Baleari (37.1.1), al Golfo del Leone (37.1.2) fino alla Sardegna (37.1.3) incluso il mar Tirreno. Tutto il Mediterraneo centrale è la sottozona 37.2, dal mar Adriatico (37.2.1) al mar Ionio (37.2.2). La Fao 37.3 individua il Mediterraneo orientale, con il mar Egeo e di Levante, mentre la 37.4 comprende il mar di Marmara, il Mar Nero e di Azov.
Pescato del’arcipelago toscano nei Coop.fi
Il Pat (Pescato Arcipelago Toscano) in vendita nei Coop.fi viene pescato esclusivamente nella sottozona 37.1.3, cioè nel tratto di mare compreso fra Bocca di Magra e il fosso di Capalbio.