Arriva a Firenze, anzi a Fiesole, e porta in scena un testo impegnativo, che parla di diritti e di genere, scritto per lei da Luana Rondinelli: «Era da tempo che volevamo fare una cosa insieme – spiega Valeria Solarino – e quest’opera scritta da Luana rispecchia esattamente quello che penso, lei ci ha messo parole che sento profondamente».
Solarino sarà al Teatro Romano di Fiesole venerdì 25 giugno: «È un palco bellissimo ed è bellissimo, finalmente, tornare in scena. All’“Estate Fiesolana” sono già stata con lo spettacolo di Baricco, tornare adesso in questa stagione di riapertura mi fa davvero felice. Da un lato perché vuol dire che le cose stanno andando meglio e questo mi rende più serena, dall’altro perché il rapporto con il pubblico in questi mesi mi è mancato molto. Devo dire che mi è mancato molto anche essere il pubblico, il rapporto con gli altri attori. Mi è capitato di vedere opere sul web o in streaming, c’è stata la tv, ma il teatro è un’altra cosa, è un rito che si fa insieme, è un respiro comune. Quindi posso dire che solo adesso finalmente torniamo a respirare».
Il ri-debutto, se così possiamo dire, con lo spettacolo Gerico Innocenza Rosa è impegnativo anche dal punto di vista dei temi affrontati?
È un testo forte, che parla di identità di genere, e molto attuale, perché tratta argomenti su cui si continua a dibattere. Con la rappresentazione teatrale possiamo contribuire ad affrontarli, usando le emozioni. Credo che sui diritti civili vadano utilizzate tutte le modalità: dai dibattiti agli incontri fino anche, appunto, al teatro. I diritti civili per me sono una questione di educazione; se tutti fossimo educati, forse non ci sarebbe bisogno delle leggi, per questo è importante parlarne, anche in modo empatico ed emotivo, come si può fare in teatro.
Valeria e il lockdown. Come lo ha affrontato e, se c’è una cosa che ha imparato dalla pandemia, qual è?
All’inizio l’ho vissuto con apprensione, soprattutto rispetto alla salute dei miei cari. Poi è subentrata la preoccupazione per quello che stava succedendo a tanti miei colleghi. Se io avevo appena finito di girare una serie tv e potevo concedermi di stare ferma qualche mese, pensavo alle grandi difficoltà economiche delle tantissime persone che contano le pose e i giorni in teatro per arrivare a fine mese.
Con il passare dei mesi mi sono trovata ad essere arrabbiata, per come è stata gestita la comunicazione e per alcune decisioni che sono state prese. Probabilmente ci sarebbero state comunque più ondate, ma credo che per limitare i danni ci fossero altre soluzioni e ritengo siano stati fatti diversi errori. Rispetto a quello che mi ha lasciato di positivo la pandemia, direi la necessità di approfondire. All’inizio consumavo informazioni, Tg, aggiornamenti, quasi con un fare bulimico.
Poi mi sono accorta che questo comportamento faceva aumentare l’ansia e ho iniziato a selezionare fonti e notizie, a scendere più in profondità con l’informazione, a gestirla con più consapevolezza. Ecco, questa voglia di approfondire continuo a portarmela dietro.
Ha da poco ripreso l’università. Come mai questa scelta e soprattutto cosa l’ha spinta a studiare filosofia?
Avevo interrotto l’università da ragazza, venti anni fa. In questi mesi ci ho pensato, mi sono informata e ho pensato che potevo farcela. Della filosofia mi piacciono i ragionamenti, perdersi nelle teorie e nella dialettica dei diversi filosofi, è una cosa che mi fa stare bene, avevo voglia di questo tipo di bellezza. Studiare per me è un modo per ricaricarmi quando non lavoro.
Un autore che l’ha colpita particolarmente?
Amo tutti i filosofi che sto studiando. Se devo fare una citazione, penso a Heidegger che diceva che un’opera d’arte è il dispiegamento dell’essere. Lui fa l’esempio del quadro di Van Gogh (Un paio di scarpe, ndr) e di tutto ciò che può evocare l’immagine di una scarpa: il mondo contadino, la terra, la fatica, il lavoro… Questo accade anche nel teatro, dove un’opera può far percepire l’essenza vera delle cose, e ogni volta che sali in scena ci sono tantissimi rimandi e tantissime sensazioni e suggestioni che arrivano allo spettatore, come vere e proprie rivelazioni.
L’estate di Fiesole
Al via il 21 giugno con “La Festa della Musica” la stagione 2021 dell’“Estate Fiesolana”, il più antico festival multidisciplinare all’aperto d’Italia, che si svolge ogni estate al Teatro Romano sulla collina di Fiesole, il primo teatro antico in Italia ad aver nuovamente accolto la tragedia classica, con la rappresentazione dell’Edipo Re il 20 aprile del 1911.
In cartellone per questa nuova ripartenza, dopo la chiusura dei teatri dovuta al Covid, il 23 giugno The Legend of Morricone, il 24 Le donne, i cavallier, l’arme e gli amori con Tullio Solenghi, il giorno seguente salirà su palco dell’Anfiteatro Valeria Solarino con Gerico Innocenzo Rosa.
Il mese di giugno si conclude con Arto Lindsay martedì 29 giugno e Vasco Brondi il giorno seguente.
Tutti gli appuntamenti, compresi quelli di luglio con le serate del teologo Vito Mancuso nel giardino di Villa Peyron, su www.estatefiesolana.it
Per i soci di Unicoop Firenze previsti sconti accessibili in prevendita o con acquisto dei biglietti nei Coop.fi.